Caso Palamara, ultimo colpo di spugna: la giudice che trattava le nomine in chat promossa a capo della Corte d’Appello

  • Postato il 18 giugno 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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È una dei magistrati che interagivano in modo più sfacciato con Luca Palamara, l’ex pm radiato al centro dello scandalo nomine. Ma non ha mai subito conseguenze per questo: il processo disciplinare si è chiuso con l’assoluzione per “scarsa rilevanza” dei fatti. E ora Marilena Rizzo, 66enne ex presidente del Tribunale di Firenze, si avvia a chiudere la carriera nel prestigioso ruolo di presidente della Corte d’Appello di Bologna. Mercoledì infatti il Consiglio superiore della magistratura approverà quasi certamente la proposta di maggioranza della Quinta Commissione, competente sugli incarichi direttivi, che l’ha indicata per la poltrona con tre voti su sei, nonostante gli eloquenti messaggi scambiati tra il 2017 e il 2018 con Palamara, allora consigliere del Csm (presidente proprio della Commissione nomine) e leader indiscusso della sua corrente, Unità per la Costituzione (UniCost), di orientamento centrista. Nelle conversazioni – acquisite dalla Procura di Perugia nell’indagine sull’ex magistrato – Rizzo lo istruiva dettagliatamente sui nomi da “spingere” ai vertici degli uffici giudiziari toscani, selezionati sulla base dell’appartenenza al gruppo e delle ricadute in termini politico-elettorali sul territorio.

Emblematico in questo senso il messaggio in cui la giudice scrive a Palamara per “fare il punto sulle nomine in corso per gli incarichi semidirettivi in Toscana”, elencando i posti a concorso e i candidati amici: “Per il posto di presidente di sezione al Tribunale di Firenze partecipa la nostra Maria Cannizzaro, che peraltro partecipa anche a presidente di sezione in Corte d’Appello (il primo posto utile tra questi due va bene). Per il posto di presidente di sezione del Tribunale di Pistoia molto valido è Giuseppe Pezzuti, su cui potrebbe convergere anche Mi (Magistratura indipendente, la corrente conservatrice, ndr). Per presidente di sezione del Tribunale Livorno concorre il nostro Dal Forno, che lavora già presso quel Tribunale come giudice. Fammi sapere qualcosa”, scriveva.

Nei mesi successivi, poi, insisteva ricordando al suo leader l’importanza di nominare i membri di UniCost per rafforzare il consenso alla corrente in Toscana: “Cannizzaro è dei nostri e ci tiene moltissimo”, “Ti vorrei ricordare quanta aspettativa abbia il gruppo toscano sul nome di Giuseppe Pezzuti. Questa nomina è vissuta come un braccio di forza (sic, ndr) con Mi e perdere ci squalificherebbe”. La partita però non va nel senso sperato: “Purtroppo è andata male, abbiamo fatto l’impossibile”, le relaziona Palamara. E lei: “Caspita! Chi ci ha traditi?”. Altre volte era Palamara a chiederle istruzioni, sempre nell’ottica di promuovere i candidati di corrente: “Su Tribunale minorenni Firenze che dici?”. “Non mi risultano colleghi a noi vicini“, risponde Rizzo.

Mentre l’ex pm è stato rimosso dalla magistratura, però, la giudice è uscita indenne dal processo disciplinare e non ha dovuto nemmeno rinunciare al ruolo di presidente del Tribunale di Firenze: a luglio 2023 il Csm ha deliberato a maggioranza la sua conferma nell’incarico, sostenendo che l'”analisi delle chat” non consentisse “di desumere la mancanza di indipendenza da condizionamenti derivanti da logiche correntizie”. E ora, in una perfetta chiusura del cerchio, Rizzo viaggia a gonfie vele verso la promozione al vertice della Corte d’Appello bolognese: a votare per lei in Commissione sono stati il laico renziano Ernesto Carbone e i togati Michele Forziati (Unicost) ed Eligio Paolini (Magistratura indipendente), mentre per lo sfidante Guido Federico, presidente di sezione di Corte d’Appello ad Ancona, si sono espressi i togati progressisti Maurizio Carbone (Area) e Mimma Miele (Magistratura democratica). Astenuta Claudia Eccher, laica eletta in quota Lega.

L’episodio è solo l’ultimo dei colpi di spugna sul caso Palamara: il Csm ha già graziato vari magistrati dalle chat particolarmente compromettenti, come Vittorio Masia (confermato alla presidenza del Tribunale di Brescia) e Paolo Auriemma, nominato procuratore di Rieti. Insomma, viene quasi da dare ragione al ministro della Giustizia Carlo Nordio quando afferma – come ha fatto pochi giorni fa – che sullo scandalo “molto è stato insabbiato”. C’è solo un problema: lui stesso ha nominato dirigente del dicastero Rosa Patrizia Sinisi, che per anni ha raccomandato a Palamara magistrati amici per i vertici degli uffici giudiziari di tutta la Puglia. Perché sparare sul “sistema” è facile, ma averci a che fare molto meno.

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Il Fatto Quotidiano

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