“Che fosse con una cravatta o che fosse con una parrucca, non ho mai aderito ad un’unica identità in discoteca”: la rivelazione di Edoardo Prati
- Postato il 25 giugno 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Dopo il tour teatrale “Cantami d’Amore”, il 20enne Edoardo Prati è in giro per l’Italia con il nuovo “Come è profondo il mare” partendo dai versi di Omero, fino alla poesia contemporanea. Il divulgatore è un giovane appassionato di studi classici che ha trovato sui social un modo innovativo per condividere la sua passione. Dall’antica Grecia a Roma, fino ai grandi pensatori moderni, Edoardo offre ai suoi follower inediti spunti di riflessione.
Da ottobre 2024 è ospite fisso a “Che Tempo Che Fa” condotto da Fabio Fazio sul Nove. Da gennaio è editorialista per La Repubblica e tiene una rubrica settimanale di interviste video per il sito della testata dal titolo “La Periferia del Tempo”.
“Non sono un intellettuale, a me piace raccontare storie”, così si racconta al podcast di Gianluca Gazzoli “The BSMT”. Durante l’intervista il divulgatore confessa di aver frequentato le discoteche: “Le ho amate molto diciamo, non andavo per parlare, ma ero un grande amante della techno. Ma non sono mai andato da cliente, ma chiudiamola qui”.
Poi pungolato da Gazzoli, Prati ha risposto: “Diciamo che non ho mai aderito ad un’unica identità per così tanto tempo e ho rivendicato con tutto me stesso il diritto di essere ogni volta quello che volevo essere, che fosse con una cravatta o che fosse con una parrucca”.
Poi a proposito del suo spettacolo “Come è profondo il mare” all’agenzia Ansa ha spiegato: “Lo spettacolo inizia con mio nonno paterno, marchigiano di Fermo, che verrà ad Ancona. Mi mette un po’ in ansia l’idea di averlo lì, nel pubblico. Parlerò di lui, lo prendo anche un po’ in giro. Credo che uno dei valori fondamentali della letteratura sia l’immedesimazione e il luogo dell’immedesimazione è il teatro. Poi ho un po’ di tradizione familiare. Sono cresciuto nell’ambiente del teatro. Il mio bisnonno ha fatto l’impresario teatrale tutta la vita. Per noi era obbligatorio la domenica andare a teatro, non si andava a messa”.
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