Cercapersone esplosi in Libano, parla l’azienda: “Prodotti da una società ungherese”. Sito in down e incongruenze sulla Ceo: tutti i dubbi

  • Postato il 18 settembre 2024
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LibanoTaiwanUngheria. Le indagini per ricostruire come sia stato possibile compiere l’attacco multiplo che martedì ha provocato migliaia di esplosioni multiple di cercapersone nel Paese dei Cedri, provocando al momento 12 morti e oltre 4mila feriti, disegna un gigantesco quanto improbabile triangolo sul mappamondo. Parte dallo Stato mediorientale, dove continuano i soccorsi a coloro rimasti coinvolti nelle deflagrazioni, si sposta a Taiwan, dove ha sede l’azienda che produce i dispositivi ma, dopo le precisazioni della compagnia, torna verso ovest, in Europa, precisamente a Budapest. “Non siamo stati noi a produrre i dispositivi esplosi in Libano”, fanno infatti sapere dalla Gold Apollo che ha smentito, prima per bocca del proprio presidente e fondatore e poi con un comunicato ufficiale, di essere dietro all’assemblaggio, e quindi alla presunta manomissione, dei cercapersone. E chi li ha costruiti, allora? “Secondo l’accordo di cooperazione – si legge nel documento col quale sostengono che il lotto fosse stato prodotto da un’azienda ungherese con cui collaboravano – abbiamo autorizzato la Bac Consulting a utilizzare il nostro marchio per la vendita di prodotti in regioni designate, ma la progettazione e la produzione dei prodotti sono di esclusiva responsabilità di Bac”. L’accordo tra le due aziende, precisa poi il presidente e fondatore della società taiwanese Hsu Ching-kuang, è attivo da tre anni: “Questa azienda ha collaborato con noi e rappresenta molti dei nostri prodotti. Volevano anche realizzare cercapersone e mi hanno chiesto se potevano usare il marchio della nostra azienda”.

Non è facile, però, tracciare un profilo preciso dell’azienda nominata dalla Gold Apollo. Accedendo al loro sito, questo risulta in manutenzione, ma attraverso degli accertamenti Ilfattoquotidiano.it ha potuto verificare che il dominio risultava attivo già nel 2007, anche se solo nell’aprile 2021 è effettivamente ricollegabile all’azienda ungherese con sede a Budapest. Il sito offre poche informazioni sulle reali specializzazioni dell’azienda: si legge che questa si occupa di consulenza da oltre dieci anni, anche se il sito ha solo tre anni, con una specializzazione su “ambiente, sviluppo e affari internazionali. Siamo un team internazionale di esperti altamente dinamico che ha come punti di forza creatività, impegno e competenza per offrire soluzioni uniche ai nostri partner”. Ricercando su Google Street View l’indirizzo indicato come sede dell’azienda, non ci si ritrova davanti a un palazzo nel centro della capitale ungherese, nemmeno una struttura adibita a uffici, ma un’anonima villettina a schiera nella periferia nord della città, con fogli di carta affissi sulla porta con i nomi di alcune aziende, ma non quello della Bac Consulting.

Sul sito, l’unico nominativo presente è quello della persona indicata come Ceo, ossia Cristiana Bársony-Arcidiacono, ma anche su di lei le informazioni a disposizione sono poco attinenti al profilo di produttore di dispositivi di comunicazione. Sul suo Linkedin risulta aver svolto consulenza per importanti organizzazioni e istituzioni internazionali, dall’Unesco alla Commissione europea, mentre dal febbraio 2019 sarebbe a capo della Bac Consulting come amministratrice delegata. Nel frattempo, dal novembre 2021 sarebbe anche EC Evaluation Expert per la Commissione europea, ma da una verifica svolta da Ilfattoquotidiano.it non risulta essere inserita nella lista di tutti i contatti di dipendenti e consulenti dell’Unione europea. Il suo profilo Instagram, invece, è quasi esclusivamente formato da ritratti di soggetti dipinti a matita, uno dei quali compare anche sul sito di Bac Consulting.

Ricercando online la foto del suo profilo Linkedin, però, questa compare anche su un altro sito di un’azienda americana, la Eden Global, che si occupa sempre di consulenza in ambito finanziario, sostenibilità, affari globali, politica, diplomazia, business intelligence, ingegneria, diritto ed economia e presente, si legge, in 11 Paesi, principalmente in Africa, Europa e America Latina. Nella sua presentazione, Bársony-Arcidiacono mostra però un profilo diverso da quello che appare su Linkedin, dove tra l’altro la Eden Global non viene citata: si definisce “ricercatrice, climatologa al CNRS di Parigi, è anche dottoressa in Fisica, Politica, Sostenibilità e Sviluppo aziendale. Ha lavorato per anni come responsabile delle risorse idriche presso l’UNESCO e l’AIEA, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica. I suoi campi di competenza spaziano dalla scienza pura, all’ingegneria e all’innovazione, alla ricerca nucleare, alle energie rinnovabili, alla gestione sostenibile dei rifiuti, all’idrologia, alla modellazione delle acque sotterranee. È anche un’esperta in azioni e programmi umanitari e sociali, con vaste competenze nel settore no-profit”.

Ilfattoquotidiano.it ha tentato di contattare i responsabili della Bac Consulting, ma al momento in cui si scrive non ha ancora ricevuto alcuna risposta, né per telefono né via mail. Lo stesso è stato fatto con la Eden Global, alla quale è stato chiesto via mail di essere messi in contatto con Bársony-Arcidiacono: anche in questo caso, Ilfattoquotidiano.it non ha ancora ricevuto alcuna risposta.

X: @GianniRosini

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