“Bambini nel bosco”, chiesta al Csm una pratica a tutela dei giudici: “La politica fa propaganda sul caso per il referendum”

  • Postato il 24 novembre 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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L’ennesima richiesta di pratica a tutela dei magistrati attaccati dalla politica. Questa volta al Consiglio superiore della magistratura arriva il caso dei giudici del Tribunale dei minorenni dell’Aquila, bersagliati dalla destra per la loro decisione di trasferire in comunità i cosiddetti “bambini nel bosco, tre minori che vivevano insieme ai genitori in un rudere senza luce, acqua e gas in Abruzzo: con un atto depositato lunedì mattina al Comitato di presidenza, 19 membri togati del Csm (tutti tranne uno, Bernadette Nicotra della corrente “di destra” di Magistratura indipendente) chiedono all’organo di assumere una posizione ufficiale a difesa dei colleghi. A firmare l’atto anche i membri laici Ernesto Carbone (in quota Italia viva), Michele Papa (M5s) e Roberto Romboli (Pd), per un totale di 22 consiglieri su trenta elettivi. Nella richiesta si citano le dichiarazioni del vicepremier Matteo Salvini, che ha parlato di “un sequestro” e ha detto di voler parlare personalmente con i giudici, e quelle del ministro della Giustizia Carlo Nordio che ha annunciato “accertamenti profondi” (cioè ispezioni) sul caso. “Tali affermazioni, provenienti da rappresentanti di pubbliche istituzioni, trascendono la legittima critica a un atto giudiziario e finiscono per colpire direttamente l’operato dei magistrati del Tribunale per i minorenni, esponendoli a una indebita pressione anche mediatica“, si legge.

Questa delegittimazione, si sottolinea, si riflette in “gravi e scomposti attacchi attraverso i social, circostanza ormai quasi ricorrente”: a farne le spese stavolta è stata la presidente del collegio che ha disposto l’allontanamento, Cecilia Angrisano, bersaglio di pesanti minacce e della diffusione del suoi indirizzo e dei suoi contatti. I consiglieri condannano anche il collegamento fatto dai politici tra la vicenda e la riforma costituzionale sulla separazione delle carriere, “che nulla ha a che fare con il caso in esame”: “Dovrebbe essere interesse di tutti – istituzioni politiche e istituzioni di garanzia – che il confronto sui referendum si sviluppi sul terreno delle opzioni normative e delle ragioni di merito, senza piegare a fini di propaganda casi concreti che riguardano minori e che sono ancora oggetto di valutazione giudiziaria”, affermano.

La decisione di sospendere la potestà genitoriale, ricordano i firmatari, è arrivata “nell’ambito di un procedimento nato su impulso della Procura minorile, dopo il ricovero dei minori, e all’esito di un’istruttoria durata 13 mesi fondata su relazioni dei servizi sociali e delle forze dell’ordine, su accertamenti tecnici relativi alle condizioni abitative, sulle informazioni sanitarie e sulle complessive condizioni di vita e di relazione dei minori interessati e solo dopo aver reiteratamente cercato di istaurare con i genitori un percorso di socializzazione e sanitario”. Il provvedimento “rientra, dunque, nell’esercizio delle funzioni attribuite dalla legge alla giustizia minorile tipiche attribuzioni dell’autorità giudiziaria minorile e persegue esclusivamente finalità di protezione dei bambini coinvolti”, si sottolinea.

In alcune dichiarazioni dei politici, accusano i membri del Csm, appare invece “del tutto ignorata la natura delle decisioni di protezione dei minori, che spesso incidono in modo doloroso sulla vita delle famiglie e sono gravose anche per i magistrati chiamati ad assumerle. La giurisdizione, soprattutto in ambito minorile, opera in un quadro di legge complesso, sulla base di atti e di elementi tecnici, componendo interessi tutti meritevoli di rispetto: la libertà delle scelte educative dei genitori, il diritto dei bambini alla sicurezza, alla salute, alla socialità e alla riservatezza”, spiegano. Pertanto, “la semplificazione di tale complessità in formule polemiche, che presentano l’intervento giudiziario come un sequestro o una violenza di Stato, finisce per minare la fiducia nella magistratura ed esonda in un’inaccettabile delegittimazione personale dei giudici titolari del procedimento”.

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Il Fatto Quotidiano

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