Caso Occhiuto, se la giustizia si allarga fino a spazzare la politica
- Postato il 15 giugno 2025
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Il Quotidiano del Sud
Caso Occhiuto, se la giustizia si allarga fino a spazzare la politica
L’avviso di garanzia al presidente della Regione Roberto Occhiuto (e ad altre quattro persone) per corruzione, concorso in corruzione (e, in alcuni casi, truffa) è una vicenda sulla quale si dovrebbe riflettere.
L’avviso di garanzia al presidente della Regione (e ad altre quattro persone) per corruzione, concorso in corruzione (e, in alcuni casi, truffa) è una vicenda sulla quale si dovrebbe riflettere. Tutti: società civile, magistratura, mondo della politica. Certo, l’azione penale è obbligatoria, ma qui, oltre alle persone e la legalità, c’è da salvare un’istituzione come la Regione, fondamentale in un territorio difficile e tormentato come la Calabria.
Sia chiaro, Roberto Occhiuto non ha bisogno di essere difeso. Lo ha fatto benissimo (dal punto di vista mediatico) nel breve video su Instagram dove è parso efficace e credibile. Soprattutto dove ha detto: “Col piffero che sono sereno…perché essere inserito in un elenco di indagati, per me è una cosa infamante come se mi avessero accusato di omicidio”.
Penso che anche io, anche voi che ci riteniamo persone oneste, diremmo la stessa cosa. E fare politica (da qualunque lato, anche da quello contrario al mio) non vuol dire essere automaticamente persone disoneste.
Mi direte, ma un avviso di garanzia non si nega a nessuno e non vuol dire che Occhiuto sia colpevole di qualcosa. Certo, lo sappiamo benissimo, ma andate a raccontarlo all’opinione pubblica. Sui giornali, dal momento che sappiamo degli avvisi di garanzia, mica possiamo tenerli nascosti e lui stesso ha deciso di uscire allo scoperto. Risultato, una buona parte dei cittadini calabresi è già sicura del fatto che il presidente della Calabria ha commesso uno o più reati e, prima che si arrivi a un rinvio a giudizio o a un proscioglimento, ci vorranno mesi. Per un’eventuale sentenza, anni.
Intanto? Intanto comincerà una stucchevole discussione: deve dimettersi? Deve restare anche se, probabilmente, un po’ indebolito? Si ricandiderà? Ne approfitterà per mandare tutti a quel paese e dedicarsi alla sua salute come gli consigliano di fare i medici?
Sto dicendo che i magistrati dovrebbero pensarci due volte prima di perseguire il presidente di una Regione a meno di cose gravissime? Ebbene, sì. Mi prendo la responsabilità di dirlo.
Guardate il caso di Mario Oliverio lo hanno indagato per cose apparentemente gravissime portando il suo partito (il Pd) alla scelta (dolorosa o sbagliata che fosse) di non ricandidarlo e, adesso, processo dopo processo, Oliverio sta uscendo assolto da tutte le accuse. O la vicenda di Maria Ventura che, nel 2021, dovette ritirare la sua candidatura perché una delle sue aziende era stata raggiunta da un’interdittiva antimafia.
Nel 2024 è uscita del tutto pulita, ma a chi importa? E se la stessa cosa si ripetesse per Occhiuto, poniamo, dopo una sua eventuale decisione di dimettersi? Chi gli restituirebbe il tempo perduto?
E l’obbligatorietà dell’azione penale? Non suoni come una provocazione, ma secondo me potrebbe essere sospesa durante il mandato se i fatti non si riferiscono all’attività di governatore. Cioè, l’ipotesi di reato è precedente o è al di sotto di una certa soglia di gravità? Si può arrivare a stabilire che il governatore verrà indagato dopo la scadenza del mandato. Vi sembra un’idea balzana?
Intanto il concetto di immunità parlamentare, per quanto attenuato, esiste ancora e non si vede perché non potrebbe essere esteso ai presidenti delle regioni. E in altri paesi (vedi gli Stati Uniti) il presidente ha un’immunità (parziale, ma piuttosto larga) per gli atti compiuti durante il mandato.
