Come ridurre i costi del carburante del 15% senza cambiare i veicoli
- Postato il 16 dicembre 2025
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- Di Genova24
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L’ottimizzazione delle risorse energetiche costituisce una sfida prioritaria per i Fleet Manager e i responsabili della logistica aziendale. In uno scenario economico caratterizzato dalla volatilità dei prezzi dei prodotti petroliferi, la voce di spesa relativa al carburante incide pesantemente sul TCO (Total Cost of Ownership) della flotta.
Spesso, la reazione immediata verte nell’ipotesi di rinnovare il parco auto e puntare su motorizzazioni ibride o elettriche. Tuttavia, tale strategia richiede investimenti di capitale ingenti e tempi di ammortamento lunghi. Esiste una via alternativa, focalizzata sull’efficienza operativa e sul fattore umano, capace di generare un risparmio netto stimabile intorno al 15%, tramite operazioni su asset già in possesso dell’azienda.
Analizzeremo di seguito le metodologie operative applicabili da subito per contrarre i consumi, con un focus che si sposterà dalle caratteristiche meccaniche del mezzo alle modalità di utilizzo dello stesso.
L’impatto della fisica: inerzia e gestione dell’accelerazione
Il primo vettore di spreco energetico risiede nella gestione della cinetica del veicolo. Ogni accelerazione richiede un picco di iniezione di carburante nei cilindri e ogni frenata dissipa l’energia cinetica accumulata sotto forma di calore. Uno stile di guida fluido, predittivo e attento, definito spesso Eco-driving, oltre ad avere valenza ecologica, è anche economico.
Mantenere una velocità costante e sfruttare l’abbrivio del mezzo in fase di decelerazione, anziché premere il pedale del freno all’ultimo istante, riduce il carico sul motore. L’analisi tecnica dimostra come la resistenza aerodinamica cresca col quadrato della velocità: superare i 120 km/h in autostrada comporta un dispendio energetico superiore rispetto al mantenimento dei 110 km/h, con un guadagno temporale spesso trascurabile su tratte medie. I conducenti devono acquisire consapevolezza sul fatto che il numero di giri del motore (RPM) deve rimanere nella zona di coppia ottimale ed evitare quindi regimi alti dove l’efficienza termodinamica crolla.
Idling: il costo invisibile del motore fermo
Tra le abitudini più onerose e meno percepite figura il fenomeno dell’Idling, ovvero la sosta a motore acceso. Tale pratica persiste per diverse ragioni: la falsa credenza della necessità di “scaldare” il motore, l’esigenza di mantenere l’abitacolo climatizzato o la semplice distrazione durante le attese.
Un motore industriale o commerciale al minimo consuma una quantità di carburante variabile tra 1 e 4 litri l’ora, in base alla cilindrata, senza produrre alcun lavoro utile (km percorsi pari a zero). Su una flotta di 50 veicoli, se ogni autista lascia il motore acceso inutilmente per 30 minuti al giorno, il volume di carburante sprecato a fine anno raggiunge cifre a quattro zeri.
Eliminare tale comportamento richiede policy aziendali rigide e sistemi di monitoraggio capaci di rilevare quando il veicolo risulta fermo ma con il quadro acceso. Spegnere il motore per soste superiori ai 60 secondi diviene una norma operativa imprescindibile per il contenimento dei costi.
La digitalizzazione come strumento di diagnosi
Identificare i comportamenti energivori sopracitati, quali frenate brusche, accelerazioni repentine o eccesso di velocità, risulta impossibile a occhio nudo per chi gestisce la flotta dall’ufficio. L’osservazione diretta non è praticabile e i resoconti manuali degli autisti mancano di oggettività. La soluzione risiede nella telematica avanzata. L’installazione di dispositivi di bordo abilita la raccolta di dati granulari sulle performance di ogni singolo mezzo.
