Carlo Calenda, l’uomo del centro che sbanda sempre a destra: “Meloni meglio di Schlein. Vorrei Crosetto, Tajani e Giorgetti”

  • Postato il 30 ottobre 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Carlo Calenda sarà anche l’uomo del centro, eppure tende vistosamente a destra. Intervistato da Francesca Biagiotti su Rainews 24, l’inclinazione verso i conservatori emerge, nitidamente, nel frangente del gioco della torre. Giù dal precipizio finiscono sempre gli esponenti di sinistra, a destra tutti salvi. Per gioco, s’intende. “Tra Schlein e Meloni?” chiede la giornalista. “Schlein – sentenzia l’ex ministro -, mi sta più simpatica la Meloni”. Per carità, mica condivide l’orientamento di Fratelli d’Italia. “Non sono più vicino alle posizioni di Meloni ma mi sta più simpatica, facciamo un gioco ovviamente. Perché almeno dice quello che pensa, lo dice pure un po’ in romanaccio”. E la leader del Partito democratico? “Non capisco mai quello che dice”, replica Calenda tranchant. E Giuseppe Conte? “Non ne parliamo neanche… è quello che governava con Salvini felice e contento, poi governa con la sinistra felice e contento, poi è amico di Trump e amico di Putin, e avrebbe fatto finire la guerra proprio chiamando Putin”. Dunque Calenda, a sinistra, vede solo il deserto. Giù dalla torre finisce anche il suo ex gemello centrista, Matteo Renzi. Insieme avrebbero dovuto battezzare il terzo polo, ma il sogno è svanito subito, tra litigi e consensi al lumicino.

La destra invece pullula di stimabili leader e molti di loro, Calenda, li accoglierebbe volentieri in una formazione liberal democratica, ovviamente centrista. “Chi ci vorrebbe in questo partito?”, chiede Biagiotti. “Tutti quelli che vogliono venire, i riformisti, bravi amministratori. Gori, Gentiloni…”. L’ala dem più distante da Schlein, che ammicca al centro e sostiene il riarmo europeo a spada tratta. Benvenuto sarebbe anche Antonio Tajani, “una persona con cui condivido delle cose e con cui si può parlare”. Il ministro forzista piace a Calenda, meno la classe dirigente di Forza Italia, soprattutto in Sicilia. “Sto facendo una battaglia contro Schifani per il commissariamento delle Sicilia”, dice l’uomo di Azione. Che apprezza anche Guido Crosetto, il ministro di Fratelli d’Italia, “una persona seria”. Come leader e candidato alla presidenza del consiglio però sarebbe troppo: “Ma no Crosetto fa molto bene il lavoro che fa, era il suo settore”. Il titolare della Difesa infatti è passato senza batter ciglia dall’associazione delle imprese delle armi (l’Aiad) al governo con Meloni. Un altro ministro merita l’elogio di Calenda, stavolta del Carroccio: “Giancarlo Giorgetti è una persona ragionevole come ce ne sono altre nella Lega, penso a Luca Zaia, che non c’entrano niente con Salvini. Non capisco perché debbano subire Salvini e Vannacci.

Certo, le possibilità di avere in squadra i fuoriclasse della destra scarseggiano e Calenda lo sa: “Le dico chi mi piacerebbe, ma aggiungo, che possibilità ci sono che vengano? Non lo so”. Eppure il centrista non smette di crederci. Tutti insieme gli uomini della destra, nella formazione di Calenda, che ha già battezzato la truppa nel nome dell’Ucraina: “Li potremmo chiamare ‘i volenterosi’, quelli che vogliono smettere di scannarsi tutti i giorni sulle stupidaggini”. L’unica bocciatura, fuori dal recinto di sinistra, è per l’ex amico e ora arcirivale. “Tra Schlein e Renzi?” “Butto giù Renzi”. “Tra Renzi e Meloni?” “Butto giù Renzi”. “Tra Renzi e Tajani?” “Boh… Tajani. Perché, poverino una volta lo devo salvare, Renzi”.

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