“Condotta da predatori”: ecco perché Ciro Grillo e gli amici sono stati condannati per stupro
- Postato il 23 dicembre 2025
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- Di Il Vostro Giornale
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Genova. La studentessa italo-norvegese che ha denunciato per stupro Ciro Grillo, figlio del comico e fondatore del M5s, e i suoi amici Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia è stata del tutto “attendibile”.
Lo dicono i giudici nelle motivazioni della sentenza del processo con cui il 22 settembre scorso Ciro Grillo, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria sono stati condannati a 8 anni di carcere, Corsiglia a 6 anni e 6 mesi.
Per i giudici “non vi è alcun dubbio che gli imputati abbiano con la loro azione leso consapevolmente la libertà sessualedella ragazza, approfittando, a tal fine, delle condizioni di minorata difesa di quest’ultima, e dunque ben consci dello stato di ubriachezza”. La notte tra il 16 e il 17 luglio 2019 dopo una serata trascorsa al Billionaire, insieme a un’altra amica, il gruppo era riuscito a far ingurgitare alla ragazza un drink con una grande quantità di vodka che avrebbe poi posto la giovane “in condizione di inferiorità fisica e psichica, rendendola incapace di difendersi”. I giudici parlano di azioni compiute dai ragazzi “connotate da particolare brutalità” e in un “contesto predatorio e di prevaricazione”.
Il collegio ha anche stabilito che la studentessa è “pienamente attendibile” e ha fornito un “racconto coeso e omogeneo, immutato nel suo nucleo essenziale”. Per i giudici, che hanno accolto la tesi della procura, il reato di violenza sessuale si configura anche se la vittima si sia concessa in una situazione tale da influire negativamente sul suo processo mentale di libera determinazione, e quindi “va esclusa l’ipotesi di possibile equivoco sulla presenza del consenso”. Le difese avevano invece sostenuto che la ragazza non fosse in una posizione tale da invocare la minorata difesa.
C’era “un clima predatorio in quella casa” con una “condotta violenta ed insidiosa di tutti i partecipanti, inequivocabilmente diretta alla imposizione di atti sessuali di gruppo nei confronti di una ragazza incosciente”. I giudici motivano così anche la condanna per il secondo episodio di violenza: le foto oscene scattate all’amica della 19enne mentre dormiva sul divano, immagini poi scambiate dagli stessi con l’aggiunta di “deprecabili messaggi”. In un passaggio, il collegio ricorda che il consenso ottenuto in tali condizioni “non è libero consenso bensì consenso coatto”.
I quattro (difesi da Enrico Grillo, Alessandro Vaccaro, Andrea Vernazza, Antonella Cuccureddu, Gennaro Velle, Ernesto Monteverde e Mariano Mameli) avevano rinunciato all’abbreviato in primo grado, ma in appello qualcuno potrebbe chiedere il patteggiamento, in modo da ottenere uno sconto di pena e provare a scongiurare o ridurre notevolmente il periodo da scontare in carcere una volta arrivati a sentenza definitiva.