Cisgiordania, continua l’assalto dei coloni israeliani a villaggi e comunità di beduini. Con l’Idf al seguito
- Postato il 27 giugno 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Cinquantasei persone sono state uccise soltanto ieri dai raid israeliani a Gaza. Settantaquattro nelle 24 ore precedenti. Ma i palestinesi continuano a morire, e soprattutto a venire sfollati, anche in Cisgiordania, ogni giorno, per mano dell’Idf o dei coloni. Mercoledì, tre abitanti di Kafr Malik, villaggio a nord-est di Ramallah, nel corno sud-ovest della valle del Giordano, sono stati uccisi da proiettili israeliani durante scontri nati in reazione a un assalto di coloni. Un centinaio di estremisti israeliani che rivendicano l’occupazione illegale dei territori palestinesi hanno attaccato una comunità di pastori della zona. Poco dopo è intervenuto l’Idf.
Diversi video sui social mostrano i soldati israeliani che sparano ad altezza d’uomo. Oltre alle tre vittime sono rimasti a terra sei feriti. L’esercito israeliano ha ammesso di aver sparato “rispondendo al fuoco di uomini armati” e ha fatto sapere di aver arrestato cinque coloni per le violenze.
“Succede sempre nello stesso modo. I coloni prima impongono la loro presenza portando a pascolare il bestiame sui terreni dei nostri villaggi, poi attaccano le comunità di beduini. Arrivano a volto coperto su dei minivan, a gruppi di 8-10 per veicolo: mercoledì ne abbiamo contati 15”, racconta Qassam Muaddi, giornalista palestinese di Turmus Aya, uno dei villaggi dell’area (2000 abitanti). “Nella mia zona sono state espulse 18 comunità di beduini, parliamo di 50 famiglie, migliaia di persone”. A Taibe, non lontano, lo stesso giorno i coloni sono venuti a incendiare le auto dei residenti. Il 19 giugno, a Surif, il 48enne Mohammad Alhour è morto difendendo il padre durante un assalto dentro casa sua. Dietro i gruppi di coloni cammina sempre l’Idf. Li sorveglia, interviene a loro protezione quando scoppiano scontri. Secondo numerosi report delle ong anti-occupazione come l’israeliana B’tselem, spesso i soldati aiutano i coloni a perpetrare le loro violenze.
L’agenzia Onu per gli affari umanitari (Ocha) ha contato 1936 assalti tra gennaio 2024 e aprile 2025. Le statistiche mostrano che negli ultimi tre anni, e soprattutto dopo il 7 ottobre, gli attacchi si sono moltiplicati.
Oltre all’area a est di Ramallah, sono nel mirino da mesi anche i 12 villaggi della zona di Masafer Yatta. Qui, però, l’amministrazione israeliana ha soppiantato i coloni nella minaccia. Dopo mesi di assalti e violenze sporadiche, ora la zona (in piena area C a giurisdizione palestinese) è stata denominata ufficialmente dalle autorità come area di addestramento al fuoco delle truppe (area “firing 918”). L’Idf ha già preparato i bulldozer per demolire le case e cacciare i residenti. “Masafer Yatta, la valle a est di Ramallah, sono tutte aree strategiche, perché separano le città palestinesi dalla green line israeliana”, spiega Muaddi. “L’obiettivo è occupare sempre più terreni agricoli e spingere i palestinesi dentro gli insediamenti urbani per isolarli”.
Oltre ai sequestri di terreno nelle campagne, nelle città della West Bank continuano le operazioni antiterrorismo di Idf e Shin Ben, dopo il lancio della campagna “Muro di ferro” a gennaio per fiaccare le basi di reclutamento delle milizie islamiste. Anche durante queste operazioni i soldati demoliscono o requisiscono le case dei palestinesi. “Il 13 giugno le forze israeliane hanno fatto irruzione a Tulkarem e hanno occupato due edifici residenziali trasformandoli in caserme militari”, ha raccontato un operatore locale di Medici senza frontiere. “Hanno costretto le famiglie che abitavano lì ad andarsene. Da allora pattugliano regolarmente il villaggio, conducono indagini, interrogatori, arresti, perquisizioni e detenzioni”.
Nei primi quattro giorni di conflitto iraniano, l’Idf ha bloccato per ragioni di sicurezza i check-point e i varchi di accesso dei centri abitati tra Betlemme e Hebron per quattro giorni, bloccando o rallentando le attività sanitarie e lavorative. Sempre per l’Ocha, nei dieci giorni della guerra all’Iran, dal 13 al 23 giugno, l’Idf ha sgomberato 273 case, evacuando 1153 persone. Gli sfollati dall’inizio dell’operazione “Muro di ferro”, si calcola, sono oltre 42 mila.
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