Commissione di accesso al Comune di Soriano Calabro

  • Postato il 3 luglio 2025
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Commissione di accesso al Comune di Soriano Calabro

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Al Comune di Soriano Calabro, arriva la Commissione d’Accesso; l’ente torna di nuovo sotto osservazione dopo lo scioglimento del 2021. Disposta dal prefetto Anna Colosimo, indagherà su possibili infiltrazioni mafiose nell’amministrazione De Nardo


SORIANO CALABRO (VIBO VALENTIA) – Nuova ombra sulla gestione amministrativa del Comune di Soriano Calabro: il prefetto di Vibo Valentia, Anna Aurora Colosimo, ha disposto questa mattina l’invio della Commissione d’Accesso agli Atti presso il municipio. Obiettivo: accertare l’eventuale presenza di infiltrazioni mafiose nell’attività dell’attuale amministrazione, guidata dal sindaco Antonio De Nardo.

La decisione è arrivata a seguito di elementi ritenuti meritevoli di approfondimento da parte della Prefettura, in base alla normativa prevista dall’articolo 143 del Testo Unico degli Enti Locali. I funzionari incaricati avranno ora tre mesi di tempo (prorogabili) per passare al setaccio atti e procedure dell’ente, al fine di verificare se sussistano legami diretti o indiretti con la criminalità organizzata.

IL COMUNE DI SORIANO E LO SCIOGLIMENTO DEL 2021

Il provvedimento assume un significato ancora più rilevante alla luce del recente passato di Soriano Calabro. Il Comune, infatti, era stato sciolto nel 2021 per presunte infiltrazioni mafiose durante il mandato dell’allora sindaco Vincenzo Bartone. Ne era seguito un commissariamento durato due anni, fino alle elezioni amministrative del 2024 che hanno portato all’insediamento dell’attuale giunta De Nardo. L’arrivo della Commissione d’Accesso, pertanto, rappresenta un nuovo colpo alla credibilità istituzionale di un ente già reduce da una fase commissariale e impegnato – almeno formalmente – in un percorso di ripristino della normalità democratica.

DOPO L’INSEDIAMENTO DELLA COMMISSIONE, COMUNITà DI SORIANO IN ALLERTA

La notizia ha suscitato preoccupazione tra i cittadini, che speravano in un ritorno alla stabilità politica dopo gli anni difficili del commissariamento. Ora, invece, si riapre un capitolo delicato e potenzialmente esplosivo per la vita politica e civile del centro vibonese. In attesa delle verifiche, il futuro dell’amministrazione resta appeso alle valutazioni della Commissione, che potrebbero portare, in caso di conferme, a un nuovo scioglimento del Consiglio comunale per mafia.

L’INCHIESTA “DOPPIA CURVA” E I COLLEGAMENTI CON SORIANO

Che l’attenzione della prefettura e degli investigatori fosse ormai focalizzata fissa sul comune di Soriano era chiaro dopo quanto emerso nell’inchiesta “Doppia Curva”, avviata dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano. Il fascicolo, che indaga sui presunti legami tra ‘ndrangheta e tifo organizzato milanese, ha già provocato le dimissioni di Filippo Monardo, 49 anni, imprenditore dolciario e consigliere del vicino comune di Sorianello, dopo essere stato chiamato in causa da un collaboratore di giustizia.

IL COINVOLGIMENTO DI FILIPPO MONARDO NELL’INDAGINE

Il collegamento tra l’inchiesta e Soriano si basa sulle dichiarazioni di Andrea Beretta, ex capo ultras dell’Inter, arrestato per l’omicidio di Antonio Bellocco, esponente di spicco del clan Bellocco di Rosarno. Beretta ha riferito di presunti rapporti tra Monardo, la sua azienda e Antonio Bellocco, nonché del soggiorno nel Comune delle Preserre di personaggi come Marco Ferdico, altro protagonista del tifo organizzato. Le accuse non si limitano alle vicende nazionali: secondo l’ordinanza della Dda di Milano, vi sarebbe l’esistenza di legami tra personaggi legati alle curve milanesi e figure della criminalità locale, collegando Soriano a un possibile centro operativo per affari illeciti.

LE DIMISSIONI DI FRANCESCA MONARDO DALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO COMUNALE

Il caso ha destabilizzato l’amministrazione di Soriano: alla luce delle pressioni mediatiche generate, il 25enne presidente del Consiglio comunale, Francesca Monardo, cugina di Filippo, ha rassegnato le dimissioni, pur non essendo indagata, definendo la vicenda “avulse” alla sua persona ma “dannosa per l’immagine del paese”.

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