"Conte resta inaffidabile": la minoranza dem gode

  • Postato il 28 settembre 2024
  • Di Libero Quotidiano
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"Conte resta inaffidabile": la minoranza dem gode

Più che delusione, il sentimento più diffuso, tra i democratici, è lo scetticismo di chi assiste all'ennesima prova di inaffidabilità o slealtà: «Sono i soliti», si dice. Una consapevolezza questa volta resa più amara dalla sorpresa per uno strappo, quello sulla Rai, che non era stato messo in conto. Erano giorni, si lamentano al Nazareno, che si era concordata un'altra linea, quella di non partecipare al voto. «Sono assetati di poltrone, questa è la verità», si lascia scappare, in camera caritatis, un dirigente dem, a proposito del M5S. Ma se, dalle parti della maggioranza, c'è più che altro amarezza, chi gode è la minoranza dem, che da sempre ha subìto, più che voluto, quest'alleanza. Sono quelli che, da mesi, hanno nel mirino i tentennamenti dei pentastellati sulla politica estera, dall'Ucraina alle elezioni Usa, le Cassandre che avvertono il quartier generale dem sui rischi di un'alleanza priva di una visione comune sulle questioni internazionali. Quelli per cui «non si può fare gli equilibristi tra Trump e Harris». Se non altro, è il ragionamento che si fa a quelle parti, «adesso basta sconti», basta porgere l'altra guancia e fare sempre quelli che incassano.

«BASTA CON I VETI»
«Una coalizione, un'alleanza è forte se tutti lavorano, ciascuno per la propria parte, ciascuno con la propria storia, ciascuno con la propria identità, le proprie sensibilità, se si lavora con lo spirito di solidarietà e di lealtà reciproca», ha detto ieri Lorenzo Guerini, capo di Base riformista, a margine della giornata inaugurale della seconda edizione del Festival internazionale Geopolitiks. «Ieri c'è stato un passaggio in Parlamento, in cui c'è stata una divisione. Il Movimento 5 Stelle», ha aggiunto Guerini, «ha fatto il suo gioco ieri. Credo che però possiamo anche dire che quel gioco ha fatto anche il gioco del centrodestra. Bisogna capire insomma che un'alternativa credibile a questa destra, che resta forte nel paese, si può costruire solo se c'è questo spirito di solidarietà e di lealtà reciproco. Le alleanze si costruiscono con voglia di unità e con chiarezza delle posizioni, certamente, ma dentro uno spirito di solidarietà. Non credo che con i veti si possa fare grande strada». E qui, c'è poco da girarci intorno, di solidarietà ce n'è poca.

E Elly Schlein? Chi l'ha sentita, dice che no, la segreteria non ha alcun dubbio, nonostante tutto. Nonostante ovviamente ci sia rimasta molto male per lo strappo sulla Rai, la leader del Pd resta determinata nel perseguire la linea decisa, quella di un'alleanza la più larga possibile, con chi ci sta, senza veti.
Anche a dispetto dei calcoli del momento e delle slealtà. Per un prosaico calcolo numerico, che i suoi ricordano: piaccia o no, «il M5S conta un 10%». «E se vogliamo essere un'alternativa alla Meloni, non si può fare a meno di quel 10%».

NESSUNA ALTERNATIVA
Così come di tutti gli altri, per carità. Ma tanto più del M5S. Poi Schlein è anche convinta che «sui temi che interessano alla gente, ci ritroveremo». Lavoro, sanità. «Andiamo avanti per la nostra strada, vedrete che la gente premierà il nostro essere testardamente unitari e la voglia di stare sui temi concreti». Lo continua a ripetere, in pubblico, ma anche nelle riunioni private, dove il malcontento dei suoi per il M5S, a volte, scoppia. E le ragioni non mancano. Dalla Rai alla Liguria, dall'Ucraina alle elezioni Usa. Ma Schlein spegne ogni volta il fuoco: andiamo avanti, mettiamoci dietro le spalle le tensioni. Anche perché sta per iniziare il percorso a ostacoli delle elezioni regionali, non è proprio il caso di acuire le differenze.
Certo, se manca la «lealtà», per dirla con Guerini, è complicato costruire una coalizione. Ma Schlein è convinta che il tempo lavora a favore del Pd. E che, in questa voglia di smarcarsi, conti anche la resa interna che Conte sta affrontando con Beppe Grillo. Dopo di che, nel Pd, sono anche convinti che «il M5S non andrà mai a destra, non hanno alternativa». E dunque da loro dovranno passare. Certo, se i «tradimenti» continuano, la collaborazione sarà più faticosa. Ma piani B non ci sono.

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Libero Quotidiano

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