Bersani a La7: “La Russa e Meloni? Giocano alle tre carte e vogliono pure il tortello a misura di bocca”
- Postato il 18 maggio 2025
- La7
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Che la seconda carica dello Stato inviti a non andare a votare al referendum dell’8 e del 9 giugno è fuori dal solco“. Così a In altre parole (La7) Pier Luigi Bersani commenta l’esortazione pronunciata dal presidente del Senato Ignazio La Russa ad astenersi dal voto ai referendum, salvo aver detto due giorni prima al Fatto Quotidiano online che lui sarebbe andato a votare.
“Ma nel governo fanno tutti il doppio e il triplo gioco – spiega l’ex ministro che sfodera una delle sue inimitabili metafore – La Meloni, ad esempio, in politica internazionale fa il gioco delle tre carte e pretende anche di avere gli applausi. Qui sorge spontanea la metafora: vuoi proprio il tortello a misura di bocca“.
Bersani poi si sofferma sulla situazione critica interna al Pd, con la minoranza dei “riformisti”, da Guerini a Picierno, che hanno inaugurato a Milano con Azione e Italia Viva “Il Circolo Matteotti”, la prima sezione interpartitica sul riformismo, in palese antitesi con la linea della segretaria dem Elly Schlein sui referendum, sul lavoro e sul riarmo europeo.
“Il Pd – premette Bersani, che sottolinea l’atavica natura slabbrata del partito – nasce con alcuni problemucci che non si sono ancora risolti sia nei contenuti, sia nell’organizzazione. Quando un partito ha un’assemblea di 1000 persone e una direzione di 200, è molto difficile regolare il traffico. Attenzione: oltre ai referendum, ci saranno le elezioni amministrative e regionali. E io sono convinto che la destra non sia la maggioranza di questo paese. Il vero problema è risvegliare un mondo, che è ancora troppo passivo e che non ha trovato un elemento di fiducia“.
Sulla minoranza dei riformisti, l’ex segretario del Pd osserva: “Ci si chiede se questi andranno fuori dal partito. Quando noi lasciammo il Pd, non lo facemmo mica per fondare un partitino (LeU, ndr) ma per tenere in piedi un punto di vista, sperando che si riaprisse l’aria. L’aria si è riaperta quando Elly Schlein ha vinto le primarie del Pd, venendo da fuori. E ha vinto non perché ha preso i voti non dalla destra – sottolinea – ma da gente che era a un metro dalla porta della sezione o del circolo e non la si vedeva fino a quel momento per un elemento di chiusura e di autosufficienza che il renzismo aveva sviluppato al massimo. E quindi siamo rientrati. Questi qui, adesso, possono pure calcolare di uscire dal Pd. Ma con chi vanno?”.
“Ma non crede che il Pd abbia bisogno della parte riformista?“, chiede la giornalista Alessandra Sardoni.
“No, guardi, non confondiamo il burro con la ferrovia – risponde Bersani che con una metafora stronca la minoranza dem – Il vero cruccio del Pd è che ha bisogno sicuramente di sensibilità riconoscibili di tipo liberale. Sono cose ben diverse. Non mi sembra di intravederne. Non è che non ci sono, è che non si ingaggiano. La ricerca va fatta lì”.
“Altrimenti c’è solo Conte“, commenta Sardoni, lasciando intendere che sia necessaria un’anima centrista nel Pd.
E ancora una volta Bersani dissente: “No. Voi dovete dirmi se oggi esiste un solo posto al mondo dove c’è un centro politico che dirige il traffico. Non esiste più“.
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