Calcioscommesse, arbitri corrotti: rigori inesistenti e rossi per falsare i risultati. Tra i 5 arrestati anche un direttore di gara

  • Postato il 29 ottobre 2025
  • Calcio
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Nessun calciatore coinvolto. La Procura di Reggio Calabria, però, ha fatto luce su un’associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva il cui promotore era l’arbitro Luigi Catanoso, finito agli arresti domiciliari e già sospeso dagli organi di giustizia sportiva che avevano accertato le prime irregolarità. Il blitz dei carabinieri e della guardia di finanza è scattato stamattina all’alba quando, su richiesta del procuratore Giuseppe Borrelli, dell’aggiunto Stefano Musolino e dei pm Marco De Pasquale e Federico Sardegna, la stessa ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Andrea Iacovelli è stata notificata ad altri quattro indagati: Giancarlo Leone Fiumanò, Lorenzo Santoro, Giampiero Reale e Tommaso Reale.

“Il meccanismo si realizzava essenzialmente attraverso la corruzione di arbitri che dirigevano la partita in maniera tale da condizionare il risultato allo scopo di realizzare poi dei profitti con le scommesse sportive”. Il sistema è stato spiegato durante una conferenza stampa dal procuratore Borrelli e riguardava alcune partite di calcio delle categorie Primavera, Primavera 2 e Serie C.

Nell’inchiesta sono coinvolti alcuni soggetti toscani che “fornivano capitali, ricevevano i soldi e le puntate attraverso la creazione anche di fittizi conti-gioco, intestati a terzi che venivano utilizzati sia per fare le scommesse sia per incamerare i profitti delle stesse”. Le indagini sono iniziate nel gennaio del 2024 in seguito a una segnalazione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli relativa a un flusso anomalo di scommesse su di un incontro calcistico della categoria Primavera.

Si trattava della partita Benevento-Cesena, disputata il 13 gennaio 2024, che risultava essere arbitrata da Luigi Catanoso: “Si era realizzato un importo complessivo di giocate – ha affermato il procuratore – pari a circa 41mila euro tra le quali 219 su 288 riguardavano la vittoria del Benevento. Si trattava di scommesse che erano state tutte quante effettuate per la maggior parte in Comuni calabresi come Condofuri, Merito di Portosalvo, Palizzi Marina e Reggio Calabria”.

Sotto la lente della magistratura reggina ci sono anche altri incontri disputati nel 2024 e rientranti nel campionato Primavera under 19: Hellas Verona–Cagliari del 19 maggio, Sassuolo-Verona del 18 febbraio, Napoli-La Spezia del 24 febbraio, Salernitana-Entella del 9 marzo e Cagliari-Inter del 14 settembre. Per quanto riguarda la Serie C, invece, sempre nello stesso anno l’associazione a delinquere avrebbe indirizzato le partite Pineto-Carrarese del primo marzo, Casertana-Montessori Tuscia del 15 febbraio, Prosesto-Triestina del 17 marzo.

“Mi ha preso in parola forse … perché gli ho detto io, che sono due e cinque ogni rigore… Rischio zero, non ti succede niente”. Le intercettazioni si sono rivelate fondamentali per ricostruire il modus operandi del sodalizio fatto di numerosi rigori, spesso inesistenti, concessi per garantire il verificarsi del pronostico “over” alle scommesse. Ma anche espulsioni senza una reale motivazione per condizionare il risultato a favore delle squadre più deboli. In questo modo, gli arrestati si sarebbero garantiti introiti più elevati, anche grazie a provider di scommesse esteri e non autorizzati a operare nell’ambito dell’Unione Europea.

A finanziare l’associazione, soprattutto al fine di corrompere altri direttori di gara, erano due imprenditori toscani, Giampiero e Tommaso Reale, padre e figlio, titolari di un’agenzia di scommesse di Sesto Fiorentino in provincia di Firenze. L’arbitro Luigi Catanoso, invece, aveva il compito di individuare gli altri colleghi, designati per i singoli incontri, per avvicinarli e corromperli con la dazione o la promessa di somme di denaro che potevano arrivare anche a 10mila euro a partita.

Per i magistrati, c’era una “visione societaria” del gruppo criminale. È quanto emerge dalle intercettazioni come quella del 19 maggio 2024 in cui il finanziatore Tommaso Reale dice: “Siamo in società in tutto e per tutto”. E ancora: “secondo me la cosa più giusta … è dividere tutto … la nostra società con la vostra società… ci stanno diecimila di spese? cinquemila noi, cinquemila voi … e tutto quello che si gioca, si gioca a mezzo … secondo me è la cosa più corretta è questa”. Lo stesso giorno uno degli indagati, Giancarlo Fiumanò, in merito al costo della corruzione degli arbitri, gli spiegava che non poteva essere sottratto dall’utile: “Dobbiamo trovare una soluzione che sia equilibrata. Se noi togliamo i dieci dall’utile, è lo stesso che io vengo qua per far giocare a te gratis”. “Non ci rimane nulla a noi”.

I conti erano l’ossessione degli indagati: “La soluzione è noi si paga l’arbitro”. “Esatto – dice Lorenzo Santoro a Tommaso Reale – Io gli avevo detto, voi pagate l’arbitro, vedete quanto riuscite a giocare… e poi pure a noi che ci escono cinque, seimila euro ciascuno va bene… meno di questi non conviene neanche il viaggio”. “Si però giustamente dice lui … le piazzi e devi pagare l’arbitro … le hai piazzate solo per pagare l’arbitro”. Anche se non sono emersi elementi concreti, secondo gli inquirenti, i soggetti arrestati stavano programmando di espandere i propri interessi anche sui campionati professionistici: parlando con un altro indagato, infatti, Luigi Catanoso – c’è scritto nell’ordinanza – “vantava la sua conoscenza dell’arbitro di serie A Francesco Cosso (non indagato, ndr) e ‘di altri due arbitri che aveva sotto’”.

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