Ma al di là di questi aspetti di architettura giuridica che non spettano al sottoscritto, leggendo le carte finora disponibili, si capisce che le ipotesi di reato sono in gran parte da costruire. Cioè, ci sono dei fatti che portano a ipotizzare che, in cambio di una prestazione, ci sia stata una contropartita, un favore. Ma il collegamento non sembra ancora abbastanza precisato. Certo, dobbiamo lasciare che gli inquirenti completino il loro lavoro. Ma intanto…
Il fatto è che, in queste situazioni sembra che il giudizio sulla politica e sulle persone che sono state elette passi dagli elettori al diritto penale. Cioè, il cittadino, ovviamente, non può indagare sui candidati e li vota o non li vota in base a quello che sa. Poi arriva la giustizia e, con poche mosse, spazza via la politica. In questa regione è successo quasi in tutte le legislature. Alzi la mano chi conosce un presidente degli ultimi cinque che non abbia ricevuto almeno un avviso di garanzia. E quanti sindaci (su un totale di circa ottomila) sono stati raggiunti da provvedimenti analoghi per i motivi più svariati? Un sindaco calabrese deve stare attento che a una festa di nozze a cui viene invitato non sia presente un uomo delle cosche. Dovrà chiedere i documenti a tutti per accertarsene?
Cosa significa questo? Che siamo un popolo di cretini che ha bisogno, dopo ogni tornata elettorale, che una rediviva “mani pulite” ci mostri dove abbiamo sbagliato e ci faccia vedere le terribili colpe di cui i nostri eletti si sono macchiati o si macchieranno? Questa estensione del diritto penale alla politica e alla vita di tutti i giorni, non può funzionare. Ed è, certamente, una delle cause della disaffezione al voto.
Mi direte: facile moralizzare i moralizzatori, ma se ci sono dei reati? Se ci sono dei reati si perseguono. Ma, qui, le statistiche dovrebbero aiutarci e aiutare la magistratura a capire meglio: se su tot politici inquisiti, la maggior parte (spesso dopo anni) finisce assolta, vuol dire che qualcosa non funziona: o è troppo facile inquisire, o i magistrati inquirenti non riescono a farsi capire bene da quelli giudicanti. E, intanto, la vita di molte persone va in rovina.
E c’è un altro punto che vorrei sottolineare. Quello della scarsa trasparenza di questa vicenda dal punto di vista dell’informazione. Vediamo: Occhiuto e altre quattro persone vengono indagati per corruzione. Per due di loro sembra ci sia stata una richiesta di misura cautelare respinta dal Gip. Poi, Occhiuto ha liberamente e legittimamente deciso di rendere pubblica la faccenda e di lanciare il suo allarme. Gli inquirenti, invece, sono rimasti abbottonatissimi: a qualunque domanda dei giornalisti rispondono che non possono e non vogliono dire niente. Occhiuto chiede di essere sentito, ma gli fanno capire che, per ora, non è cosa. Le carte, quindi escono, per canali “laterali” e sui giornali, cerchiamo di far capire quello che è possibile.
Ma secondo voi, l’opinione pubblica, non avrebbe il diritto (visto che uno degli indagati è presidente della Regione Calabria) a conoscere con precisione i reati ipotizzati e i fatti di cui si parla? Gli indagati hanno ricevuto gli avvisi di garanzia ad essi dovuti, nulla vieta, quindi, che possano essere resi pubblici come è successo in tanti altri casi.
Dal momento che l’inchiesta è nota, non sarebbe più sano che i cittadini calabresi fossero messi nelle condizioni di sapere se il loro presidente è indagato per fatti gravi o meno gravi? Per fatti commessi nell’esercizio del suo mandato o precedenti o “esterni”? Forse qualcuno pensa che non siamo abbastanza maturi per sapere?
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