Tali informazioni grezze necessitano di un’interpretazione. Qui entra in gioco la tecnologia: l’analisi dei report diviene immediata e azionabile grazie all’integrazione di un software per la gestione di flotte, strumento progettato per tradurre la telemetria in indicatori di performance (KPI) chiari. Attraverso piattaforme del genere, il manager visualizza anomalie di consumo e stili di guida rischiosi, in modo da intervenire con azioni di coaching verso i conducenti meno virtuosi. La visibilità sui dati trasforma le supposizioni in certezze matematiche, e agevola decisioni basate sui fatti.
Pianificazione strategica dei percorsi e dei rifornimenti
L’efficienza riguarda sia come si guida, che dove si guida e dove viene acquistata l’energia. La pianificazione intelligente degli itinerari (route planning) ha un ruolo strategico. Evitare zone ad alta congestione di traffico, dove il continuo “stop-and-go” abbatte la media km/litro, riduce lo stress meccanico e i consumi. L’utilizzo di algoritmi per il calcolo del percorso ottimale aiuta a minimizzare i chilometri a vuoto e a compattare le sequenze di consegna o intervento.
Parallelamente, la scelta dei punti di rifornimento non può essere lasciata al caso. La variazione di prezzo tra diverse stazioni di servizio, anche a pochi chilometri di distanza, incide sui bilanci. Mappare le stazioni convenzionate o quelle con i prezzi più competitivi lungo la rotta pianificata evita l’acquisto di carburante a tariffe fuori mercato in situazioni di emergenza.
Manutenzione predittiva e resistenza al rotolamento
Un veicolo trascurato richiede più energia per muoversi. La pressione degli pneumatici costituisce un dettaglio tecnico di enorme rilevanza: una pressione inferiore di soli 0,5 bar rispetto al valore nominale aumenta la resistenza al rotolamento, e costringe il motore a uno sforzo supplementare che si traduce in un aumento dei consumi fino al 4%.
Allo stesso modo, filtri dell’aria ostruiti, olio motore degradato o iniettori sporchi peggiorano la combustione. Passare da un modello di manutenzione reattiva (riparare quando si rompe) a uno di manutenzione preventiva e predittiva farà sì che il motore lavori sempre nelle condizioni di efficienza previste dal costruttore. I sistemi digitali citati in precedenza supportano anche tale aspetto, con l’invio di alert automatici quando si raggiungono determinate soglie chilometriche o temporali, in modo da agevolare la calendarizzazione degli interventi in officina senza fermi macchina imprevisti.
Il fattore culturale: coinvolgimento del personale
La tecnologia e le policy restano strumenti inerti senza la collaborazione attiva del personale viaggiante. La riduzione dei costi carburante passa inevitabilmente per un cambiamento culturale. I dati raccolti non devono avere funzione punitiva, bensì educativa.
Istituire programmi di incentivazione, basati sui punteggi di eco-driving rilevati dalla telematica, stimola una competizione sana e positiva tra i dipendenti. Premiare i guidatori più efficienti crea un circolo virtuoso in cui l’attenzione al consumo diviene parte integrante della professionalità dell’autista. La formazione continua sulle tecniche di guida difensiva ed ecologica consolida le competenze e allinea gli obiettivi individuali con quelli di sostenibilità economica dell’azienda.
Sintesi operativa
Ridurre i costi del carburante del 15% senza investimenti in nuovi veicoli è un obiettivo realistico e raggiungibile. La strategia si fonda sulla convergenza di tre pilastri:
1. Consapevolezza tecnica: adozione di stili di guida che sfruttano l’inerzia e riducono gli sprechi.
2. Controllo tecnologico: monitoraggio costante tramite strumenti digitali per eliminare l’idling e ottimizzare i percorsi.
3. Manutenzione rigorosa: cura del veicolo per mantenere intatta l’efficienza originale.
L’applicazione metodica dei vari principi trasforma una voce di costo variabile e imprevedibile in un parametro gestibile, volta al migliorare sia la sicurezza stradale che l’impronta ambientale della flotta.