Cosenza Calcio, Antonio Buscè aspetta i rinforzi

  • Postato il 29 dicembre 2025
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Cosenza Calcio, Antonio Buscè aspetta i rinforzi

Intervista di fine anno all’allenatore del Cosenza Calcio Antonio Buscè, il punto sui rinforzi del mercato invernale


COSENZA –  Una chiacchierata “festiva” con Antonio Buscè è anche l’occasione buona per sbirciare dieci minuti di allenamento e vedere quanto lavoro c’è nell’ impostare un paio di schemi offensivi contro una squadra che si difende bassa, come potrebbe essere il Monopoli alla ripresa del campionato.

Interessante, come sempre, assistere agli allenamenti. Finito il lavoro in campo il mister si rende disponibile allo scambio di battute sulla sua avventura alla guida del Cosenza  calcio.

Buongiorno, il dato che molti giornalisti non partecipano alle sue conferenze stampa non vuole essere ovviamente una mancanza di rispetto nei suoi confronti,  anzi apprezziamo molto il lavoro che sta facendo. Ci racconti come è arrivato il contato ol Cosenza e se era a conoscenza della situazione che si viveva da queste parti.

«Sinceramente aspettavo anche una piazza con lo scalino più alto e mi ero messo un po’ l’animo in pace a stare fermo. C’era questo Cosenza che si sentiva ogni tanto si leggeva qualche notizia, di tutto mi informava mia moglie. Lei mi diceva: guarda sei consapevole se ti dovesse chiamare il Cosenza dove vai? Tanti problemi tra tifosi,  istituzioni e proprietà.
Rispondevo con tranquillità:  “Tu lo sai che in mezzo al casino io mi sguazzo mi sento a casa perché il casino fa per me. Non è che tutte le volte che ho allenato io ho trovato il tappeto rosso, anzi per le poche esperienze che ho, ho sempre trovato delle situazioni abbastanza difficili.

Tanto, schiena dritta e testa alta, e ricordati bene da dove arrivo io. Vent’anni di cultura che io ho del calcio è un bagaglio importante quindi io posso andare anche in Ucraina”. Effettivamente ho visto e percepito tutto quello che c’era qua a Cosenza quando sono arrivato.
La chiamata l’ho avuta il 12 di luglio che era a casa la mia mamma e praticamente ero convinto di non partire. Il 12 mattina verso l’11,30 mi chiama il mio procuratore mi dice; “guarda ti chiamerà al direttore del Cosenza, era Lupo, perché vuole fare una chiacchierata con te” e poi da lì è partita  l’avventura con il Cosenza»

Quindi quello che ha trovato è quello che ti aspettavi? 

«Sai, a volte leggi notizie e ti fai magari mille pensieri.  Io sono arrivato e ho trovato tutto come mi aspettavo.  Mi sono detto:  bisogna solo fare una cosa allenare e basta. Vedevo che c’erano elementi importanti in questa squadra, ma la problematica versa consisteva nel fatto che la maggior parte dei giocatori  voleva andare via». 

Questo è stato il suo capolavoro mettere tutti in condizioni di accettare l’idea Cosenza.

«Ora è facile, un po’ i risultati, la squadra dove sitrova in classifica e  cosa sta facendo. Questa  dei giocatori che volevano mollare è stata l’unica situazione in cui ho pensato questo è un disastro. Ho messo da parte il mio lavoro, nei venti giorni di ritiro a Lorica non ho allenato, mi chiamavo singolarmente i ragazzi e parlavo con loro.
Perché il problema non è lo stesso di uno che è fuori rosa e rompe i coglioni, la questione è  quando uno non vuole restare in un posto è la parte più difficile, convincere un giocatore e mettere da parte il mio lavoro, perché è inutile allenare ragazzi che non vogliono stare e vogliono andare via prima possibile.

Prima di iniziare una minima esercitazione devi fargli capire che il calcio è anche un lavoro diverso da tutti e che la retrocessione lascia pensieri negativi ma si può recuperare. 
La mia bravura, assieme allo staff, è stata è stato proprio curare la parte mentale di questi ragazzi, bisognava trovare la mela giusta affinché poi tutte le altre iniziavano ad aggrapparsi. In questo ho trovato Caporale e qualche altro “vecchietto”».  

È stato bravo visto che poi la squadra, superate le prime partite. quando era ancora fortemente incompleta, poi si è formata con una idea di gioco grazie anche all’arrivo di Langella e il ritorno di Ricciardi. C’è stato un momento in cui ha pensato che questa squadra potesse fare di più di quello che ha fatto? 

«La prima partita ufficiale in Coppa Italia, ho visto una squadra dove aveva voglia di fare nonostante le difficoltà. Quando c’è la partita ufficiale di rendi conto un po’ dove questi ragazzi vogliono arrivare. Quella partita ha dato un po’ alla scossa, la percezione di cosa vogliono fare, ma c’è bisogno di trascinarli perché alle prime difficoltà   ho visto praticamente la loro testa smontarsi, come un ritornare ai vecchi tempi.

Uniamoci e cerchiamo di fare il meglio possibile io e voi assieme e stiamo lontani da tutte le problematiche che non ci interessano, ho detto. È stato un grande lavoro insieme al mio staff, siamo tutti e quattro ex Empoli con la cultura di aspettare di sbagliare e ricominciare».

