Catanzaro, uomini violenti, l’allarme: «Centri al collasso»

  • Postato il 24 novembre 2025
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Catanzaro, uomini violenti, l’allarme: «Centri al collasso»

Alla vigilia del 25 novembre, la rete Relive denuncia la crisi dei Centri per uomini autori di violenza: accessi triplicati, risorse al minimo e nuove norme insostenibili. A Catanzaro, la presidente Mantelli avverte: «Senza sostegno, cresce il rischio per le donne».


Alla vigilia del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, arriva un allarme che non può essere ignorato. Relive, la rete che riunisce oltre 40 Centri per uomini autori di violenza (Cuav) in Italia, denuncia una situazione ormai critica: accessi triplicati negli ultimi anni, carenza cronica di fondi, carichi di lavoro insostenibili e nuove normative che impongono obblighi irrealizzabili.

UOMINI MALATRATTANTI, L’ALLARME DEI CENTRI ANTI-VIOLENZA

Tra questi Centri figura anche il Cuav del Centro Calabrese di Solidarietà Ets, guidato dalla presidente Isolina Mantelli, che conferma l’emergenza: «I Centri stanno dando tutto quello che possono, ma senza risorse adeguate la prevenzione rischia di fermarsi». Dal 2019, con l’introduzione del Codice Rosso, la partecipazione a un percorso presso un Centro per uomini autori di violenza è diventata condizione necessaria per ottenere la sospensione della pena inferiore a tre anni.

AUMENTO DELLE RICHIESTE E STRUTTURE SOTTOPRESSIONE

Il risultato è stato immediato: un aumento esponenziale delle richieste, che ha messo sotto pressione strutture già fragili. Oggi le risorse economiche, già limitate, devono essere suddivise tra 141 centri e sportelli su tutto il territorio nazionale, senza contare le attività di rete, prevenzione, formazione e sensibilizzazione. Fondi insufficienti per sostenere un lavoro che richiede alta professionalità, interventi in urgenza e équipe formate continuamente. A peggiorare il quadro è intervenuta la legge 168/2023, il cosiddetto “Codice Rosso rafforzato”, che introduce l’obbligo di incontri bisettimanali per gli uomini in trattamento.

FONDI INSUFFICIENTI

Un vincolo definito dagli operatori: inefficace dal punto di vista scientifico, potenzialmente dannoso, in contrasto con l’articolo 6 del Codice Deontologico degli Psicologi, e soprattutto impossibile da sostenere senza un raddoppio delle risorse. Di fatto si chiede ai Centri di fare due volte il lavoro con zero risorse aggiuntive. La normativa prevede inoltre che gli uomini in Codice Rosso debbano versare obbligatoriamente un contributo economico per il percorso, senza alcuna valutazione sulla reale capacità di sostenerlo.

Una misura che contrasta con l’articolo 48 della Convenzione di Istanbul, secondo cui gli obblighi economici devono essere parametrati alle condizioni individuali, per evitare che le ricadute si ripercuotano indirettamente sulle vittime.
Peraltro, questo contributo copre solo una minima parte dei costi reali, lasciando scoperti servizi essenziali. L’effetto della combinazione tra obblighi, richieste in aumento e risorse stagnanti è devastante: liste d’attesa di 4-6 mesi, operatori sotto pressione, rischio concreto di burnout, impossibilità di garantire percorsi continuativi e tempestivi.

MANTELLI, PRESIDENTE RELIVE: «LAVORIAMO SULLE RADICI DELLA VIOLENZA»

La presidente del Centro Calabrese di Solidarietà, Isolina Mantelli, rilancia le parole della presidente nazionale Relive, Alessandra Pauncz, ricordando il senso più profondo del lavoro dei Centri: «La vocazione dei Cuav è il cambiamento sociale, non solo la gestione dell’emergenza. Lavoriamo sulle radici della violenza: senza strumenti adeguati non possiamo farlo». Una prevenzione efficace deve includere tutti gli uomini, non soltanto quelli in carico al Codice Rosso.

SERVE GARANTIRE RISORSE SUFFICIENTI AI CENTRI

«Limitare le risorse significa abbandonare le donne a un rischio maggiore», avverte Mantelli. La rete nazionale formula due richieste precise: eliminare l’obbligo di incontri bisettimanali, giudicato dannoso e incompatibile con le capacità operative dei Centri; garantire risorse adeguate e continuative, per sostenere équipe specializzate, percorsi personalizzati e interventi tempestivi. «I Centri non possono essere lasciati soli a fronteggiare un’emergenza strutturale», ribadiscono Pauncz e Mantelli.

«NON SI PUò FERMARE LA VIOLENZA SENZA STRUMENTI PER FARLO»

«Non si può chiedere ai Cuav di ‘fermare la violenza’ senza dar loro gli strumenti per farlo».
Alla vigilia del 25 novembre, l’appello è chiaro: senza investimenti veri sui Centri che lavorano sugli autori, la sicurezza delle donne non può essere garantita.

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