Big Bang, definitive 8 condanne contro la cosca Mannolo di S. Leonardo di Cutro
- Postato il 5 giugno 2025
- Notizie
- Di Quotidiano del Sud
- 3 Visualizzazioni

Il Quotidiano del Sud
Big Bang, definitive 8 condanne contro la cosca Mannolo di S. Leonardo di Cutro
Nel processo Big Bang la Cassazione fa divenire definitive 8 condanne per il clan Mannolo che imponeva racket e usura nel Catanzarese
CUTRO – Diventano definitive altre otto condanne contro la cosca Mannolo di San Leonardo di Cutro, che seminava il terrore nella fascia jonica catanzarese imponendo estorsioni e usura. La Corte di Cassazione ha respinto la quasi totalità dei ricorsi difensivi nel processo scaturito dall’inchiesta che portò all’operazione Big Bang. La retata, nel marzo 2021, mise fine al calvario patito da imprenditori e commercianti tra Botricello, Cropani e Sellia Marina.
LA SENTENZA
Diventa definitiva la condanna a 8 anni per Giuseppe Talarico, di Catanzaro, assolto in primo grado. In aula la Procura generale aveva chiesto l’annullamento con rinvio della sentenza d’appello. Annullata con rinvio, ma soltanto per un calcolo di pena, la condanna per Mario Scerbo, di Cutro, che in Appello era passata da 14 anni a 13 anni e mezzo. In accoglimento del ricorso degli avvocati Luigi Falcone e Francesco Gambardella, difensori di Scerbo, è stata annullata con rinvio per lui l’aggravante dell’associazione armata ed è da rivalutare un aumento di pena. Passa in giudicato la condanna per Martino Sirelli, di Sellia Marina, a 9 anni e 6 mesi. Per Leonardo Curcio, di Cutro, a 4 anni e 6 mesi. Per Antonio Scicchitano, di Botricello, a 3 anni e 8 mesi.
Confermate anche le condanne di Volodymyr Nemesh ucraino, a 3 anni e 6 mesi; di Mario Falcone, di Cutro, a 7 anni; di Leonardo Falcone, di Cutro, a 3 anni. Gli imputati erano difesi anche dagli avvocati Salvatore Staiano, Gregorio Viscomi, Fabrizio Coiscarella, Giovanni Merante, Salvatore Iannone, Giuseppe Fonte.
USCITI DI SCENA
Uscito di scena dal processo il vecchio boss Alfonso Mannolo, poiché l’assoluzione confermata in Appello non è stata impugnata dalla Procura (il patriarca del clan è stato comunque condannato a 30 anni nel processo madre contro la cosca da lui capeggiata, quello denominato Malapianta). In Cassazione non compariva neanche il figlio Dante, oggi pentito, per il quale in Appello la pena era stata ridotta a 1 anno e 8 mesi.
Non c’erano in Cassazione neanche Leonardo e Tommaso Trapasso, di Cutro, e Salvatore Macrì, di Cropani, assolti in Appello dopo che in primo grado erano stati condannati a 6 anni e 8 mesi ciascuno. Nemmeno figuravano in Cassazione Giovanni Zoffreo ed Egidio Zoffreo, di Cutro, in primo grado condannati a 8 mesi ciascuno e in Appello prosciolti per difetto della condizione di procedibilità.
L’INCHIESTA
Dalle forniture di caffè imposte da Dante Mannolo, la cui pena è stata ridotta per l’attenuante per la collaborazione con la giustizia, i carabinieri della Compagnia di Sellia Marina erano partiti per ricostruire un vasto giro di racket e usura. I tassi d’interesse erano vorticosi e potevano lievitare fino al 150% su base annua, e le condotte estorsive erano finalizzate a ottenere il pagamento dei ratei mensili da parte delle vittime. Sarebbe emersa la sistematica imposizione del “pizzo” nei confronti di imprenditori e commercianti soprattutto in occasione delle principali festività dell’anno.
LEGGI ANCHE: Big Bang, il reggente del clan minacciava il figlio del pentito
L’input lo fornì un duplice episodio intimidatorio risalente alla notte del 13 novembre 2018, quando l’ucraino Nemesh sarebbe stato incaricato dai Mannolo di posizionare una tanica di benzina con accanto uno stoppino in stoffa dinanzi a due bar di Sellia Marina i cui titolari si erano opposti a ricevere forniture della ditta di Pietruccia Scerbo, moglie di Dante Mannolo, esercente l’attività di commercio all’ingrosso di caffè.
Il Quotidiano del Sud.
Big Bang, definitive 8 condanne contro la cosca Mannolo di S. Leonardo di Cutro