Biagio Pilieri, italo-venezuelano detenuto a Caracas da un anno senza contatti

  • Postato il 28 agosto 2025
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Si contano 365 giorni di prigionia per il giornalista Biagio Pilieri, 59enne italo-venezuelano, leader della formazione politica Convergencia, recluso presso l’Helicoide – lo stesso carcere in cui si trovavano i connazionali rilasciati domenica scorsa, Americo De Grazia e Margarita Assenza – senza la possibilità di comunicare con l’esterno. Nessuno è riuscito a vederlo dal giorno del suo arresto, il 28 agosto 2024, quando il Servizio bolivariano di Intelligence (Sebin) lo ha portato via al rientro di una manifestazione pacifica. Le autorità diplomatiche italiane hanno richiesto una visita consolare, ma le autorità di Caracas non hanno mai risposto, e né sua moglie, Maria Livia Vasile, né i figli, Jesus e Vicente Pilieri, sono mai riusciti a visitarlo né a sentirlo al telefono.

Vasile però non si arrende e più volte a settimana fa andata e ritorno, tra Yaracuy e Caracas, per recarsi all’Helicoide. Sono otto ore di viaggio, ma ormai ci ha preso l’abitudine. Sa che non le faranno vedere il marito, ma almeno può portare alimenti e medicine, consegnare vestiti puliti e riportare indietro quelli sporchi. “È il mio modo di restare vicina a lui, che non vedo né sento da dodici mesi”, ha commentato la donna a Ilfattoquotidiano.it, mentre si recava al consolato italiano per riferire sulle condizioni di suo marito e avere un po’ di certezze da parte di Roma.

“Ogni volta che sono qui, a Caracas, cerco di bussare tutte le porte, anche presso la Procura generale e altre istituzioni, ma al momento nessun risultato”, ammette mentre conserva il ricordo ancora fresco dell’arresto di suo marito: “Quel giorno mio figlio è riuscito a rintracciare l’ubicazione del suo cellulare e così abbiamo saputo che era stato portato all’Helicoide”. Questi dodici mesi di detenzione lasciano strascichi anche in famiglia: “Per noi Biagio era un pilastro emotivo e la sua assenza pesa anche a mia madre, che due mesi prima del suo arresto scoprì di avere il cancro. Entrambi erano molto legati”.

Inoltre Pilieri non è mai stata permessa la nomina di un difensore. “Poche ore dopo la sua detenzione ci siamo recati presso i Tribunali competenti per verificare l’espediente di Pilieri e le accuse contro di lui, ma le autorità venezuelane lo hanno impedito”, hanno detto a Ilfatto.it i suoi legali di fiducia, che si sono recati anche all’Helicoide per ottenere la nomina firmata dal loro rappresentato, “ma non ci fanno entrare e le guardie non ammettono la consegna della delega”. Persino Vasile ha provato a introdurre la nomina dei legali, come previsto dall’ordinamento giuridico venezuelano, ma Caracas ha rigettato l’iter rispondendo che “devono pensarci i legali”. Il caso Pilieri è quindi dentro a un vicolo cieco: è imputato per “terrorismo” e “tradimento alla Patria”, ma le udienze sono congelate e in assenza di difensore non può presentare prove a suo favore.

Il caso è stato preso in esame dalla stessa Commissione interamericana per i Diritti umani, che attraverso la risoluzione 63/2024 ha concesso misure cautelari a Pilieri, sottolineando la necessità di cure mediche continue in quanto Pilieri è affetto da ipertensione arteriosa, problemi gastrointestinali e fibromialgia. Nel frattempo, con l’acuirsi delle tensioni intorno a Caracas, le condizioni detentive peggiorano. “Di recente sono state installate telecamere con microfoni dentro le celle e queste ultime restano aperte, senza maniglia, facendo venir meno la sicurezza dei detenuti”, racconta una fonte riservata. “Ogni tanto le guardie entrano, mettono la cella sottosopra e maltrattano i detenuti”.

La prigionia di Pilieri grava anche sul bilancio familiare, là dove il fabbisogno di un recluso all’Helicoide viene a costare più di 2mila dollari al mese. “Noi non siamo ricchi e stiamo arrivando al capolinea e talvolta dobbiamo scegliere fra il sostegno a mio padre e la chemio di mia nonna, e non è giusto”, raccontano i figli Jesus e Vicente. Tuttavia la speranza non viene meno e i Pilieri rinnovano l’appello, soprattutto alle autorità italiane, affinché “si continui a lavorare per il rilascio di Biagio e dei connazionali tuttora detenuti”.

Nelle ultime ore anche il deputato PD Fabio Porta ha ribadito l’innocenza di Pilieri, figlio di migranti siciliani giunti in Venezuela nel 1953, definendolo un “giornalista affermato” nella radio e televisione venezuelana e un “politico di successo”. Riconosciuto anche dal chavismo come uomo di dialogo, Pilieri era alla guida del partito Convergenza, fondato nel 1993 e il cui nome evoca le convergenze parallele di fine anni Settanta in Italia. Il partito è stato fondato da Rafael Caldera, ex-presidente socialcristiano del Venezuela, amico di Aldo Moro dal 1962 e anche lui criticato da Washington per le sue aperture a sinistra e per aver concesso la grazia a Hugo Chavez, allora detenuto dopo il tentato Golpe del 1992. “Ora che la storia ha fatto il suo giro, ricambiate il gesto”, è l’appello dei familiari a Palazzo di Miraflores.

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Il Fatto Quotidiano

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