Comunali, Patrone (Pd): “Un censimento dei bisogni per dare le risposte alle esigenze dei cittadini”

  • Postato il 21 maggio 2025
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davide patrone

Genova. “Una politica del lavoro e una politica della casa che sappiano dare risposte ai cittadini, soprattutto a quelli giovani, ai quali in questi anni l’amministrazione di centrodestra non ha fornito le opportunità per scegliere di restare a Genova”.

Così Davide Patrone, 28 anni, candidato alle comunali di Genova del 25 e 26 maggio come capolista per il Partito Democratico, è già stato in consiglio comunale – dove ha ricoperto anche la carica di capogruppo del Pd – che auspica un governo di totale discontinuità con la giunta Bucci – Piciocchi.

Patrone, uno dei temi su cui il programma del campo largo si sta concentrando maggiormente è quello del lavoro. Qual è la vostra proposta?

“Senza dubbio una città in cui cresce soprattutto il numero di lavoratori poveri è una città che fa fatica a creare lavoro di qualità e quando si intersecano la decrescita demografica, l’esodo in massa dei giovani e la costruzione seriale di lavoro povero il risultato è che la città non ha sviluppo e non ha futuro. Noi proponiamo il salario minimo comunale perché pensiamo che il Comune, come datore di lavoro, non possa pagare una persona meno di una soglia minima oraria e pensiamo anche che si debba costruire una carta comunale del lavoro in cui i fondi pubblici e le premialità nei bandi pubblici vengano dati a chi fa politiche virtuose del lavoro”.

Cosa intende per politiche virtuose del lavoro?

“Ad esempio a chi dà il congedo paritario per evitare che il carico di cura sui neonati si distribuisca soltanto sulle donne, come è tipico di questa società patriarcale, ad esempio per il salario minimo, e poi per chi assume giovani e donne sul modello del piano nazionale di ripresa e resilienza”.

Queste proposte ed altre proposte in questi ultimi otto anni sono state lanciate all’interno dell’aula rossa. Ma raramente sono state ascoltate…

“Sì, diciamo che al taglio della partecipazione che è avvenuto fuori dalle aule istituzionali è corrisposto un totale svilimento del ruolo dei consiglieri, tempi compressi, commissioni nelle quali era difficile svolgere un vero ruolo e soprattutto, anche quando si è estrinsecata questa dimensione di proposta, anche quando questi atti sono stati approvati, poi non è stato mai dato nessun seguito da parte della giunta. Posso fare un altro esempio su un tema che sta molto a cuore al sottoscritto, ma anche a tutto il Partito Democratico e alla candidata sindaca Silvia Salis, quello della casa. Noi abbiamo detto che, non soltanto il Comune deve aumentare l’offerta di indizia residenziale pubblica, ma deve anche entrare nel mercato della casa, censire gli immobili sfitti, a Genova sono tantissimi, andare a comprarli, ristrutturarli e darli a canone agevolato sia su base di Isee e redittuale sia ai giovani, agli studenti, ai lavoratori. Ecco, questo cambierebbe veramente la prospettiva di una città che si spopola ma in cui contemporaneamente cresce l’emergenza abitativa e i giovani hanno una delle età più alte d’Europa in cui ci si emancipa dal punto di vista abitativo. Questa è una delle proposte che io ho fatto per tre anni a ogni bilancio dell’ente, è stata sempre approvata e non si è mai dato seguito a nessuna di queste proposte e questo è assolutamente inaccettabile, oltre che essere un vulnus democratico, e fa capire la difficoltà di ragionare sui temi con una destra di questo tipo”.

Sulle politiche della casa, così come su quelle del lavoro, molto spesso il centrodestra vi accusa di fare propaganda o perché non ci sono i soldi o perché la normativa nazionale non prevede certi tipi di meccanismi. Cosa risponde?

“Anzitutto bisogna voler fare le cose, e quindi quando Pietro Piciocchi dice che non c’è bisogno di un salario minimo comunale citando il fatto che un facchino può guadagnare fino a 25 euro l’ora sta dicendo il falso. Io ho mostrato in un video una vera busta paga di una lavoratrice per un appalto del Comune per un’impresa di pulizie, guadagna 8 euro lordi all’ora, quindi la necessità esiste e ci sono altri comuni che sia sulla casa che sul lavoro hanno fatto tanto, penso ad esempio al comune di Firenze. Esistono gli strumenti, bisogna avere la volontà politica di perseguirli e noi non solo l’abbiamo ma la riteniamo prioritaria anche per fermare l’esodo di massa dei giovani. Genova è una città che offre sempre meno opportunità, chi ha la possibilità economica di andare va a cercare fortuna altrove. Il Comune ha speso pochissimo per le politiche giovanili, pochissimo per la creatività giovanile, ha fatto finta di coinvolgere i giovani attraverso figure che sono state oggettivamente cooptate da parte di questa giunta e amministrazione e soprattutto non è entrata in questi temi che cambierebbero davvero il volto della città e darebbero opportunità a chi in questo momento non ne ha”.

E’ anche per questo che i giovani non vanno a votare?

“I giovani non vanno a votare anche per questo, e io penso soprattutto che quando si dice ‘dobbiamo occuparci tutti del tema dell’astensionismo’ si faccia un po’ di retorica perché le politiche fatte in questi anni, che hanno prodotto disuguaglianza, discriminazione, creato esclusione sociale, hanno lavorato contro la partecipazione. Lo citavamo all’inizio, noi pensiamo che non si possa fare trasformazione in una città senza coinvolgere le persone e quindi quando governeremo partiremo dal censimento dei bisogni, dal coinvolgimento, dal capire quali sono le istanze dei cittadini perché solo se li si coinvolge in un percorso lungo poi si sentono di poter partecipare realmente all’agone elettorale”.

E allora, il 25-26 maggio perché andare a votare innanzitutto e perché votare la vostra lista?

“Si deve andare a votare perché c’è un assoluto bisogno di discontinuità con questi anni, con un sistema che spesso è stato un sistema di potere che ha favorito pochi privilegiati e che nella nostra città già alle regionali ha mostrato di essere minoranza a Genova. Si deve andare a votare, e si deve votare per la discontinuità. Il Partito Democratico in questi anni ha fatto un percorso lungo, ricco di proposte, ha provato a coinvolgere le persone, ha costruito una classe dirigente anche rinnovata. Io ricordo che faccio il capolista del Pd, che è una lista che ha di media meno di 40 anni. E poi perché Silvia Salis, che è la nostra candidata a sindaca, rappresenta perfettamente questa discontinuità. È una giovane donna, molto in gamba, che ha dimostrato di avere una vocazione politica molto chiara, che è in totale corrispondenza con quanto abbiamo detto in questi anni. Quindi è il momento di realizzare concretamente questo cambiamento”.

Autore
Genova24

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