Calabria storia e turismo: il sogno tricolore spezzato dei Fratelli Bandiera
- Postato il 11 agosto 2025
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Il Quotidiano del Sud
Calabria storia e turismo: il sogno tricolore spezzato dei Fratelli Bandiera
La tragica storia dei Fratelli Bandiera, giunti in Calabria per la rivolta, i due patrioti vennero fucilati nel Vallone di Rovito, a Cosenza
La tragica storia dei fratelli Attilio ed Emilio Bandiera è legata indissolubilmente alla città di Cosenza e alla Calabria. Il 25 luglio del 1844 i due patrioti veneziani vennero fucilati nel Vallone di Rovito in seguito alla sentenza della corte marziale del Regno delle Due Sicilie. Un capitolo cruciale del Risorgimento incentrato sulla sfortunata spedizione nel capoluogo bruzio che aveva l’obiettivo di avviare il processo d’unificazione.
NEL 1844 LA SPEDIZIONE DEI FRATELLI BANDIERA VERSO COSENZA
Da Corfù, dove erano riparati dopo aver disertato, i fratelli Bandiera appresero nel marzo del 1844 della rivolta antiborbonica scoppiata a Cosenza. Nel giugno dello stesso anno partirono per la Calabria dopo aver organizzato alla meno peggio una spedizione composta da circa 15 persone. Tra questi da segnalare la presenza del brigante calabrese Giuseppe Meluso e dell’ambiguo avventuriero corso Pietro Boccheciampe. Sbarcati in segreto in Calabria, nei pressi di Crotone, i fratelli Bandiera si resero però conto che il moto di Cosenza era stato represso nel sangue dalle truppe borboniche e il vento della rivolta aveva cessato di soffiare ormai da diverse settimane.
Ciò nonostante, il manipolo di patrioti decise di raggiungere il capoluogo bruzio per rovesciare Ferdinando II e si diresse verso la Sila dove tuttavia furono accolti con ostilità dalla popolazione locale che li scambiò per briganti. Nel frattempo Boccheciampe, appresa la notizia che non c’era alcuna sommossa a cui partecipare, si dileguò e denunciò i compagni con l’intento di trarne vantaggio (sarà in effetti condannato solo a cinque anni di reclusione). Questa versione tuttavia, in base ad alcune lettere e documenti, è stata recentemente messa in discussione e Boccheciampe potrebbe in realtà non aver tradito i compagni. Alcune fonti riferiscono che i Bandiera furono traditi addirittura prima ancora di lasciare Corfù in seguito alla delazione del barone Domenico De Nobili.
I FRATELLI BANDIERA CATTURATI IN CALABRIA E CONDANNATI A MORTE
Quel che è certo è che i patrioti furono catturati dalla polizia borbonica dopo un breve scontro a fuoco nei dintorni di San Giovanni in Fiore. I fratelli Bandiera, Meluso e altri sette compagni dopo essere stati rinchiusi nel carcere di Palazzo Arnone vennero processati davanti all’alta corte marziale e condannati a morte.
La madre dei fratelli Bandiera, Anna Maria Marsich, appresa la notizia della cattura dei figli si recò da Venezia a Cosenza e vide un’ultima volta i figli in uno struggente addio pochi minuti prima dell’esecuzione. All’alba del 25 luglio del 1844 nel Vallone di Rovito i condannati affrontarono il plotone d’esecuzione con coraggio e dignità. Lungo la strada i due fratelli cantarono alcuni versi del melodramma “Donna Caritea”. Prima di cadere sotto il fuoco dei gendarmi, le loro ultime parole furono il grido: «Viva l’Italia!». Attilio aveva 34 anni, Emilio appena 25. Le ossa dei patrioti, che dovevano esser gettate nella fossa comune dei delinquenti, furono salvate dal prete della chiesa di Sant’Agostino.
LE SPOGLIE DEI FRATELLI BANDIERA SEPOLTE A VENEZIA, IN CALABRIA, A COSENZA, UN MONUMENTO RICORDA GLI EROI RISORGIMENTALI
Durante la rivolta calabrese del 1848, le spoglie, tolte dal nascondiglio, furono seppellite nella cattedrale di Cosenza. Successivamente furono nuovamente esumate dalle autorità borboniche con l’ordine di essere gettate nel Neto. Di nuovo salvate, furono nascoste in una fossa fino a quando nel 1860 Nino Bixio, giunto a Cosenza con i volontari garibaldini, dette loro nuovamente sepoltura. Finalmente, il 16 giugno 1867 i resti mortali dei Bandiera tornarono a Venezia e furono tumulati nella chiesa dei Santissimi Giovanni e Paolo.
Dal 1860 una colonna votiva nei pressi del sito della fucilazione ricorda i due eroi risorgimentali, e dal 1937 è stato dedicato un mausoleo con un altare sul quale sono incisi i nomi dei martiri cosentini e dei componenti della spedizione dei fratelli Bandiera. La prima pietra fu posta in occasione del centenario dell’Unità d’Italia il 26 marzo 1961 e il monumento fu inaugurato dal presidente della Repubblica Giuseppe Saragat il 21 aprile 1966.
Il Quotidiano del Sud.
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