Consiglio Europeo: Meloni dribbla l’Aula. L’ira dell’opposizione
- Postato il 5 marzo 2025
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Il Quotidiano del Sud
Consiglio Europeo: Meloni dribbla l’Aula. L’ira dell’opposizione
Giorgia Meloni non riferirà in aula al Senato prima del Consiglio europeo: sarebbe infastidita dall’ennesima mossa di Salvini di invocare Trump e dire no alle mosse di Macron e Von der Leyen. Pd e Cinquestelle: vuole nascondere le divisioni della maggioranza
A metà pomeriggio viene diffusa la notizia che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni non riferirà in aula al Senato prima del Consiglio europeo straordinario convocato per domani che fra le altre cose dovrebbe occuparsi del conflitto fra Russia e Ucraina, delle mosse di Trump, di un piano di pace che stenta a decollare e soprattutto del nuovo strumento che regolamenta il riarmo.
Così prima di volare a Bruxelles Meloni non si presenterà in aula e non informerà il Parlamento, come avviene tradizionalmente prima di ogni vertice europeo. Un’assenza che diventa un caso.
Le opposizioni non ci stanno e protestano, a margine della conferenza dei capigruppo del Senato. Il più lesto è il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia: «La decisione di non esserci ci dispiace molto. Siamo preoccupati. Sono settimane che chiediamo che venga a riferire in Parlamento, dal caso Almasri al fatto che vengano spiati giornalisti e ong, ma ha sempre rifiutato». Rincara la dose il capogruppo dei 5Stelle, Stefano Patuanelli: «Il fatto è che la maggioranza è divisa». Dall’altra parte la maggioranza scende in campo a difesa della premier.
Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento, respinge tutte le accuse che vengono rivolto alla premier da parte di Pd, Cinquestelle e Avs: «La presidente del Consiglio non fugge da nulla, né dal parlamento. Le sue presenze sono in linea con quelle degli altri presidenti del Consiglio, anzi di più. Meloni lavora h24 per rappresentare e tutelare l’Italia in un contesto molto difficile in grande evoluzione. Non mi aspetto collaborazione o comprensione dalle opposizioni. Abbiamo accolto la richiesta delle opposizioni sia alla Camera che al Senato di individuare dei premier question time. La presidente del Consiglio sarà nei prossimi quattro mesi sei volte in parlamento: il 18 e il 19 sarà qui a fare le comunicazioni in vista del Consiglio europeo. In quell’occasione ci sarà tutto il tempo di discutere anche della situazione internazionale».
Parole che non soddisfano i partiti che occupano l’emiciclo sinistro del Parlamento. «Tutte le opposizioni, insiste ancora Boccia, hanno chiesto che Meloni venga in Aula prima di questo Consiglio straordinario del 6 marzo, ma ci hanno detto che non è nella condizione di venire e questo ci dispiace molto.Siamo molto preoccupati perché avremmo voluto capire prima di questo Consiglio straordinario quale sia la posizione del presidente del Consiglio sulla collocazione internazionale del nostro paese, sulla difesa comune, sull’Ucraina, sui dazi e in generale sull’Europa».
In questo contesto il titolo di giornata diventa: Meloni fugge dal Parlamento. Il sospetto è che dietro questa decisione ci sia la necessità da parte della premier di non far sapere all’esterno che la maggioranza è di fatto divisa su Trump, esercito europeo, riarmo, postura da tenere sull’ipotesi di pace in Ucraina. Meloni. D’altro canto, nel corso di un’informativa sarebbero intervenuti gli esponenti della Lega che in questo momento non è allineata a Fratelli d’Italia e a Forza Italia.
Raccontano che l’inquilina di Palazzo Chigi sarebbe particolarmente infastidita dall’ennesima mossa del leghista Salvini di invocare Trump e soprattutto di dire no alle mosse di Macron e di Ursula von der Leyen. E che il medesimo fastidio serpeggi all’interno di Forza Italia, unico fra i partiti che compongono la maggioranza a sedere nel gruppo del Ppe. L’azione di Salvini all’interno della Lega viene spiegata in un solo modo: occupare la destra di Meloni per provare a risalire nei sondaggi. Inoltre, come sussurra un parlamentare leghista ma critico: «C’è il congresso alle porte e Matteo ha bisogno di rilegittimare la sua leadership».
Non è un caso se anche nella giornata di ieri il leader della Lega batta lo stesso tasto. Dicendo no al piano di 800 miliardi di Ursula von der Leyen per riarmare l’Europa: «Spero che sia sbagliato quello che ho letto», ricordando quello che «non abbiamo potuto fare in questi anni per investire in sanità, in educazione e sostegno alle imprese e alle famiglie. È la via maestra per sostenere e lasciare i nostri figli in un continente in pace?».
Un Salvini in modalità Trump del Belpaese, che si mostra euroscettico ed esalta l’interesse nazionale: «Se mi chiedono se per me prevale l’interesse europeo o quello nazionale, fatto salvo che in un mondo ideale dovrebbero coincidere, rispondo che per me prevale quello italiano. Oggi pomeriggio vado nel mio ufficio e sto trattando con la commissione europea sui balneari e sulle spiagge». Il no è, va da sé, esteso all’esercito comune europeo, oggetto di dibattito fra gli Stati che compongono la Ue: «Mi tengo stretto la marina militare italiana» risponde piccato.
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