Catanzaro, arriva il segretario di Area per dire no alla delegittimazione della magistratura
- Postato il 20 maggio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Catanzaro, arriva il segretario di Area per dire no alla delegittimazione della magistratura
Intervista al segretario di Area Zaccaro, a Catanzaro per dire no alla delegittimazione della magistratura dopo l’attacco delle Camere penali: «Basta col bombardamento delle Camere penali. Dire che si fa uso propagandistico del maxi processo significa significa negare l’esistenza della criminalità organizzata»
«Vengo qui per esprimere solidarietà ai magistrati in servizio in Calabria, una terra bella e difficile, in cui vengono sistematicamente delegittimati dal bombardamento delle Camere penali». Parola di Giovanni Zaccaro, segretario di AreaDg. Già componente del Csm, oggi in servizio presso la Corte d’Appello di Roma, oggi, alle 17.30, al secondo piano del Palazzo di giustizia di Catanzaro, Zaccaro interverrà ad un’assemblea che sarà un’occasione di ascolto ma anche un modo per manifestare vicinanza ai colleghi e in particolare a Giovanni Strangis, presidente della sezione Anm del distretto di Catanzaro, attaccato dalle Camere penali dopo un’intervista. L’associazione che riunisce le toghe progressiste vuole pertanto riaffermare che i magistrati del distretto sono impegnati ad esercitare in modo corretto e puntuale l’attività giurisdizionale, senza alcuna forma di asservimento o di compiacenza verso le scelte e valutazioni delle Procure.
In cosa consiste la “delegittimazione” della magistratura e perché viene a Catanzaro?
«Vengo qui per capire. Senza ideologismi né petizioni di principio. Sono pochi i magistrati nativi calabresi in servizio qui. In Calabria, spesso, arrivano magistrati di prima nomina, che alla prima occasione utile tornano a casa. Questo continuo turn over non consente la formazione di una coscienza collettiva forte. La soluzione sarebbe creare una generazione di magistrati con un’età di mezzo che poi passa il testimone alle generazioni successive. Mi rendo conto che è un problema delle periferie. Ma non è giusto che colleghi di prima nomina si facciano carico di contrapposizioni come quella fra le Camere penali e le Procure. Le legittimazione della funzione è una cosa importante».
Delegittimazione, un leit motiv è quello dei maxi processi antimafia. Le Camere penali ne contestano addirittura l’uso “propagandistico”, parlano di “spettacolarizzazione” della giustizia. Come se la lotta alla ‘ndrangheta fosse uno show…
«Vero che i maxi processi siano difficile da gestire. Ma non sono un vezzo dei magistrati, né di quelli inquirenti né di quelli giudicanti. L’esistenza stessa della criminalità organizzata ne impone la trattazione. Negare la necessità dei maxi processi significa negare l’esistenza stessa della criminalità organizzata. Quando si fronteggiano sistemi criminali pervasivi, diventa necessario portare a processo più persone. Non capisco cosa voglia dire uso strumentale o propagandistico o addirittura spettacolare del maxi processo. Chi contesta il maxi processo contesta forse l’esistenza di un’organizzazione criminale con numerosi affiliati? L’accusa di spettacolarizzazione poi la si rivolge anche a chi fa indagini o processi contro la PA. Ma è un’accusa che viene mossa da associazioni di avvocati che a loro volta hanno giornali che li mettono in prima fila. Sbagliato trasformare in show le vicende giudiziarie. Molti avvocati colgono l’occasione dei processi di grande eco mediatica per cercare una ribalta nazionale. Quella non è spettacolarizzazione?».
