Biennale di Göteborg 2025. Tutte le anticipazioni ce le racconta la curatrice 

Aprirà i battenti il prossimo 20 settembre, l’edizione 2025 della Biennale di Göteborg, intitolata a hand that is all our hands combined, e che si svolgerà nella città svedese fino al 30 novembre prossimo. La curatrice, Christina Lehnert, anticipa la struttura e gli scopi della nuova edizione della rassegna. 

Come hai concepito questa edizione della Biennale? Cosa puoi “anticipare” su progetti e mostre? 
Il concetto di questa edizione della Biennale è nato da un’urgenza che sentivo di dover affrontare, non solo attraverso la discussione, ma anche all’interno della forma e della piattaforma di una Biennale internazionale: gli artisti sono sempre più limitati nell’impegno politico o nell’espressione di solidarietà, poiché il loro attivismo incontra spesso pressioni istituzionali, alle quali le istituzioni gradualmente acconsentono. Soprattutto in tempi in cui la società civile è chiamata a resistere alla polarizzazione e ai movimenti conservatori, credo sia altrettanto fondamentale ascoltare attentamente le voci degli artisti. Per me, spesso sono loro a parlare più forte, eppure sono spesso vulnerabili alle pressioni e alle conseguenze sulle loro biografie professionali. Per questo ho invitato a collaborare alla Biennale artisti le cui pratiche incarnano un senso di attivismo e di cura che va oltre il loro sé. 

C’è una forte presenza di artisti provenienti da Africa, Medio ed Estremo Oriente. Pensi che queste parti del mondo rappresentino un nuovo centro per la scena artistica contemporanea? 
Non credo che esista un “nuovo” centro per la scena artistica contemporanea. L’idea di “centro” spesso implica una prospettiva dominante imposta dall’esterno, un’entità esterna che definisce ciò che ha valore o rilevanza. Ciò a cui stiamo assistendo – in particolare parlando dalla prospettiva occidentalizzata – è una decentralizzazione, in cui artisti provenienti da Africa, Medio Oriente ed Estremo Oriente non stanno diventando un nuovo centro, ma piuttosto affermano i propri contesti, le proprie storie e le proprie urgenze. 

Röda Sten Konsthall. Photo Hendrik Zeitler
Röda Sten Konsthall. Photo Hendrik Zeitler


In generale, nel mondo, pensi che gli artisti stiano facendo abbastanza contro il populismo, il razzismo, eccetera? 
Gli artisti non sono obbligati ad agire. Il loro ruolo non è definito da aspettative politiche. Ma come esseri umani, soprattutto coloro che credono nei valori democratici, siamo chiamati a rispondere. La responsabilità di opporci al populismo, al razzismo e ad altre forme di oppressione appartiene a tutti noi. L’arte può essere una potente forma di resistenza, illuminazione ed educazione, ma non dovrebbe mai essere ridotta a uno strumento politico. La sua forza risiede nella libertà, nell’ambiguità e nella capacità di stimolare riflessioni che vanno oltre un certo slogan o un obbligo. 

In che modo la Biennale dialoga con la città di Göteborg? Ci saranno conferenze, seminari, eccetera? 
Per la prima volta, la biennale si sviluppa attraverso partnership di coproduzione locale più strette, che consentono un dialogo più profondo e articolato con le istituzioni culturali di Göteborg. Le sedi partecipanti – il Museo d’Arte di Göteborg, la Biblioteca Comunale, la RödaStenKonsthall, la GöteborgsKonsthall e lo Skövde Art Museum – apportano ciascuna caratteristiche distintive al dialogo. Che si tratti di uno spazio gratuito, di uno storicamente radicato in tradizioni di mecenatismo con la missione di archiviare e condividere conoscenze, o di uno dedicato all’arte contemporanea che ridefinisce la propria identità istituzionale, queste qualità vengono riflesse e messe in discussione attraverso i progetti artistici stessi. Durante la biennale ospiteremo diversi workshop e performance. Come parte del programma, una presentazione sviluppata in collaborazione con Black Archive Sweden sarà presentata anche nel loro spazio a Malmö. Questa estensione riflette l’impegno della Biennale verso la collaborazione e il dialogo, non solo all’interno di Göteborg, ma anche in relazione alle aree geografiche di affinità. 

Avete anche un programma speciale per le scuole, poiché è importante educare le giovani generazioni su temi come il populismo? 
Come molte istituzioni artistiche in Scandinavia, la Biennale organizza i suoi programmi di mediazione per diverse fasce d’età, con particolare attenzione a bambini e ragazzi. Tuttavia, la mediazione parte sempre dalle opere d’arte esposte e dalle domande che ogni Biennale pone. I nostri educatori artistici ricevono materiale informativo sulle opere d’arte e hanno la possibilità di seguire da vicino il processo di produzione di nuove opere, al fine di modellare al meglio gli incontri e le conversazioni in base agli interessi di ciascun gruppo di visitatori, all’età o al contesto della visita, e di sviluppare attività didattiche personalizzate, comprese le lezioni scolastiche. Presso la RödaStenKonsthall, principale produttore della Biennale e sede principale delle presentazioni, gli incontri con le classi scolastiche sono una parte centrale del programma di mediazione. Per l’edizione di quest’anno, stiamo estendendo il programma anche alla Biblioteca Civica, creando ulteriori opportunità per il pubblico più giovane di confrontarsi con i temi della biennale. 

Come descriveresti l’atmosfera di Göteborg, in termini di senso di libertà, uguaglianza, democrazia e così via? 
È difficile per me descrivere appieno l’atmosfera di Göteborg in termini di libertà, uguaglianza e democrazia, dato il breve tempo che ho trascorso qui. Ciò che ho sperimentato, tuttavia, è una genuina apertura, in particolare da parte dei nostri collaboratori all’interno delle istituzioni. Hanno dimostrato una profonda comprensione e sostegno per il concetto alla base di questa biennale, anche quando ciò potrebbe metterli in posizioni difficili all’interno delle loro strutture. Questa disponibilità suggerisce che i valori di libertà, uguaglianza e democrazia non sono solo importanti per loro personalmente, ma anche attivamente sostenuti all’interno del mondo dell’arte locale. Indica una consapevolezza più sfumata delle condizioni e dei contesti in cui operiamo e una disponibilità a confrontarci con essi in modo critico. 

Niccolò Lucarelli

L’articolo "Biennale di Göteborg 2025. Tutte le anticipazioni ce le racconta la curatrice " è apparso per la prima volta su Artribune®.

Autore
Artribune

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