Chiara Ferragni, 3 dipendenti su 4 mandati a casa: “L’amministratore chiamato a tamponare le perdite ha usato le forbici per tagliare le spese”
- Postato il 19 settembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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La società di Chiara Ferragni ha lasciato a casa tre dipendenti su quattro, passando dai ventisette di fine 2023 – dunque prima che scoppiasse il “Pandoro gate” – agli attuali sei. A rivelarlo è Franco Bechis su Open, che spiega quanto contenuto nel fascicolo dei conti aggiornati depositato in camera di commercio. “L’amministratore chiamato a tamponare le perdite societarie, Claudio Calabi, spiega come ha usato le forbici per contenere le spese visto che il fatturato si è disintegrato e cita la ‘riduzione del personale dipendente, attualmente composto da n. 6 dipendenti’”. Insomma, è quello che il giornalista definisce un “taglio draconiano”, con una riduzione complessiva del 78% degli organici della società. “È dunque soprattutto il personale di Fenice ad avere pagato lo scandalo della beneficenza fittizia”, osserva Bechis.
Ma qual è lo stato di salute della Fenice, la società dell’imprenditrice digitale? Per non portare i libri contabili in tribunale, nei mesi scorsi la Ferragni aveva aperto il portafoglio e, di tasca sua, sborsato 6,433 milioni di euro, una iniezione di capitale necessaria a ricostituire il patrimonio netto. Nel frattempo, i ricavi nel 2024 sono crollati da 12,55 a 1,759 milioni di euro “e il risultato è stato ancora una volta negativo per 3,379 milioni di euro. Anche le disponibilità liquide sono scese da 1,9 milioni di euro ad appena 3.929 euro. A fondi rischi ed oneri sono stati accantonati 4,92 milioni di euro”, scrive Open.
Ma la situazione rischia di non migliorare nel 2025, tanto che lo stesso Calabi lo scrive nero su bianco nella sua relazione di gestione: “La ripresa dell’attività commerciale dipenderà in modo significativo dall’esito delle vicende giudiziarie descritte in precedenza. Sarà fondamentale monitorare l’evoluzione delle stesse e valutare l’impatto che avranno sulla redditività aziendale, tenuto presente che le politiche adottate mirano al contenimento della perdita economica per il 2025”. Poi c’è un ultimo dettaglio che riguarda proprio Claudio Calabi, manager di lungo corso esperto in ristrutturazioni e rilanci aziendali, il quale dopo aver svolto “le proprie funzioni senza percepire alcun compenso, al fine di non gravare la società di ulteriori costi in una fase in cui non era ancora stata definita una strategia di patrimonializzazione e rilancio”, da gennaio 2025 percepirà un compenso annuo lordo pari a euro 220mila euro. Il via libera è arrivato su proposta della Ferragni, che detiene il 99,08% delle quote, mentre si è opposto Pasquale Morgese, cui è rimasto lo 0,02% del capitale.
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