Crisi demografica: 13 mila nascite in meno nel 2025 (durante la Guerra si facevano più figli)
- Postato il 22 ottobre 2025
- Di Panorama
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L’Italia continua a invecchiare e a non fare figli. Nei primi sette mesi del 2025 le nascite sono crollate sotto la soglia delle 200 mila, fermandosi a 197.956: 13mila in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il tasso di fecondità medio è sceso a 1,13 figli per donna, il livello più basso mai registrato nella storia repubblicana. Durante la guerra mondiale, paradossalmente, nascevano quasi il doppio dei bambini. I dati Istat fotografano una crisi demografica senza precedenti. E mentre la popolazione invecchia rapidamente, si riducono anche le donne in età fertile, nate negli anni in cui la natalità aveva già cominciato a scendere. Una questione sociale, ma anche economica.
Crisi demografica in Italia: sono nati 13mila bambini in meno nell’ultimo anno
Una curva in caduta libera: dal 2023 al 2024 le nascite erano già diminuite di quasi diecimila unità, ma nel 2025 la contrazione accelera ancora (-6,3%). In dodici mesi si sono persi oltre 13 mila bambini, e la fecondità è scesa da 1,18 figli per donna nel 2024 a 1,13 nel 2025.
Guardando al passato i numeri sono impressionanti: nel 2008 si contavano oltre 576 mila nati vivi, oggi siamo a poco più di 360 mila su base annua. In meno di vent’anni l’Italia ha perso oltre 200 mila nascite, un terzo del totale.
Il primo figlio arriva sempre più tardi: nel 2024 le italiane sono diventate madri per la prima volta a 31,9 anni, contro i 28,1 del 1995. I secondi figli, infatti, continuano a diminuire: -2,9% nel 2024, -1,5% per i terzi o successivi. Il ciclo familiare si interrompe all’avvio.
Calo delle nascite ovunque tranne in montagna: Valle d’Aosta, Bolzano e Trento le uniche eccezioni
Il calo delle nascite riguarda tutto il Paese, ma con velocità diverse. Nel Mezzogiorno il crollo è più marcato (-7,2%), con punte e in Sardegna (-10,1%) e Abruzzo (-10,2%), regioni che un tempo erano bacini di natalità. Nel Centro si registra un -7,8%, mentre il Nord contiene la perdita al -5%. Ci sono tre eccezioni, in montagna: Valle d’Aosta (+5,5%), Bolzano (+1,9%) e Trento (+0,6%). Sono gli unici territori dove le nascite crescono leggermente. In queste province le politiche familiari sono più forti, i servizi per l’infanzia diffusi e la conciliazione lavoro-vita privata più accessibile.
Nel resto d’Italia, invece, il sistema resta fragile. L’età media delle madri sale a 32,6 anni (33,1 per le italiane), e la finestra fertile si riduce.Gli stipendi bassi, la precarietà e l’assenza di asili nido pubblici hanno la loro responsabilità.
Un contributo importante arriva dalle famiglie straniere, che rappresentano oggi il 21,8% delle nascite: oltre 80 mila bambini. Senza di loro, la curva sarebbe crollata ben sotto le 350 mila unità. Tuttavia, anche tra le madri immigrate la fecondità è in calo: da 2,3 figli nel 2010 a 1,79 nel 2025. Un segnale che la crisi è strutturale e coinvolge tutti, italiani e stranieri.