Attacco all’Iran, sempre più giapponesi contro Trump. L’equilibrista Ishiba destinato alla sconfitta

  • Postato il 27 giugno 2025
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Il Giappone si dimostra campione di abilità nel destreggiarsi tra principi fondanti e pragmatismo, nei confronti dell’alleato nord-americano. L’attacco di Israele all’Iran e quello conseguente degli Stati Uniti sono stati commentati dai politici nipponici della maggioranza governativa in maniera tale da non scontentare nessuno. Dapprima un riferimento alla Costituzione pacifista del Paese, per cui “Il governo condanna fortemente Israele, basandosi sui propri principi che sostengono il ruolo della legge”, seguito dalle parole di un funzionario del ministero degli Esteri secondo cui “È difficile argomentare sull’intervento di Washington in Iran, relativamente ai termini della legge internazionale”.

Lunedì è infine uscita una nuova dichiarazione del ministero degli Esteri che recita: “Il Giappone comprende che l’azione statunitense in Iran mostra la determinazione tesa a ridimensionare la situazione, così come l’intenzione di non permettere all’Iran di acquisire armi nucleari”. Insomma Tōkyō comprende, ma non approva formalmente. Una posizione al centro, che tuttavia si pone un passo più avanti rispetto alle altre nazioni G7 e dell’Europa Unita, eccezion fatta per la Spagna di Sanchez. Sul Japan Times si legge una dichiarazione, al solito ambigua ma significativa, da parte del primo ministro Ishiba Shigeru: “Il nostro Paese non è direttamente coinvolto nella questione, è dunque complicato esprimere un giudizio definitivo”.

Questo il massimo ottenuto da un primo ministro che sa di trovarsi in una posizione precaria e che si appresta ad affrontare il 20 luglio l’elezione per la Camera Alta, che dovrebbe vedere sconfitto il proprio partito LDP – Liberal Democratico – insieme a quello di coalizione – Komeito – (Soka Gakkai) in altrettanta profonda crisi di consenso. Le pressioni che chiedono a Ishiba di opporsi alle richieste di Trump crescono nel Paese, dove secondo un recente sondaggio condotto dall’agenzia di stampa Kyodo News, si conclude che l’81% delle persone intervistate dichiara di sentirsi “più preoccupato che ottimista” nei confronti del presidente statunitense.

La risposta al 5% di aumento nelle spese per la “difesa” richiesto anche al Giappone da Donald Trump? Qui la reazione è di nuovo più decisa rispetto ai membri Nato (tranne la Spagna) che hanno accettato la pretesa. Da decenni il contributo di Tōkyō è stato del 1%, ma alla fine del 2022 venne deciso di aumentarlo al 2% fino al 2027, per migliorare la capacità difensiva che comprenderebbe tra l’altro più missili a lungo raggio, e nuove navi munite di sistemi d’intercettazione missilistica. Ma le richieste da parte statunitense continuano a spingere, con le affermazioni in tal senso del Sottosegretario U.S.A. alla Difesa, Elbridge Colby, e del portavoce del Pentagono Sean Parnell. A questo proposito il premier Ishiba sta reagendo più nettamente: intanto non si è presentato al vertice Nato, al quale non hanno neppure partecipato l’Australia e la Corea del Sud, nonché alla situazione ancora in alto mare sulla questione dei dazi che al momento, nonostante ben sei incontri tra le due amministrazioni, rimangono al 25% sulle auto giapponesi – percentuale che Azakawa Ryosei, capo negoziatore per il commercio, ritiene inaccettabile -, e al 24% su tutte le altre importazioni.

Quasi giunti alla fine di giugno, così la scorsa settimana i meteorologi hanno decretato l’inizio di –Tsuyu– (stagione delle piogge) anche se ci si chiede che cosa ne è stato del periodo in cui piogge leggere cadevano sulle isole, e la temperatura oscillava tra i 20 e i 30 gradi. Di fatto, a causa dell’anomala alta pressione sul Pacifico e del surriscaldamento del Pianeta, il mercurio di questi giorni ha già oltrepassato i 35 gradi in diverse città della regione del Kanto (dove si trova la capitale) e causato il ricovero per colpi di calore di circa 600 persone. Tuttavia le piogge dovrebbero arrivare dalla prossima settimana e riequilibrare la situazione.

Questo mese si celebra il quarantesimo anniversario della nascita di Studio Ghibli (15 giugno 1985) inimitabile studio di animazione fondato dai registi Miyazaki Hayao e Takahata Isao, e dal produttore Suzuki Toshio. Il nome dello studio venne scelto da Miyazaki, che da sempre coltiva la passione per gli aerei – pur essendo un pacifista convinto e quindi contrario a tutte le guerre -, riferendosi al soprannome italiano – Ghibli – dato all’aereo Caproni Ca. 309, disegnato da Cesare Pallavicino. Dunque il nome di un vento che, nelle intenzioni dei tre iniziatori dello studio e come è poi successo nella realtà, ha portato un nuovo, fantastico e meraviglioso vento ambientalista quanto sensibile, all’interno dell’animazione.

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