Autonomia differenziata, l’Emilia-Romagna cambia idea e ritira la proposta di Bonaccini: “Binario morto”
- Postato il 19 febbraio 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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Cambiato il vento, anche l’Emilia-Romagna si affretta ad archiviare il percorso di autonomia differenziata. Il nuovo presidente Pd Michele de Pascale, intervenendo in Assemblea legislativa, ha ufficialmente archiviato la proposta che fece il predecessore Stefano Bonaccini durante il suo primo mandato. Una proposta che, mentre i dem e le opposizioni si mobilitavano contro la stessa riforma fatta dal governo Meloni, aveva provocato imbarazzi a sinistra. Ecco che allora, la nuova giunta corre ai ripari. “Ormai l’autonomia differenziata viaggia su un binario morto, un rigoroso e serio piano B deve essere un tavolo per la riforma del Titolo V”, ha detto de Pascale. L’occasione è stato il dibattito sulla materia in Assemblea legislativa, nella stessa Aula in cui mesi fa, al termine di una seduta a oltranza che di fatto chiuse l’epoca di Bonaccini alla guida della Regione, si approvò la richiesta di referendum abrogativo della riforma Calderoli.
La maggioranza di centrosinistra, facendo seguito alle parole di de Pascale, ha presentato e approvato una risoluzione che, oltre a sostenere la decisione della giunta, promuove la riscrittura del Titolo V. Respinta la risoluzione di Lega e FdI, votata anche da Forza Italia e Rete civica, che invitava la giunta stessa a procedere sul percorso dell’autonomia. Ha protestato il Carroccio: “Da oggi Michele de Pascale, anche se l’istituzionalità lo richiederebbe, non è il nostro presidente”, ha attaccato il segretario emiliano Matteo Rancan, che ha anche accusato de Pascale di comportarsi “come un principe Giovanni” sulla fiscalità vista la manovra annunciata nei giorni scorsi.
All’opposizione di centrodestra che critica il dietrofront della Regione rispetto al passato mandato, il governatore ha replicato sottolineando le distanze tra Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia sulla materia: “Il tema dell’autonomia differenziata è lacerante sia nel campo del centrosinistra sia in quello del centrodestra”, ha detto. Tanto che, a suo avviso, la riforma non vedrà mai applicazione: “Penso, e mi assumo la responsabilità di dirlo, che la presidente Meloni non darà corso all’autonomia differenziata“, perché “il suo obiettivo è andare alle elezioni politiche senza che il centrosinistra possa sventolare al sud la bandiera dell’autonomia differenziata”. E quindi chi chiede più autonomia “rimarrà totalmente fregato”, a partire da “Veneto e Lombardia”, che “non otterranno nulla da questa strada, saranno portate a passeggio dal governo”.
Da qui la proposta di portare il confronto “su un altro terreno che è quello della riforma del Titolo quinto“. Un cantiere che lascia fredda l’opposizione, con de Pascale che a fine mattinata parla di “occasione persa”. E spera che, a voler mettere mano a questo capitolo, possa essere un eventuale futuro governo nazionale di centrosinistra: “Secondo me sarebbe molto importante – risponde a chi gli chiede se ci sia questa possibilità – Il titolo V era nato come una riforma bipartisan. Poi è diventata una riforma di parte perché nel 2001 il centrodestra si sottrasse a questa sfida. Il passo successivo è stato quello poi di attuarlo e l’attuazione ha avuto degli elementi di forza e degli elementi di debolezza che sono ormai oggettivi a distanza di più di 20 anni. Io credo che sarebbe corretto fare un checkup di quella riforma, però ho maturato una convinzione: le riforme costituzionali vanno fatte in maniera bipartisan”.
Intanto, nelle vicine Lombardia e Toscana tiene banco il tema del suicidio assistito. Una di quelle questioni su cui, secondo de Pascale, le competenze dovrebbero essere nazionali: “Io ritengo che su un tema come questo sia gravissimo che lo Stato non legiferi, che il Parlamento non legiferi, che non ci sia un quadro normativo univoco in tutta Italia”.
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