Cerebralmente morta, il suo corpo costretto al cesareo dopo mesi: il consenso nel caso Adriana Smith
- Postato il 19 giugno 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Adriana Smith aveva da poco compiuto 31 anni, statunitense, era stata dichiarata cerebralmente morta lo scorso febbraio dopo una crisi respiratoria e una successiva tac da cui erano emersi vari coaguli di sangue nel cervello. Smith non ha avuto solo la disgrazia di questo tragico incidente, ma è stata doppiamente sfortunata: nel suo stato di residenza, la Georgia, l’aborto è illegale dopo la sesta settimana di gravidanza e Adriana, quando è arrivata al Pronto Soccorso dell’Emory Decatur Hospital, era incinta di nove settimane (circa due mesi).
La legge della Georgia è già di per sé ostile ed estremamente restrittiva rispetto all’interruzione volontaria di gravidanza, se si pensa che una gravidanza alla sesta settimana corrisponde solo a due settimane di ritardo nel ciclo mestruale – circa – rappresentando proprio il periodo in cui è più comune effettuare un test di gravidanza o recarsi da un/una specialista in ginecologia per scoprire eventualmente la notizia. E una volta preso atto della gravidanza, beh, è già troppo tardi per abortire e bisogna trovare strade alternative, come recarsi negli Stati con maggior accesso ai diritti riproduttivi, come Washington, New York o California. A causa delle leggi repubblicane approvate dalla Georgia nel 2019 e in vigore dal 2022, le funzioni vitali di Adriana Smith sono state agganciate alla ventilazione artificiale e ad altri supporti per lunghi mesi, così da fare in modo il suo corpo (non lei, attenzione, il suo corpo) potesse portare a termine la gravidanza. Il personale sanitario ha agito persino contro il volere dei genitori della vittima, per non rischiare l’accusa di “omicidio del feto” prevista dalla legge.
Lo scorso venerdì 13 giugno è nato prematuramente Chance, prontamente ricoverato in terapia intensiva neonatale. Come segnalato dalla statistica medica e dagli specialisti, ci sono altissime probabilità che il neonato abbia gravi disabilità dovute proprio al fatto di essere cresciuto in un corpo cerebralmente morto. Spetterà alla famiglia Newkirk-Smith decidere se riconoscere il neonato – come sembrano avere intenzione di fare dalle ultime interviste – ed eventualmente occuparsi delle spese sanitarie legate alla sua salute (oltre all’enorme spesa relativa al life support treatment a cui è stata sottoposta la figlia, i cui costi si spera di coprire tramite una raccolta fondi su GoFundMe). Lo Stato, quindi, prende le decisioni al posto dei diritti interessati sui quali però, senza alcuna alternativa se non la scelta di dare Chance in adozione, gravano le conseguenze finanziarie, psicologiche e sociali di questa nascita.
Martedì 17 giugno i supporti vitali di Adriana Smith sono stati spenti e ne è stato dichiarato ufficialmente il decesso. Nel riportare la notizia, sia i media statunitensi che quelli italiani hanno commesso un grave errore: “Adriana delivered a baby” o “ha partorito con cesareo”; in questi scenari linguistici c’è un soggetto – lei – che nella realtà dei fatti non è esistito. Adriana Smith non ha partorito, il suo corpo è stato costretto, contro la sua volontà, a portare a termine una gravidanza… lei, soggetto, non era lì.
Se la legge ha giustificato una procedura di cesareo su una donna morta, cos’altro dovranno sopportare i nostri corpi prima di avere riconosciuta la dignità del consenso? È chiaro che il caso di Smith non solleva solo un problema (grosso) relativo alla regolamentazione dell’aborto, ma aggiunge la necessità di un quadro chiaro sul fine vita: chi decide per la paziente nel caso in cui sia impossibilitata a farlo? Il team sanitario ha agganciato Smith ai supporti vitali senza neanche consultare la famiglia, per il terrore di infrangere la legge mettendo in pericolo la vita del feto.
Lo stato della Georgia ha dunque costretto i medici a scavalcare la famiglia della vittima, creando una situazione senza precedenti: una legge che sulla carta dovrebbe essere relativa solo all’aborto ha portato a un importante passo indietro anche rispetto al consenso e, più in generale, al controllo esercitato dalla politica sui corpi delle donne.
Florida, Iowa e South Carolina sono Stati con limiti legislativi simili a quello della Georgia e il caso di Adriana Smith non sarà più eccezionale, né isolato. Dopo la stretta degli Usa sull’aborto si sono prospettati già diversi scenari bioetici inaccettabili, come quello di Samantha Casiano ( https://edition.cnn.com/interactive/2024/03/health/texas-abortion-law-mother-cnnphotos/) che in Texas ha dovuto portare a termine forzatamente la sua gravidanza, pur consapevole che la figlia – affetta da anencefalia – sarebbe nata morta o deceduta appena dopo. Così è stato, Halo è mancata a poche ore dalla sua nascita.
Da vive viene calpestata la dignità dei nostri corpi.
Da morte viene calpestata la dignità dei nostri corpi.
Se dall’oltretomba tornerà qualcuna… sarà per vendetta.
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