Corteo femminista a Cosenza: «Non c’è niente da festeggiare»
- Postato il 9 marzo 2025
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- Di Quotidiano del Sud
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Il Quotidiano del Sud
Corteo femminista a Cosenza: «Non c’è niente da festeggiare»
Il corteo delle attiviste contro precariato e patriarcato. Le volontarie del Cav Lanzino: nel 2024 accolte 79 donne
FRANCESCA, 24 anni, laureata e precaria. È l’identikit delle tante cosentine che sabato 8 marzo sono scese in piazza per rivendicare maggiori diritti. Sono le femministe del nuovo millennio che alle mimose preferiscono il lavoro, l’eguaglianza salariale e un maggior numero di asili nido.
LE ATTIVISTE AL CORTEO
«Lavoro da quando avevo diciotto anni, per mantenermi e non pesare sulla famiglia, ma il mercato – ha raccontato Francesca – offre solo lavori precari, in nero o sottopagati. Dopo la laurea ho aperto anche la partita iva ma ogni forma di lavoro che mi è stato offerto è instabile, a progetto e retribuito a singhiozzo. Il precariato diventa la normalità ed è avvilente perché non hai mai la prospettiva di riuscire a progettare il futuro, non sai se puoi affittare una casa e neanche, più banalmente, se puoi fare la benzina alla macchina che comunque ti serve per lavorare». Andare via? «Mi spaventa, perché fuori il precariato sarebbe ancora più complicato – ha poi aggiunto Francesca – perché qui c’è un cuscinetto, una famiglia, una rete sociale che ti consente di sopravvivere. Al Nord sarebbe anche peggio perché dovrei scegliere tra mangiare o pagare l’affitto».
“NIENTE DA FESTEGGIARE” LO SLOGAN FEM.IN
“Niente da festeggiare” è lo slogan che il gruppo di attiviste cosentine Fem.In ha portato in piazza per le donne. Una manifestazione che ha raccolto l’adesione di numerose associazioni cittadine. «Abbiamo deciso – ha detto Vittoria Morrone, attivista Fem.In – di portare in piazza quelle che sono le emergenze. In questa città mancano spazi, spazi che siano abitativi, inclusivi e di aggregazione. C’è una riduzione degli spazi pubblici a scapito dei diritti delle persone, per esempio mancano gli asili nido, ospedali adeguati e consultori, servizi sempre più privatizzati. Noi siamo stufe di questo modo di amministrare. La nostra classe politica, sia di destra sia di sinistra, che ha governato questo territorio non ha avuto interesse per i cittadini. Rivendichiamo una città più vivibile».
AL CORTEO ANCHE LE VOLONTARIE DEL CENTRO LANZINO
Al corteo, che ha sfilato per le vie centrali della città tra cori e fumogeni, hanno partecipato anche le volontarie del Centro antiviolenza Roberta Lanzino a rischio sfratto perché l’immobile che da dodici anni ospita il Cav è di proprietà della Regione Calabria e sarebbe destinato a lavori di ristrutturazione. «Per ora siamo ancora nella nostra sede, ma – ha spiegato Roberta Attanasio, presidente del Centro Anti Violenza Roberta Lanzino – stiamo aspettando una decisione definitiva da parte della Regione». Fermare le attività è impensabile: il Cav Roberta Lanzino nel 2024 ha accolto settantanove donne (68 italiane e 11 straniere), quarantenni per la maggior parte. Di queste, trenta hanno reddito sufficiente a mantenersi e trentasette hanno figli minori. Nella quasi totalità dei casi hanno subito violenza dal partner o dall’ex compagno. Solo trentanove hanno denunciato le violenze subite.
«Siamo preoccupate – ha aggiunto la presidente Attanasio – perché i numeri sono sconfortanti e ci dicono che non possiamo fermare le attività, non possiamo abbandonare il presidio che è diventato punto di riferimento per molte donne. Oggi siamo qui perché noi non possiamo perdere nessuna manifestazione a sostegno delle donne. Ci unisce alle Fem.In la lotta per la riconquista degli spazi che devono continuare a rimanere avamposti di cultura e legalità, come consultori, asili. Noi facciamo un lavoro impegnativo con le donne per sottrarle alla violenza, ma se poi non hanno un alloggio, un lavoro, una rete sociale di supporto, tutto diventa più complesso e il percorso di autonomia non arriva alla sua conclusione».
Il Quotidiano del Sud.
Corteo femminista a Cosenza: «Non c’è niente da festeggiare»