Calo delle nascite, le prediche ideologiche e i bonus sono inutili: bisogna rovesciare il punto di vista
- Postato il 26 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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I nuovi dati non sorprendono nessuno, almeno non chi da tempo osserva il fenomeno e ragiona sulle sue cause: l’Istat certifica che il calo dei bambini in Italia nel 2024 rispetto al 2023 è del 2,6%, ci sono cioè diecimila nati in meno. Ma da gennaio a luglio di quest’anno si è già arrivati a 13mila bambini in meno, dunque la percentuale è destinata ad aumentare. E di molto.
I motivi demografici sono evidenti: ci sono sempre meno donne in età fertile, dunque i bambini sono sempre di meno. E poi ci sono le ragioni economiche e culturali.
Gli stipendi nel nostro paese sono troppo miseri perché le giovani coppie possano pensare di accogliere uno, oppure due o tre figli. Se ad esempio, una coppia ha entrate sui 2000-2500 euro, cifra a cui raramente i giovani arrivano anche in due, e magari hanno un affitto, spazio per bambini che avranno bisogno di aiuto per almeno due decenni e mezzo non ce n’è.
Chi i figli li ha fatti conosce bene le spese immense e senza soluzione di continuità che un figlio richiede. Cibo, uscite, scuola, sport, viaggi, gite, anche a risparmiare il più possibile i soldi non bastano mai. Come non bastano quelle poche entrate che lo stato ti dà, l’assegno unico, e qualche detrazione in più: dei bonus non parlo neanche, perché sono offensivi. Prendiamo il bonus mamme, alzato di ben 20 euro, dai 40 ai 60 euro al mese: vi accedono in pochissime madri, quelle almeno con due figli e uno di età inferiore a dieci anni.
Poi ci sono le ragioni culturali: siamo cambiati, abbiamo standard più alti, sia per noi che per i nascituri, spesso anche eccessivi (basti pensare alle gravidanze iper medicalizzate). Ma non è solo questo: non vogliamo rischiare di cadere in miseria, né che la nostra qualità di vita, e quella di nostro figlio o figlia, si abbassi. E poi, anche, c’è il tema del mondo intorno. Guerre, crisi climatica, crisi del welfare, crisi della democrazia: non un bel momento per partorire.
Ma allora come invertire questo andamento che rischia di creare immensi problemi, sia sul piano economico – cominciano a scarseggiare i lavoratori e le pensioni saranno un problema vero – sia anche su quello in generale sociale, perché un mondo senza bambini è un mondo veramente da incubo? Alessandra Minello, demografa presso l’Università di Padova, ha scritto in merito un bellissimo libro, che si chiama appunto Senza figli (Laterza). Il suo ragionamento è illuminante. E’ inutile, dice e scrive, fare politiche pro-nataliste. Ovvero chiedere agli italiani più figli, fare scelte che li “spingano” a farli, all’interno di un modello familiare tradizionale. Si tratta di una visione ideologica e normativa che non serve a nulla, perché nessuno farà figli perché la politica glielo chiede. Senza dargli soldi, peraltro, e restringendo le possibilità diverse di avere figli, come la Gpa. O penalizzando chi è all’interno di una coppia omogenitoriale o è single.
Bisogna, spiega Minello, rovesciare il punto di vista. Ovvero guardare alla realtà così com’è, ai cambiamenti sociali. E fare politiche che non li rinneghino, anzi che partano da lì. Politiche, ad esempio, volte non tanto esplicitamente a “far fare figli”, ma a migliorare la qualità di vita delle coppie e delle persone, a favorire la parità di genere in coppia e così via. Insomma, migliorando la vita delle coppie potrebbero poi nascere dei figli (o no, ma comunque altra strada non c’è). In generale, si tratta di rendere l’intera società migliore. Perché se la società è più giusta, più eguale, con meno violenza di genere, con stipendi pari e migliori, con un welfare più abbondante ed equilibrato, con un ambiente più salubre, ecco: da questo tutti potrebbero guadagnarci. E al tempo stesso ci sarebbero le condizioni perché una coppia, o una madre single, o una coppia omogenitoriale siano più propense a mettere al mondo bambini.
Perché altrimenti ci troveremo davvero le scuole, gli oratori, le università e poi i luoghi di lavoro vuoti. E non basterà nessuna immigrazione purtroppo a colmarli. Né, ça va sans dire, prediche ideologiche inutili e incoerenti.
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