Si  può dire che fino a oggi è stato è stato un  percorso virtuoso con una sola macchia?

«So a cosa si riferisce. Purtroppo sono quelle situazioni dove  non devi mai perdere l’equilibrio, perché il calcio è tremendo. La partita col Foggia è stata la partita dove ancora qualcuno si rammarica. È un fatto di mentalità, quando la partita non la puoi vincere e manca un minuto non la devo perdere, perché un punto alla fine può fare la differenza di una stagione. Questo girone è il più tosto della serie C».                  

Mi dica una cosa, com’è il solo rapporto con il presidente Guarascio? 

«Ci siamo visti una ventina di volte a cena. Da Lorica gli parlo in maniera trasparente tant’è vero che lui mi ha detto: “Mister ma nessun allenatore ma ha mai parlato in questo modo”.  Non manco mai rispetto, cerco di far capire tante cose ma dico sempre quello che penso.
Nella vita e in qualsiasi lavoro ognuno la pensa a modo suo, ma ci deve essere un denominatore in comune, una linea guida e fare le cose in un certo modo.
So il lavoro che faccio senza mancare di rispetto ai ruoli, perché per me la parola rispetto va oltre tutto.

Ho scelto di fare l’allenatore perché so che posso fare qualcosa di importante, ma devo imparare tutti i giorni dal presidente dall’addetto stampa dal direttore dai miei giocatori dal mio staff dal magazziniere perché quello che magari io non vedo, qualcun altro vede, ecco perché mi piace avere un dialogo sereno trasparente e ogni volta coerente»

In conferenza stampa è stato diretto sulle necessità della squadra e sulla disponibilità del presidente. Conferma?

«Ho sentito entusiasmo. Vedo che ha intenzione di fare un qualcosa di importante per la squadra. Sui futuri innesti in squadra sono molto fiducioso. So che stanno lavorando i direttori Roma e Gualtieri».

Numericamente quanti nuovo innesti si aspetta?

«Abbiamo subito infortuni gravissimi e la rosa In alcuni ruoli è deficitaria. Cannavò sta facendo il terzino basso, un ruolo importante per il nostro sistema di gioco.   Grande disponibilità di Kevin (Cannavò ndr).  C’è bisogno di far rifiutare qualche giocatore»

Quindi sostituire gli infortunati? I nuovi che stanno arrivando, Ciotti e Emmauso, sono giocatori che le stanno bene?

«Uno l’ho allenato a Vibo  e se dovesse succedere che arrivi Ciotti sarà un valore aggiunto a questa squadra, a questo gruppo, se dovesse succedere che arriva Emmausso,  un giocatore che in questo girone ha fatto sempre gol e sotto quell’aspetto è una garanzia.

Devono venire con  la bava alla bocca, deve venire a Cosenza gente che deve fare le buche per terra durante la settimana perché poi la domenica è la conseguenza e noi abbiamo bisogno di questa gente. Numericamente servono quattro o cinque elementi». 

Nel mondo del calcio gode di una buona nomea, non pensa che la serie C le stia stretta?

«Io devo fare la mia gavetta come ho fatto da giocatore dal calcio, Ognuno deve avere i suoi tempi, questo è il secondo anno di legapro, l’anno scorso a Rimini I due giocatori potrebbero essere già oggi a Cosenza e allenarsi col gruppo.
Si aspetta solo il nulla osta dalle due società ndr). Non mi faccio problemi perché so che lavoro faccio io, quel valore che posso dare a tutti quelli gravitano attorno a me. Devo crescere, devo imparare però le spalle c’è tanta roba di anni da calciatore, da allenatore. Ho uno staff importante e con loro ogni c’è un confronto.
Se tu pensi che la serie C è un po’ stretta per me, ti rispondo che per me questa è un trampolino di lancio perché cerco di arrivare più alto possibile».

Normale, cosa chiede a questo 2026 che sta arrivando? 

«Mi aspetto tanta roba sotto tutti i punti di vista. Dico sempre che il girone di ritorno è un campionato a parte, perché ogni partita che passa è una partita in meno e non c’è più tempo per recuperare. Si vedranno partite più sporche, magari andremo a giocare dove ci saranno situazioni squadre in difficoltà di classifica e quel punto lì fanno la partita della vita».  

Lei sa perfettamente che nonostante sugli spalti casalinghi non vede i tifosi,  gode dell’affetto e della passione dei cosentini

«Questo l’ho percepito sin dall’inizio anche se mi sentivo dire mister che qui c’è l’inferno, c’è la guerra. Però vedevo nel viso delle persone, negli occhi, emozioni quando parlano del Cosenza. L’altra sera ad Aiello Calabro, dove c’è il presepe vivente, mi hanno fermato tante persone e percepisci veramente l’affetto che viene dall’anima di questa gente. 
E’ uno sconforto vedere il Marulla mi fa dispiacere perché sarebbe veramente una cosa stupenda vedere il  Marulla con 10 o 15mila persone sostenere questi ragazzi».

Buon Anno e in bocca al lupo per tutto

«Grazie viva il lupo. Buon Anno a tutti»

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