Crisi infermieri: “In Liguria calo del 2%, ma sempre più giovani puntano alla libera professione”
- Postato il 10 settembre 2025
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- Di Il Vostro Giornale
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Liguria. Sempre meno giovani si iscrivono ai corsi di laurea in Infermieristica, e gli ospedali lottano contro la carenza di una figura professionale, quella dell’infermiere, tanto indispensabile quanto, troppo spesso, bistrattata.
La denuncia arriva dal sindacato Nursing Up, che sottolinea come a livello nazionale, dal 2010 al 2024, le iscrizioni si siano ridotte del 52%: da oltre 46mila a poco più di 21mila. In Liguria, regione più anziana d’Italia, i numeri sono fortunatamente meno drammatici rispetto ad altre regioni italiane, ma la preoccupazione è comunque tanta, soprattutto perché è ormai oggettivo che le nuove generazioni sembrano avere perso interesse nella professione.
Crisi infermieri, calano le iscrizioni a livello nazionale
“Prima di parlare di calo delle iscrizioni bisogna tenere conto che negli ultimi sette anni ogni anno è stato aumentato il numero di posti disponibili nei corsi di laurea – spiega Carmelo Gagliano, dirigente delle professioni sanitarie di Asl3 e presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Genova – li abbiamo fatti arrivare a oltre 20.000, numero che è andato in controtendenza rispetto al calo demografico e al numero inferiore di diplomati. È evidente che la forbice tra posti disponibili e iscrizioni si sia allargata”.
Il vero problema, dice ancora Gagliano, è il motivo per cui diminuiscono gli aspiranti infermieri: “I giovani italiani per fare l’infermiere chiedono di avere garanzie sullo sviluppo delle carriere in ospedale e per questo motivo guardano con diffidenza alla professione – spiega – i giovani laureati in ospedale sono quelli che presentano due indicatori importanti: il maggior numero di pubblicazioni su riviste del settore e la maggiore richiesta di partecipazione alla formazione post laurea”.
In Liguria l’Università fa la differenza
In Liguria, come detto, la situazione è meno drammatica che nel resto d’Italia: “Rispetto all’anno scorso abbiamo avuto una ridotta iscrizione pari a circa 20 posti sul totale, il che significa sostanzialmente il 2% in meno. Rispetto ai 450 posti disponibili ne abbiamo avuto 435, significa che c’è un interesse rispetto alla formazione e alla professione infermieristica. Questo anche perché in Liguria l’università offre tutti i livelli accademici di sviluppo di carriera e tutti i profili che devono essere inseguiti dai giovani”.
Una boccata d’ossigeno potrebbe arrivare alla fine del semestre filtro di Medicina. Circa 10.000 dei partecipanti alla prova selettiva hanno messo come seconda scelta infermieristica, il che significa che se non dovessero passare a Medicina e Chirurgia passerebbero a Infermieristica: “Ci aspettiamo 6-7.000 rientri a livello nazionale”.
Aumentano i giovani infermieri a partita iva
Oggi i giovani tentato due strategie diverse quando approcciano la professione di infermiere: puntare su un ente pubblico, se è una grande azienda che offre opportunità, o sull’esercizio della libera professione per confrontarsi con i mercato: “In Liguria abbiamo assistito a una modesta crescita, intorno al 12%, di infermieri che aprono partita iva e fanno i liberi professionisti – conferma Gagliano – e anche di giovani che abbandono le strutture private convenzionate per andare a lavorara nel pubblico”.
“Necessario il tirocinio retribuito”
Alla base delle scelte di carriera c’è ovviamente anche il fattore economico e di riconoscimento a livello professionale: “Un giovane infermiere che ha appena iniziato a lavorare arriva a guadagnare tra i 1.500 e i 1.600 euro al mese. A livello regionale chiediamo alle istituzioni un investimento nei giovani, riconoscendo la retribuzione del tirocinio – conclude Gagliano – in questo modo avvicineremmo i giovani alla professione. A livello nazionale è necessario equiparare la contrattualistica dell’attività infermieristica tra pubblico e privato. Ci vuole un contratto unico che venga declinato nelle regioni, e che preveda un riconoscimento e una retribuzione pari allo sviluppo di carriera. È ovvio che se per guadagnare 150 euro in più devo lavorare sabato, domenica, di notte e nei festivi non sono certamente incentivato a farlo”.