Cosa c’è nella testa di un medico che cerca di fregare sulle visite?
- Postato il 16 luglio 2025
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- Di Quotidiano del Sud
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Il Quotidiano del Sud
Cosa c’è nella testa di un medico che cerca di fregare sulle visite?
Può accadere, nel 2025, che un medico (anzi, sette) venga scoperto a “fregare” sulle visite l’azienda che lo paga 6/8 mila euro al mese?
SI può accettare una situazione del genere? Può accadere, nel 2025, che sette medici di un importante ospedale calabrese vengano scoperti con le mani nella marmellata, impegnati a “fregare” l’azienda che li paga 6/8 mila euro al mese (LEGGI LA NOTIZIA)? E non si tratta di qualche errore, di noncuranza, di sbadataggine. Qui è venuto alla luce un vero e proprio sistema truffaldino che coinvolgeva anche infermieri e amministrativi e aveva trasformato alcune strutture ospedaliere pubbliche in veri e propri studi medici privati dove non si paga l’affitto e dove tutto, dai lettini alla corrente elettrica, dai macchinari ai farmaci, è a carico del Sistema sanitario nazionale.
Come se non bastasse (siamo in Italia e ci vuole sempre il lato comico) c’è il medico specialista nell’antidoping che “dopava” i rimborsi spese e arrivava persino a truccare i conti degli alberghi di poche decine di euro. E c’è anche il pos sempre rotto: “Le visite del medico, cara signora, dovrebbe pagarla in contanti. Se vuole c’è il bancomat appena girato l’angolo”. Chissà cosa rispondevano se uno chiedeva regolare fattura. Vien fatto di chiedersi: ma questi professionisti come trovavano il coraggio di guardarsi in faccia tra di loro, come avevano trovato la forza di spiegare il loro progetto criminale (mi spiace, si chiama così) agli infermieri, alle segretarie o agli amministrativi necessari a far funzionare il sistema? “Senti, ci sarebbe da guadagnare un po’ di soldini, basta far finta di… basta truccare il sistema informatico..”. Perché il trucco era più o meno il seguente: le 50 visite effettuata in questa strana “intramoenia” poco pubblica e molto privata dovevano diventare quattro o cinque, in modo che non figurassero le altre, quelle per le quali i poveri pazienti avevano sborsato cartamoneta in ragione di un centinaio di euro a botta.
Che cosa erode la testa e il cuore di un medico (sicuramente provetto) per far sì che il suo rapporto con la medicina, i pazienti, la struttura pubblica che lo paga diventi così esclusivamente mercantile da portarlo a organizzare una faccenda tanto triste e pericolosa anche per il suo futuro? Qualcuno ti ha spiegato che se non guadagni almeno 10/15mila euro al mese sei un poveraccio? Ma quando studiavi (e sudavi) all’Università, qualche ideale almeno ce l’avevi o già allora pensavi solo a quanti soldi avresti dovuto fare per considerarti appagato e soddisfatto?
Questa storia me ne fa venire in mente un’altra dei primi anni 80, quando ero un giovane cronista all’Unità di Genova. Una storia troppo simile a questa che ci fa pensare, purtroppo, a come molte cose sono rimaste le stesse. Eccola in breve. Venni a sapere che un famoso gastroenterologo universitario che lavorava nella struttura pubblica, aveva messo su un sistema per dirottare pazienti nel suo studio privato. Così provai a telefonare al numero del reparto ospedaliero e mi rispose un infermiere a cui spiegai (sic) di aver trovato del sangue nelle feci. Mi rispose, con voce preoccupata che era necessaria una visita abbastanza in fretta. Chiesi se poteva prendermi un appuntamento in ospedale (allora non c’era il Cup). Rispose che per le visite ambulatoriale del medico ci volevano quattro mesi ma che, se volevo, “il professore può riceverla dopodomani a Villa…”. Ovviamente dissi che andava bene e chiesi il prezzo: “Sono 150mila lire”, rispose lui. “Accidenti – dissi io – una bella cifra…”. E l’infermiere: “Cosa vuole che siano 150mila lire per la salute”.
La telefonata era registrata e quella frase divenne il titolo. Il professore passò qualche guaio, ma, evidentemente, la stirpe dei medici che pensano troppo ai soldi e poco al resto, non si è estinta. Cinquant’anni dopo, cambia la regione e cambiano gli ospedali, ma gli sporchi trucchi sono gli stessi. Dalla Regione (il presidente Occhiuto, indagato per altre cose, preferisce il silenzio) arriva la presa di posizione della Consigliera Pasqualina Straface che la butta in politica e in polemica contro il Pd che ha attaccato il commissario. Mi spiace, ma non è il tempo di liti politiche tra maggioranza e opposizione. Questa storia fa schifo da qualunque parte la si guardi. Una storia che evidenza la pochezza strutturale e morale di alcuni (speriamo pochi) di quelli (medici, infermieri, funzionari) che stanno alla base della nostra sanità. Forse, ci vorrebbe una riflessione comune sulla cultura del soldo che porta “stimabili” professionisti a combinare questi pasticci. E forse, ci sarebbe da chiedersi perché il cittadino (ormai sfiduciato) si fa fregare, paga quello che non dovrebbe pagare al medico del sistema pubblico, non pensa a denunciare e, poi, tra sé e sé ripete: “Andare dai carabinieri? A cosa serve?… Tanto fanno tutti così”.
Il Quotidiano del Sud.
Cosa c’è nella testa di un medico che cerca di fregare sulle visite?