Bergomi e il Mondiale del 1982: “Il buffetto di Cabrini e sono dentro Italia-Brasile, a marcare Serginho”
- Postato il 19 agosto 2025
- Calcio
- Di Blitz
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Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Beppe Bergomi torna indietro al 1982, al Mondiale in Spagna che lo consacrò a soli diciott’anni. “Ragazzo scaldati, mi fa Bearzot. Ma c’era poco da scaldarsi ai 40 gradi del Sarrià. Il buffetto di Cabrini e sono dentro Italia-Brasile, a marcare Serginho”. Da quel momento nasce lo “Zio”, il soprannome che gli affibbiò Marini per quei baffi da adulto su un volto da ragazzo. “Ma c’è l’incoscienza, e tutti sono ben disposti verso i giovani. Ero l’ultima riserva dei difensori, poi Vierchowod si fa male e quando Collovati deve uscire…”. Contro il Brasile chiuse marcando Socrates: “Mi regala la maglia, con i suoi modi disincantati. Indimenticabile, anche se Dino mi rimprovera sempre: ‘Se non deviavi un po’ il tiro di Falcao non avrei preso il 2-2’”.
Il rapporto con Zoff fu fondamentale: “Aveva 40 anni, io 18. Non gli davo del lei, ma bastavano due parole. Nelle prime partitelle mi disse subito: ‘Non stare sulla linea, vai a marcare in area’. Credo che Zoff sia dietro anche al resto del mio Mondiale”. L’avventura all’Inter lo rese bandiera nerazzurra per vent’anni. Con Trapattoni arrivarono “i cinque anni più belli”, fino allo scudetto dei record: “Scattò qualcosa quando andammo in camera a dirgli: ‘Mister, siamo con lei’”. Oggi, accanto a Caressa, Bergomi racconta il calcio in tv. “Arrigoni mi dette tre regole: Fabio parla 45 minuti e tu 15, se non hai niente da dire non parlare, e non sovrapporti. Da 25 anni funziona, anche perché ci vogliamo bene”.
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