Carcere di Marassi, detenuto tenta di dare fuoco alla cella e poi aggredisce 8 agenti con una lametta
- Postato il 16 ottobre 2025
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- Di Il Vostro Giornale
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Liguria Un detenuto del carcere di Marassi a Genova si è reso protagonista di un grave episodio di violenza: ha aggredito otto agenti della polizia penitenziaria, provocando ferite per un totale di 92 giorni di prognosi.
Secondo quanto riferito da Fabio Pagani, segretario regionale della Uil Pa Polizia Penitenziaria, l’uomo, recluso nella sesta sezione per reati di violenza sessuale, intorno alle 23 si è barricato in cella e ha tentato di appiccare un incendio.
Gli agenti sono intervenuti per evitare conseguenze più gravi, entrando in un ambiente devastato e privo di illuminazione, trovandosi di fronte il detenuto armato di lamette e di parti del mobilio. “Un vero e proprio bollettino di guerra” commenta Pagani, spiegando che i poliziotti sono stati trasportati d’urgenza in ospedale con prognosi tra i 7 e i 25 giorni.
“Per salvare la vita al violento detenuto la polizia penitenziaria conta ancora una volta feriti”, aggiunge il sindacalista, che esprime solidarietà al personale coinvolto e auspica una pronta guarigione.
Pagani sollecita infine il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e il Ministero della Giustizia ad accelerare sulla revisione del modello custodiale e a costituirsi parte civile nei procedimenti penali contro i detenuti responsabili di aggressioni agli operatori.
“Colpa e conseguenza della protesta sconsiderata e incomprensibile di un uomo da poco detenuto a Marassi” aggiunge Vincenzo Tristaino, segretario per la Liguria del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE. “L’uomo, un nordafricano psichiatrico di circa trent’anni, è andato in escandescenza barricandosi in cella, durante l’intervento di sbarricamento otto colleghi si sono fatti male, soggetto alto grosso e violento. Solo grazie al tempestivo intervento di quest’ultimi, dunque, l’uomo veniva contenuto e riportato alla calma, anche con l’ausilio del personale medico”.
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, esprime solidarietà ai poliziotti contusi e denuncia: “Sono stati momenti di grande tensione e pericolo, gestiti però con grande coraggio e professionalità dai poliziotti penitenziari, che sono stati anche minacciati insultati e colpiti dall’uomo. L’evento è stato particolarmente ma è stato gestito al meglio dalla Polizia Penitenziaria, che paga pesantemente in termini di stress e operatività questi gravi e continui episodi critici. Ai colleghi contusi va la nostra vicinanza e solidarietà nonché un ringraziamento particolare per l’intervento che, incuranti di qualsiasi pericolo e nonostante le conseguenze riportate, ha permesso di bloccare il violento”. “La delusione è profonda. Di fronte a episodi così gravi e frequenti non è più sufficiente esprimere dispiacere: servono misure urgenti e concrete”, rimarca Capece.
“Nelle carceri della Nazione si deve ristabilire il rispetto della legalità e delle regole del sistema penitenziario. Il personale è allo stremo, logorato da turni massacranti, carichi di lavoro insostenibili e da una burocrazia che continua a penalizzare gli operatori in uniforme”.
“È una violenza che non si placa – aggiunge Tristaino – a causa di una popolazione detenuta che non rispetta più niente e nessuno. Torniamo a chiedere che queste persone vengano trasferite in istituti dove devono scontare la pena in regime detentivo chiuso, fino a quando non imparano a rispettare la Polizia penitenziaria e tutti gli altri operatori. Non è più tollerabile che ogni giorno ci siano agenti feriti, a volte anche in maniera grave. Chiediamo anche l’applicazione del regime di cui all’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede particolari restrizioni, perché questi detenuti mettono a rischio l’ordine e la sicurezza negli istituti, anche attraverso possibili fenomeni emulativi”.