I penalisti contestano, inoltre, un presunto appiattimento alle Procure da parte dei giudicanti. Ma spesso registriamo assoluzioni a fronte di richieste di condanna. Inoltre, si attacca il cosiddetto “super procuratore”. Forse con riferimento al procuratore Nicola Gratteri. E ora che è in servizio a Napoli, si attacca il “metodo Gratteri”…
«Non so se esista un super procuratore o un metodo Gratteri. Mi fa sorridere l’atteggiamento delle Camere penali che contestano il cosiddetto super procuratore e contemporaneamente spingono per la separazione delle carriere che creerà procuratori più concentrati sulla loro ipotesi accusatoria, qualcosa di vicino ai cosiddetti super procuratori. Si tratta di un’aporia. Io comunque non vengo a Catanzaro per schierarmi con Gratteri o contro le Camere penali. Gratteri e i procuratori del distretto come Guarascio o Falvo hanno le spalle larghe, si difendono da soli e non hanno certo bisogno di me. Le Camere penali bombardano. E i procuratori, che hanno capacità dialettica, reagiscono. In mezzo ci sono quelli che devono scrivere le sentenze e si sentono danneggiati da continue polemiche. Il mio sostegno va a quei giovani magistrati che lavorano molte ore al giorno. Spesso lavorano in Calabria come prima sede e vengono sistematicamente e inutilmente delegittimati. Già operano in condizioni logistiche difficili. Se il giovane gip, per esempio, che non si era mai misurato con maxi inchieste, non arresta, è lento e allora vince la criminalità organizzata. Se arresta, è vittima della prepotenza dei super procuratori. Ma se li delegittimiamo sistematicamente, alla prima occasione se ne andranno dalla Calabria. Anche questo incide sul periodico svuotamento degli uffici. Questi ragazzi meritano sostegno, non delegittimazione».
Si parla spesso di giustizia penale, poco di quella civile…
«Mi schiero con chi lavora nel penale e nel civile. Si parla spesso di giustizia penale ma la giustizia al servizio del cittadino è soprattutto quella civile, quella del lavoro. Dovremmo trovare il modo di rendere più efficiente la giustizia civile e quella del lavoro. Altrimenti, il cittadino insoddisfatto cercherà una sponda nella criminalità organizzata».
La riforma della giustizia è terreno di scontro. Uno dei temi più dibattuti è quello della separazione delle carriere…
«Con conferenze stampa di grande impatto mediatico, i penalisti dicono che vogliono la separazione delle carriere, che favorirà un modello di pm come quello che abbiamo in America, dove i pm spettacolarizzano la loro immagine. La separazione delle carriere rischia di assoggettare il pm alle volontà delle maggioranze di turno, con sacrificio dei diritti dei cittadini, soprattutto quelli più deboli. Non riesco a capire come mai i penalisti contestino l’immagine del super procuratore e il maxi processo mediatico e vogliano contemporaneamente separare i magistrati inquirenti da quelli giudicanti. Perché così si rafforza proprio l’immagine del pm-poliziotto che dicono di avversare. Se fossero veramente a favore della presunzione di innocenza, dovrebbero, invece, avversare la riforma Nordio. E pretendere che i pm abbiano anche la mentalità del giudice, perché così il risultato sarà l’applicazione imparziale della legge. Un pm espressione della maggioranza perderà la bussola dell’imparzialità avendo come unico obiettivo la condanna, come accade nel processo anglosassone. I pm sono magistrati come gli altri, devono ricercare la verità. Oggi la metà dei processi finisce con un’assoluzione. Se si tolgono i pm dal potere giudiziario, diventeranno quello che i penalisti temono sia diventata la Procura. Quello che contestano, diventerà regola. Al di là dell’incoerenza logica, è ovvio che il disegno sia quello di rendere non indipendente il pm per farlo indagare su quello che la maggioranza di turno vuole. Non andrà a indagare sul potente di turno, ma sul ladro di galline».
Perché fa riferimento agli Usa?
«Vediamo cosa accade negli Usa, indicati come esempio di civiltà giuridica. Vince le elezioni Trump, e per ordine della sua amministrazione cessano le accuse nei confronti del sindaco di NY che lo aveva sostenuto in campagna elettorale ed era accusato di malversazioni. Quando vinse Biden cessarono le indagini sul figlio. Così il pm dopo la riforma, a seconda degli obiettivi del governo, se la prenderà con gli zingari o gli evasori e i corruttori. Nei Paesi veramente democratici, la giurisdizione prescinde dalle maggioranze di turno. Ora i giudici italiani non convalidano i trattenimenti degli stranieri che hanno diritto allo status di rifugiato, che è insopprimibile. Se seguissero la volontà di molti cittadini, farebbero diversamente. Se decide la maggioranza del momento e non si applica la giustizia in modo imparziale, viene liberato Barabba e non Gesù».
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