Censura Anpi: i partigiani non vogliono che si ricordi nemmeno Giovanni Gentile
- Postato il 6 febbraio 2025
- Di Libero Quotidiano
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Censura Anpi: i partigiani non vogliono che si ricordi nemmeno Giovanni Gentile
Dopo aver ucciso l'uomo in nome dell'idea, si uccidono le idee di ricordo dell'uomo. Su Giovanni Gentile i postpartigiani di oggi hanno la mira più precisa dei veri partigiani di allora, e tirano dritto al bersaglio. Al solito tutto quello che è fuori dalla prospettiva partitica dell'associazione partigiana (tale non per gli iscritti ormai attorno al 3% ma per il modo di pensare manicheo) la fa insorgere, condannare, stigmatizzare, gridare al fascismo, col consueto repertorio di frasi fatte e di allarmi epocali inutili.
Accade adesso che a Castelvetrano, non proprio l'ombelico del mondo, l'amministrazione comunale intenda commemorare nel 150° della nascita (29 maggio 1875) uno dei suoi figli non proprio di secondo piano, quel Gentile che fu filosofo di riconosciuta caratura, intellettuale di spicco, docente universitario, senatore, ministro della Pubblica istruzione, direttore dell'Enciclopedia italiana che cofondò, presidente dell'Accademia d'Italia. E fascista dalla prima all'ultima ora, fino a quando cioè venne ucciso a Firenze il 15 aprile 1944 da un commando Gap che lo aveva atteso all'ingresso di Villa Montalto al Salviatino.
Fingendosi cinque studenti gli fecero abbassare il finestrino dell'auto e avuta certezza della sua identità Bruno Fanciullacci e compagni lo ferirono mortalmente a colpi d'arma da fuoco.
Ma loro, si disse, non sparavano mica all'uomo dell'idealismo, bensì all'idea. Su quell'assassinio ha condotto una straordinaria indagine e ricostruzione lo storico fiorentino Paolo Paoletti, recentemente scomparso, col volume «Il delitto Gentile, esecutori e mandanti. Novità, mistificazioni e luoghi comuni» (Le Lettere, 2005), che è andato a illuminare le zone d'ombra di un omicidio politico di cui c'è davvero poco da essere orgogliosi, e già all'epoca duramente criticato dal Comitato di liberazione nazionale toscano a eccezione del Partito comunista.
Anzi, Palmiro Togliatti sull'Unità ne rivendicava invece fieramente l'esecuzione. Tutto o quasi noto su Gentile, sul suo ruolo, la sua vita e le sue scelte, mentre i veri misteri sono altrove.
A Castelvetrano Anpi dice e si contraddice come spesso le accade appropriandosi di un ruolo censorio che non possiede e di cui non è delegata su storia, resistenza, costituzione, politica (soprattutto politica), e ricorda che Gentile non prese le distanze dalle Leggi razziali (dimenticando di dire che non firmò mai il Manifesto della razza) e dalla guerra civile 1943-1945.
Tutto o quasi noto anche su questo, e nessuno lo nega. Dal passato di cui si ergono a custodi i postpartigiani si proiettano nel futuro paventando il rischio che la commemorazione possa trasformarsi in una «celebrazione unilaterale», ovviamente con il consueto timore di decontestualizzazione – che va bene per la Shoah, le foibe e tutto quello che fa storcere il naso a Pagliarulo e compagni – e pure di sdoganamento del pensiero filosofico di Gentile «che fu alla base della dittatura mussoliniana».
Poiché per l'associazione prevenire il futuribile è meglio che curare le ferite reali della storia, dirige da subito il traffico: a sinistra via libera con la luce rossa, altrove senso vietato e sbarramenti. Quando Anpi lamenta di non essere stata coinvolta ha ragione: avrebbe davvero molto da dire.
Quell'omicidio fu definito «carognata ingiusta e vigliacca» non da un irriducibile fascista ma da Oriana Fallaci che su certi aspetti della vita vedeva più lontano di tanti altri, come l'attualità conferma. Ecco, la vera notizia sulla commemorazione di Gentile sarebbe il mea culpa dell'Anpi.
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