Attentato sventato a Viterbo, arrestati due turchi
- Postato il 4 settembre 2025
- Di Panorama
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Nel pomeriggio di ieri, mercoledì 3 settembre, la polizia ha arrestato a Viterbo due uomini di origine turca sospettati di preparare un attentato durante il tradizionale trasporto della Macchina di Santa Rosa.
I sospettati
I due sospettati sono stati fermati dalla Digos all’interno di un b&b situato nella parte alta del centro storico, lungo il percorso della processione. Secondo quanto reso noto dalle autorità, i due sarebbero stati trovati in possesso di un mitra, diverse pistole, caricatori e munizioni.
Secondo le prime ipotesi investigative, l’obiettivo avrebbe potuto essere la folla o direttamente la torre trasportata dai facchini, simbolo religioso e civile della città. Sebbene sia ancora prematuro formulare ipotesi sui mandanti, sta acquisendo sempre più credito il sospetto di un coinvolgimento della criminalità organizzata turca.
Lo scorso maggio, infatti, il boss turco Baris Boyun era stato arrestato proprio nella provincia di Viterbo, mentre un altro soggetto collegato alla stessa organizzazione, Ismail Atiz, era stato fermato ad agosto. Al vaglio degli inquirenti c’è anche l’ipotesi che i due sospettati facessero parte di un commando per liberare il boss recluso in carcere.
Il piano sicurezza per la processione
La notizia degli arresti ha innescato una risposta immediata da parte delle autorità. La prefettura di Viterbo, in stato di massima allerta, ha prontamente innalzato il livello di sicurezza in tutta la città, attivando un complesso dispositivo di forze dell’ordine.
Il piano di sicurezza, già predisposto nei giorni precedenti l’evento, è stato rivisto, aggiornato e notevolmente intensificato nel giro di poche ore, trasformando l’area in una sorta di “quadrilatero di sorveglianza”.
Oltre all’imponente dispiegamento di reparti speciali e ai controlli capillari su ogni metro del tragitto storico, sono state schierate unità cinofile antiesplosivo, è stata potenziata la videosorveglianza con un monitoraggio in tempo reale da una sala operativa e sono stati inseriti numerosi agenti in borghese mimetizzati tra la folla.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che avrebbe dovuto partecipare alla manifestazione, è stato trasferito in caserma. Era prevista anche la presenza dell’ambasciatore israeliano, al quale è stato però sconsigliato di partecipare.
La rottura della tradizione
Tuttavia, la misura più visibile, simbolica e profondamente discussa sul momento dai partecipanti alla processione, è stata l’eccezionale decisione di mantenere accesa l’illuminazione pubblica lungo diversi tratti cruciali del percorso. Questa scelta, motivata da comprensibili “imperativi di sicurezza” per permettere una vigilanza efficace, ha rappresentato una netta rottura con una tradizione secolare.
La deviazione dal “rituale del buio”, elemento cardine e carico di misticismo della celebrazione, ha suscitato l’immediata reazione di molti cittadini e fedeli. Inizialmente, l’atmosfera è stata percorsa da un’onda di sorpresa, seguita da un aperto dissenso.
La cittadinanza di Viterbo era infatti rimasta all’oscuro delle indagini relative agli arresti, e al possibile attentato. Di fronte alla concretezza e alla gravità della minaccia, il malcontento iniziale ha lasciato il posto a un sobrio senso di comprensione e gratitudine.