C’è un cibo (spesso considerato salutare) che potrebbe aumentare il rischio di cancro: il Daily Mail pubblica la ricerca dalla rivista internazionale Nutrients
- Postato il 26 aprile 2025
- World News
- Di Il Fatto Quotidiano
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La carne e la relazione con i tumori sono un’altra volta al centro delle attenzioni degli studiosi. Stavolta, però, non si parla di carne rossa, bensì di quella bianca. Nella fattispecie del pollo, un alimento spesso considerato da molti “salutare” e che, invece, potrebbe nascondere delle insidie. O almeno questa è la conclusione a cui sono arrivati gli esperti dell’Istituto Nazionale di Gastroenterologia — IRCCS “Saverio de Bellis”, in Puglia. A parlarne è anche il Daily Mail, facendo riferimento alla ricerca pubblicata sulla rivista internazionale “Nutrients“.
Lo studio è stato effettuato su 4.869 adulti, per un periodo di tempo lungo 19 anni. Logicamente hanno tenuto conto delle persone che sono decedute, cercando di comprendere se e quale nesso ci fosse con il consumo di pollo. Quindi è stato osservato che i soggetti che consumavano più pollo avevano un rischio di morte più alto del 27% rispetto a chi ne consumava meno.
I partecipanti sono stati intervistati dai medici per raccogliere dettagli sulle loro caratteristiche sociodemografiche, stato di salute, storia personale e fattori di stile di vita, tra cui l’uso di tabacco, abitudini alimentari e livello di istruzione. Ma anche lo stato occupazionale e quello civile. Inoltre il peso, l’altezza e la pressione sanguigna. È anche stato somministrato un questionario dietetico.
Insomma, sono state seguite tutte una serie di accortezze prima di arrivare alla conclusione che il consumo di pollame superiore a 300 g/settimana è associato a un aumento statisticamente significativo del rischio di mortalità sia per tutte le cause che per canto gastrointestinale. Inoltre che il rischio è più alto per gli uomini che per le donne, probabilmente per il ruolo svolto dagli ormoni sessuali.
Una dovuta precisazione. Nello stesso studio si legge nero su bianco: “Nella letteratura scientifica sono presenti poche informazioni, peraltro contrastanti, su questa associazione da noi studiata. Alcuni studi hanno riportato un possibile effetto positivo di un maggiore consumo di carne bianca sul rischio di cancro gastrico, ma hanno sottolineato la necessità di ulteriori studi per confermare questa associazione. Altri studi non hanno riportato alcuna associazione tra l’assunzione di carne rossa, carne lavorata, pesce o pollame e il rischio di cancro al colon o al retto.
Il World Cancer Research Fund Continuous Update Project non ha segnalato alcuna associazione tra l’assunzione di pollame e il rischio di cancro del colon-retto. […] Tuttavia, sono necessari ulteriori studi per confermare i nostri risultati e saperne di più sugli effetti del pollame lavorato. Riteniamo sia importante approfondire la conoscenza degli effetti a lungo termine di questa categoria di alimenti, la carne bianca, ampiamente consumata dalla popolazione mondiale che, forse erroneamente, la ritiene sana in termini assoluti. Riteniamo che sia utile moderare il consumo di carne di pollame, alternandolo con altre fonti proteiche altrettanto preziose, come il pesce. Riteniamo inoltre fondamentale prestare maggiore attenzione ai metodi di cottura, evitando temperature elevate e tempi di cottura prolungati”.
Il sito dell’AIRC specifica: a differenza di quanto avviene per la carne rossa e lavorata, in base ai dati oggi disponibili non è possibile affermare con certezza se il consumo di carne bianca sia o meno associato al rischio di sviluppare tumori. Sempre più studi sottolineano come, oltre alla quantità di carne consumata, anche il tipo di carne e le tecniche di cottura possano influenzare il rischio complessivo. Quel che è certo è che, grazie alle leggi e agli stretti controlli, non vi sono ormoni nella carne che portiamo in tavola. Indipendentemente dal legame tra carne bianca e rischio oncologico, resta valida la raccomandazione degli esperti di ridurre le proteine di origine animale nella dieta e di puntare piuttosto su quelle di origine vegetale.
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