“Chiara Petrolini spregiudicata con le gravidanze, sembra guidata da un computer”, le parole dello psichiatra ai giudici

  • Postato il 3 novembre 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Chiara Petrolini è diventatata spregiudicata con le gravidanze: nel non dirlo ai genitori, nel modo con cui ha partorito. Sembra guidata da un computer, segue un suo disegno, che è difficile da capire e intuire, ma c’è una continuità, nulla si contraddice”. Una persona “senza emozioni, fredda, glaciale”. Domenico Berardi, uno dei consulenti psichiatrici dell’accusa, ha disegnato così la personalità della 22enne a processo per aver partorito e poi seppellito i suoi figli dopo aver tagliato il cordone ombelicale provocando l’emorragia che li uccise. L’imputata, a processo davanti ai giudici dell’Assise. “non ha un disturbo psichiatrico chiaramente documentabile, non ci sono malattie mentali organiche definite” ha affermato anche il professor Mario Amore, consulente psichiatrico della Procura di Parma, ascoltato in aula nel processo in corso davanti alla Corte d’Assise. Rispondendo alle domande del procuratore Alfonso D’Avino, Amore ha chiarito che la giovane “non presenta un disturbo di personalità” e che, al momento dei fatti, “aveva piena capacità di intendere e di volere” e una “buona capacità di stare in giudizio”.

“Una ragazza modellino”

Nel ricostruire la personalità dell’imputata, Amore ha tracciato il ritratto di “una ragazza che vista dall’esterno è un modellino: come baby sitter, come catechista, formalmente ineccepibile, iperadattata”. Dietro questa apparenza, però, emergerebbe una “povertà interiore ed emotiva”. “Abbiamo visto una giovane in cui non c’è nulla di vivo”, ha spiegato lo psichiatra. “Le uniche cose davvero vive in Chiara sono il rapporto con la nonna e le gravidanze, momenti in cui il suo mondo interiore è cambiato.” Secondo il consulente, i rapporti con le persone a lei vicine – la madre, l’ex fidanzato, padre dei due bambini – sono segnati da “poca comunicazione e scarsa partecipazione affettiva”. “Abbiamo incontrato anche i genitori”, ha aggiunto Amore. “Non abbiamo trovato elementi disfunzionali. È una famiglia normale, con papà e mamma molto impegnati nel lavoro. Chiara è stata una bambina voluta, come il fratello.” Un adattamento eccessivo al mondo esterno, ha concluso lo psichiatra, “ha sacrificato lo sviluppo emotivo, generando una sorta di aridità affettiva”.

“Ambivalente, artificiale, incapace di empatia autentica”

Nel corso della stessa udienza, Amore e il collega Domenico Berardi, anch’egli consulente della Procura, hanno descritto Chiara come una persona segnata da “ambivalenza di fondo” e da un “doppio registro”, concetti che rimandano a una profonda scissione interiore. Gli esperti hanno parlato di “neurodivergenza”, di un “falso sé” e di una certa “artificiosità” nel modo di porsi. “Chiara ha difficoltà primarie nel contatto empatico e fatica a provare emozioni autentiche, genuine”, ha precisato Amore. Berardi ha aggiunto che la ragazza “non è una psicopatica”, ma che con le gravidanze “ha agito senza affetti, in modo freddo e funzionale ai propri scopi, ricordando accidentalmente alcuni aspetti della psicopatia”.

Durante i colloqui, ha riferito lo psichiatra, Chiara “più volte ha detto: ‘Ma io cosa ho fatto? Cosa ho fatto di male?’”. Una frase che, secondo Berardi, rivela “una mancata consapevolezza della propria responsabilità che deriva da un non sentire”.

Le conclusioni del medico legale

Sul fronte medico-legale, la dottoressa Valentina Bugelli, consulente della Procura, ha confermato che il secondo neonato, ritrovato il 9 agosto 2024 nel giardino di Vignale di Traversetolo, “ha respirato e quindi è nato vivo”. È morto pochi minuti dopo il taglio del cordone ombelicale, “quattro o cinque, al massimo sette minuti”, probabilmente per shock emorragico. Il cordone, ha spiegato la dottoressa, presentava “un taglio netto da strumento tagliente”, forse forbici mai ritrovate. Per quanto riguarda il primogenito, i cui resti sono stati scoperti il 7 settembre 2024, Bugelli ha precisato che da resti scheletrici “una causa certa di morte non potrà mai essere data”, ma ha ritenuto “altamente improbabile” una morte intrauterina. Anche quel bambino, ha detto, era a termine e partorito “in autonomia e senza complicanze”

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Il Fatto Quotidiano

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