Canapa, il governo chiude il sito di un’azienda per un olio (senza Thc) destinato agli animali: “Sull’orlo del fallimento, chiederemo i danni”

  • Postato il 7 settembre 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Chi fa impresa va sostenuto e agevolato, non vessato”, aveva promesso Giorgia Meloni all’indomani del trionfo elettorale. Il principio, tuttavia, evidentemente non vale per le imprese della filiera della canapa. Lo ha imparato a sue spese Jacopo Paolini, Ceo e fondatore dell’azienda Enecta. “Quando ho visto il sito per le vendite irraggiungibile online, ho pensato ad un attacco informatico, invece era un ordine del ministero della Salute”. Per via di un olio di canapa ad uso veterinario privo di Thc (il principio attivo vietato poiché stupefacente) la Direzione Generale della Salute Animale ha ordinato la chiusura della piattaforma di e-commerce. Aruba, il fornitore del servizio di rete, ha eseguito: Enecta non è stata neppure avvisata. Risultato: la pagina web – per la vendita di prodotti derivati dalla canapa – inaccessibile ai clienti per due mesi e mezzo, dal 5 maggio al 19 luglio. Il fatturato è crollato dell’80 per cento, con l’azienda in bilico sulla sopravvivenza. “Il ministero poteva inibire la vendita del singolo prodotto, invece ha preferito chiudere l’intero catalogo con un provvedimento del tutto sproporzionato”, dice al Fatto.it l’avvocata Lucia Annichiarico.

L’odissea burocratica – Paolini ha brancolato nel buio per due settimane, cercando di capire l’origine del blocco: nessuna notifica è giunta dal dicastero. Così il 20 maggio ha presentato una denuncia alla Polizia Postale. Solo tre giorni dopo, grazie ad un formale richiesta all’indirizzo di Aruba, ha scoperto lo zampino del ministero della Salute: l’oscuramento del sito è il frutto di un provvedimento amministrativo. Il 30 maggio Paolini invia una nota al dicastero guidato da Orazio Schillaci, per chiedere la visione del documento e la rimozione del blocco. Il 19 giugno, finalmente, legge il contenuto del decreto n. 28/2025 del 29 aprile che ordina la chiusura del sito. Il provvedimento è pubblicato sul portale del Ministero della Salute, nel rispetto della legge n. 69 del 18 giugno 2009. Il giorno dopo, 20 giugno, l’avvocata Annichiarico chiede formalmente al dicastero la revoca del blocco e la possibilità di tornare online. Ma Il decreto ministeriale non cita neppure il prodotto per animali incriminato. Jacopo Paolini dunque avvia interlocuzioni con la Direzione Generale della Salute Animale, scopre l’arcano e l’accordo è chiuso in poco tempo: Enecta cancella l’olio di canapa veterinario dal catalogo di vendita e il 30 giugno il ministero ordina la revoca del blocco con il decreto n. 55/2025. Il 19 luglio la piattaforma di e-commerce è di nuovo online.

Il ricorso al tar contro il ministero della Salute e il danno economico – Ma la partita non è chiusa: il 27 giugno Enecta ha presentato un ricorso al Tribunale amministrativo del Lazio. Il prossimo passo sarà la richiesta di risarcimento danni: in due mesi le visite al sito sono crollate da 60mila a poco più di 25mila, sostiene l’azienda. Il fatturato ha subito una perdita stimata tra i 150mila e i 200mila euro. Costi legali, consulenze, notti insonni, reputazione: secondo Enecta, alcuni clienti hanno pensato che l’azienda avesse infranto la legge, altri hanno associato il blocco al Decreto sicurezza. Invece il bando al fiore della canapa, sancito dall’articolo 18, non c’entra nulla con l’odissea burocratica di Enecta.

Nel mirino del ministero non c’è la cannabis light, stavolta, bensì un olio di canapa per animali: il “Premium Hemp Oil for Pets”. Le analisi firmate dalla società Ambralife certificano l’assenza di Thc. Secondo Enecta è un mangime complementare per cani e gatti. Invece per gli uffici guidati da Schillaci è un medicinale veterinario, dunque serve l’autorizzazione del ministero. Ecco perché la Direzione della Salute Animale ha ordinato di oscurare il sito, citando la violazione dell’articolo 5 del regolamento Ue 2019/6 e del decreto legislativo del 7 dicembre 2023. L’azienda ribatte che il prodotto non esibisce indicazioni terapeutiche e il catalogo non rivendica capacità di prevenzione, diagnosi, trattamento di malattie o effetti farmacologici. Enecta cita le sentenze della Corte di Giustizia europea e le pronunce dell’Agenzia Europea per i Medicinali (Ema), per sostenere un principio: la qualificazione come “medicinale” dipende non solo dalla sua composizione, ma anche dalla presentazione commerciale e dalle indicazioni pubblicitarie. In ogni caso, prodotti contenenti Cbd o basso contenuto di Thc, non rientrano automaticamente tra i medicinali veterinari. Il medico veterinario Ruggero Amato, specializzato sulla cannabis, conferma la versione di Enecta: “Il prodotto è composto da olio di canapa e non da cannabinoidi, dunque rientra tranquillamente tra i mangimi complementari per animali”.

La guerra del governo al Cbd – Resta il dubbio sulla proporzionalità del provvedimento: su ordine del ministero, un’azienda italiana ha rischiato di fallire per un olio di canapa privo di sostanze stupefacenti, un solo prodotto in un catalogo di 30. Il problema è il Cbd, che può essere presente nell’olio di canapa: il ministero della Salute lo ha inserito inserito nella lista dei medicinali stupefacenti con il contestatissimo decreto del 27 giugno 2024. Eppure, non esistono evidenze scientifiche sugli effetti psicoattivi del cannabidiolo.

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Il Fatto Quotidiano

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