“Spegnete il telefono stasera alle 21 per 30 minuti, silenzio digitale per Gaza”: attenzione alla nuova bufala virale su Whatsapp
- Postato il 21 giugno 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Scritto in maiuscolo, carico di parole chiave emotive e con una promessa tanto suggestiva quanto irrealizzabile: sta rimbalzando vorticosamente nelle chat di WhatsApp di mezza Europa un messaggio che invita a una “protesta digitale planetaria” per la Palestina. “Silenzio digitale per Gaza” è il titolo dell’appello, che chiede ai destinatari di spegnere il telefono per mezz’ora, a partire dalle 21:00 di stasera, 21 giugno, e di ripetere l’operazione ogni sera per una settimana. Si tratta, però, di una bufala, una catena di Sant’Antonio ben congeniata che non nasconde una truffa economica, ma sfrutta l’emotività e il senso di impotenza di fronte a una crisi geopolitica complessa per auto-alimentarsi e diffondersi.
Il messaggio, lungo e articolato, sostiene che questo “blackout digitale” coordinato possa avere conseguenze tecniche reali. Si parla di creare un “impatto algoritmico” sui social network, di “disturbare gli algoritmi di visibilità“, di “influenzare le statistiche di traffico in tempo reale” e di “inviare un segnale tecnico al server relativo a un’anomalia comportamentale”. L’obiettivo finale? Rendere “visibile la resistenza dei cittadini a un’ingiustizia finora alimentata anche dalla nostra passività”. In parole povere, l’idea è che un calo improvviso e coordinato degli utenti possa generare un allarme nei server di Meta (Facebook, Instagram, WhatsApp) e altre piattaforme, attirando l’attenzione dei media e dei leader mondiali. Un’ipotesi, però, tecnicamente priva di fondamento: un’assenza di 30 minuti, anche se partecipata, avrebbe un impatto irrisorio sul traffico globale e sarebbe impossibile per le piattaforme collegarla a una specifica causa politica.
Il messaggio attribuisce l’organizzazione dell’iniziativa al movimento “March to Gaza”. Si tratta di un gruppo realmente esistente e molto attivo nell’organizzare manifestazioni a difesa del popolo palestinese. Tuttavia, contattati direttamente, hanno smentito categoricamente ogni coinvolgimento: “Non viene da una nostra iniziativa, non l’abbiamo lanciata noi”, hanno confermato. Sui loro canali ufficiali, infatti, non vi è alcuna traccia di questo “silenzio digitale”.
Inoltre, non è la prima volta che questa catena circola. Già a maggio, come aveva segnalato l’associazione no-profit Peacelink, girava un messaggio identico, che indicava però come data d’inizio l’8 maggio. È un classico schema da catena di Sant’Antonio: il contenuto resta lo stesso, cambia solo la data per renderlo sempre “attuale”. Nonostante ciò, anche alcuni movimenti pro-Gaza e associazioni pacifiste sono caduti nel tranello, condividendo l’appello sui loro canali social.
Se tecnicamente è inefficace e gli organizzatori sono fittizi, perché il messaggio continua a diffondersi con tanto successo? La risposta sta nella sua capacità di offrire una soluzione facile a un problema complesso che genera angoscia. Di fronte alla tragedia di Gaza, che va avanti dal 1948 (con picchi di violenza come l’attuale), molte persone si sentono impotenti e frustrate. Questa catena offre una via d’uscita comoda e a bassissimo sforzo: spegnere il telefono per 30 minuti. Un gesto semplice che dà l’illusione di “aver fatto la propria parte”, di essere parte di un movimento globale, placando il disagio dell’inazione.
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