Convegno su via d’Amelio spostato da Palermo a Roma: care Colosimo e Meloni, l’imbarazzo vi seguirà ovunque
- Postato il 8 luglio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Ma davvero le super sorelle d’Italia, Chiara Colosimo e Giorgia Meloni, vogliono farci credere che il repentino trasferimento da Palermo a Roma del convegno già organizzato per il 19 luglio, anniversario della strage di Via D’Amelio, dipenda dalla comodità dei relatori e non piuttosto dall’imbarazzo crescente nel partito per l’inchiesta giudiziaria che, per ora, coinvolge il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno e l’assessora regionale, Elvira Amata, entrambe figure di spicco della galassia meloniana?
Perché a leggere i comunicati del partito, che sono stati ripresi da diverse testate giornalistiche negli scorsi giorni, questo si ricava: nel giorno più caro alla poetica meloniana, il giorno nel quale la tradizione orale imposta dalla leader e mandata a memoria da stuoli di commentatori fonda la promessa irrevocabile di impegno per lo Stato di Giorgia&Chiara, novelle Frodo&Sam, il 19 luglio appunto, il cerimoniale fiammeggiante che avrebbe imposto a tutto lo stato maggiore del partito di recarsi financo a piedi a Palermo avrebbe ceduto il passo ad un riguardo per nulla ardito alle agende degli illustri relatori. Palermo? Troppo lontana, diamine! Meglio Roma. Indubbiamente.
Pare che dal sito dell’hotel San Paolo Palace di Palermo siano state cancellate all’istante le grafiche che anticipavano il lieto evento commemorativo, che avrebbe dovuto riflettere anche sui “valori sui quali si fonda la Nazione”. E qui l’interesse in effetti si accende. Perché uno sprovveduto cittadino italiano potrebbe ingenuamente pensare che i “valori sui quali si fonda la Nazione” siano quelli sanciti dalla Costituzione repubblicana del 1948, e invece chissà a quali altri stessero pensando i dirigenti meloniani per il convegno dedicato a Borsellino? Forse a quelli molto più recentemente sanciti dallo spot di Ferrovie dello Stato che ha ricordato agli italiani di essere un popolo di “ferro”! Pronto a marciare compatto verso il 5% di spesa militare (segretata per di più!).
Immagino il disappunto delle sorelle “ri-nate” il 19 luglio del 1992 verso questa magistratura che insiste nel non allinearsi alla volontà del governo e che, così come si ostina a far prevalere il diritto sulle politiche segregazioniste in tema di migranti, non trova il modo per soprassedere su una indagine per corruzione e peculato, in ossequio ad iniziative tanto importanti per la rinascente Italia meloniana.
Immagino lo sconcerto della presidente Colosimo, che con tanta cura avrà architettato la sequenza di iniziative verso il 19 luglio, cominciata il 30 giugno con l’esposizione a Montecitorio della borsa semicarbonizzata appartenuta al giudice Borsellino, e che si ritrova oggi a dover fare i conti con pacchi di intercettazioni consegnati all’autorità giudiziaria di Palermo dalla Guardia di Finanza, che nulla hanno a che fare con quegli altri “pacchi” di intercettazioni provvidenzialmente trovati negli scorsi giorni sempre dalla Guardia di Finanza e consegnati all’autorità giudiziaria di Caltanissetta: pacchi ingialliti, coperti di polvere e ancora con i sigilli del 1992 del fantomatico dossier “mafia-appalti”. “Pacchi” contro “pacchi” che si candidano a rovinare la festa.
Ma l’imbarazzo non si risolve con questa ritirata strategica su Roma. L’imbarazzo vi seguirà ovunque ed è un imbarazzo che c’entra relativamente con l’inchiesta di Palermo sul presunto uso clientelare di denari e risorse pubbliche, perché c’entra assai di più con la contraddizione tra l’eredità morale di Paolo Borsellino e le vostre politiche che premiano i più furbi con l’impunità, che mortificano la magistratura nella sua indipendenza e nella sua efficacia, che criminalizzano il dissenso, che umiliano l’umanità incarcerata e trattenuta, che imbavagliano l’informazione, che da un lato assecondano il disprezzo verso chi ha dedicato la vita alla giustizia e dall’altro assecondano l’esaltazione verso chi invece è andato a braccetto con la mafia.
Ritiratevi pure nei rassicuranti palazzi romani, ma l’imbarazzo vi seguirà senza darvi pace, perché infine sarà insuperabile la contraddizione tra la memoria delle vite di tutti coloro che in decenni tragici per l’Italia hanno ostacolato con rigore e professionalità il sistematico lavoro eversivo dell’ordine repubblicano e la strumentalizzazione oscena che cercate di fare di una soltanto di queste vite, quella di Paolo Borsellino, separandola da quelle di tutti gli altri. Come se fosse possibile un Borsellino senza un Falcone, senza un Rizzotto, senza un La Torre, senza un Impastato, senza un Terranova.
A nessuno di noi, giovani del 1992, sarebbe mai venuto in mente in mente di separare Falcone da Borsellino ed è proprio per questo che tutti noi, “ri-nati” nel 1992 come ci insegnò a dire Rita Borsellino, abbiamo potuto trovare nel sacrificio di alcuni il dramma di un Paese intero a cui per troppo tempo erano state negate libertà, verità e giustizia da un potere criminale, nero di fascismo antidemocratico, che è precisamente quanto voi invece cercate di far dimenticare, provando ad appendervi ad una figura assolutoria, sciolta dal contesto che la spiega.
Ma io sono certo che alzando gli occhi a quel cielo che dite vi sia caro, vedremmo Paolo Borsellino tenere per mano i morti di Portella della Ginestra, di piazza Fontana, di Piazza della Loggia, di Ustica, di Bologna… di Firenze e di Milano.
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