Cancro alla prostata, quasi 500mila italiani colpiti: si sta diffondendo, l’allarme che fa tremare la sanità pubblica
- Postato il 14 settembre 2025
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- Di Blitz
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In Italia sono oltre 485mila gli uomini attualmente vivi dopo una diagnosi di tumore alla prostata, una cifra destinata a crescere.
Questi dati emergono dall’ultimo rapporto della Fondazione AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), che evidenzia come il carcinoma prostatico sia oggi il tumore più frequente tra la popolazione maschile italiana, riflettendo una tendenza comune ai Paesi occidentali. Nonostante i tassi di sopravvivenza a 5 anni superino il 90%, l’impatto clinico e sociale rimane rilevante: in Italia si registrano oltre 8.200 decessi annuali correlati alla malattia, un numero che si prevede in aumento parallelamente all’invecchiamento della popolazione e all’incremento dell’incidenza tumorale.
Come sottolineato da Saverio Cinieri, presidente della Fondazione AIOM e direttore dell’Oncologia Medica presso l’Ospedale Perrino di Brindisi, «il carcinoma prostatico rappresenta oggi un’emergenza sanitaria crescente, anche a causa di fattori modificabili legati agli stili di vita». Tra questi, il fumo di sigaretta e l’obesità giocano un ruolo determinante: il tabagismo aumenta del 20% il rischio di sviluppare il tumore, mentre l’obesità è associata a forme più aggressive e letali della neoplasia. In Italia, infatti, il 27% degli uomini adulti fuma e l’11% presenta un grave eccesso di peso, condizioni che, insieme a malattie croniche come diabete e sindrome metabolica, contribuiscono a peggiorare il quadro epidemiologico.
Per sensibilizzare la popolazione maschile, AIOM e Fondazione AIOM hanno aderito al Tour Mediterraneo della nave Amerigo Vespucci, un’iniziativa che ha visto oncologi e volontari impegnati nella distribuzione di materiale informativo e nell’illustrazione di strategie preventive. Al tour hanno partecipato anche Fondazione AIRC e la Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica (SIRM), sottolineando l’importanza di campagne di educazione sanitaria mirate. Cinieri ha evidenziato come «un’attività fisica regolare riduca il rischio di progressione della malattia e la mortalità, confermando l’importanza della prevenzione primaria in assenza di programmi di screening strutturati».
Diagnosi, trattamenti e innovazioni terapeutiche
Il tumore alla prostata nelle fasi iniziali è spesso asintomatico, rendendo difficile una diagnosi precoce. Marco Maruzzo, direttore dell’UOC Oncologia 3 dell’Istituto Oncologico Veneto, spiega che «con il progredire della malattia possono manifestarsi segni come ridotta potenza del getto urinario, ematuria o dolore». Le opzioni terapeutiche variano in base allo stadio e all’aggressività della neoplasia: dalla sorveglianza attiva per i tumori poco aggressivi, fino alla chirurgia, radioterapia e terapia ormonale per ridurre la produzione di androgeni che alimentano la crescita tumorale.
Negli ultimi anni, le terapie ormonali di nuova generazione hanno ampliato le possibilità di cura, soprattutto per i pazienti con tumore non metastatico resistente alla castrazione medica e per quelli con carcinoma metastatico sensibile agli ormoni. «Questi trattamenti orali, caratterizzati da un ottimo profilo di tollerabilità, consentono un controllo prolungato della malattia», aggiunge Maruzzo, «e l’associazione di alcune molecole con la chemioterapia può portare benefici significativi, soprattutto in casi di malattia più avanzata».

Un ulteriore strumento di prevenzione riguarda il monitoraggio delle categorie a rischio genetico. Nicola Silvestris, segretario nazionale AIOM, ricorda come la familiarità rappresenti un fattore cruciale: «In presenza di un parente di primo grado affetto, il rischio di tumore alla prostata raddoppia. Circa il 10% delle neoplasie prostatiche ha una base eredo-familiare, spesso caratterizzata da diagnosi più precoci». Grazie a test genetici specifici, è possibile identificare portatori di varianti patogenetiche, come quelle nei geni BRCA, e indirizzarli verso percorsi di monitoraggio intensificato o terapie mirate.
Questi temi sono stati al centro degli incontri del Tour Vespucci, che ha raggiunto migliaia di persone con l’obiettivo di diffondere la cultura della prevenzione e aggiornare sulla progressione scientifica nella lotta contro il tumore alla prostata. L’iniziativa ha ricevuto il sostegno di importanti realtà del settore, tra cui Bayer Italia, che ha sottolineato l’importanza di campagne di sensibilizzazione e la necessità di ampliare le opzioni terapeutiche.
La sfida posta dal tumore della prostata richiede quindi un approccio multidisciplinare che coniughi prevenzione, diagnosi precoce, innovazione terapeutica e supporto psicologico, in un contesto di crescente attenzione alle esigenze dei pazienti e di investimenti nella ricerca oncologica italiana.
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