“Atrocità, terribili abusi e violazione di diritti umani, altro che associazione benefica”: la catena inarrestabile di brutte notizie per il principe Harry

  • Postato il 11 maggio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Una catena inarrestabile di brutte notizie si sta riversando all’indirizzo del duca del Sussex. E di nuovo, il mittente, si trova in Africa, la terra tanto amata da Harry che, per ripercorrere le orme di sua madre Lady D, ha cercato di portare avanti le sue missioni umanitarie a quelle latitudini. Questa volta la questione è davvero seria: una delle organizzazioni benefiche che è stata presieduta dal figlio ribelle del re d’Inghilterra dal 2016 al 2023, avrebbe ammesso il ripetersi di diverse, gravi, violazioni rivelate da una serie di indagini che si sono concluse e sono state pubblicate all’inizio di quest’anno. Si tratta della associazione African Parks che ha sede in Sudafrica e che gestisce almeno 23 aree protette in 13 diversi paesi del continente fregiandosi del sostegno di molti patroni, molto potenti; oltre ad Harry, infatti, figurerebbero Howard Buffet, il figlio di Warren Buffet e Rod Walton, erede della Walmart.
Le accuse che oggi scuotono le cronache, parlano di violenze, abusi e torture nei confronti della popolazione indigena.

L’inchiesta indipendente, iniziata nel 2023 grazie alla denuncia della associazione Survival International, che a sua volta si occupa di garantire il rispetto dei diritti degli indigeni, ha visto il coinvolgimento dello studio legale londinese guidato da Cherie Blair, l’ex First Lady britannica.
L’organizzazione African Parks era nata per promuovere la conservazione del patrimonio naturalistico locale, ma le guardie forestali ingaggiate per svolgere questa mansione sono state accusate dalle comunità di Baka di aver commesso le violenze e, ora, le indagini avrebbero dato ragione alle vittime.
Il motivo delle aggressioni e delle torture sarebbe legato ai tentativi degli indigeni di entrare nella loro foresta “sacra e ancestrale”, ma le guardie, per impedire l’ingresso in quello che è diventato un parco protetto, avrebbero fatto ricorso a metodi “non ortodossi”.

Ora sarebbe arrivata l’ammissione dei reati. In un documento redatto dai legali della Omnia Strategy LLP, pubblicato sul Mail on Sunday, e poi rimbalzato sui media americani come il New York Post, le indagini sarebbero state “complete e proporzionate, senza per questo provare di essere esaustive”. I contenuti non sarebbero stati commentati ulteriormente e sono stati inviati direttamente ad African Parks.
Media come la Bbc hanno cercato di contattare il principe Harry per commentare l’accaduto, ma senza ottenere risposta. Per sei anni, era stato coinvolto nell’organizzazione, prima come presidente, poi come membro del direttivo. Dal canto suo, l’organizzazione africana avrebbe invece chiarito di aver migliorato il sistema di controllo e supervisione della aree protette del parco nazionale di Odzala-Kokoua, almeno negli ultimi cinque anni, mettendo in essere misure di protezione nuove e ingaggiando antropologi in grado di relazionarsi con le comunità indigene nel rispetto e con uno spirito di collaborazione atto a “promuovere il lavoro con le ONG che si occupano di diritti umani e che si occuperanno anche di creare delle analisi d’impatto di queste azioni”.

In realtà, l’organizzazione umanitaria che ha fatto partire la macchina dell’inchiesta e che aveva già sollevato la questione con il principe Harry, ha ripetutamente lamentato la mancanza di trasparenza della African Parks che ha deciso di non rendere pubblici gli atti dell’inchiesta.
“Hanno promesso di fornire più resoconti sull’attività, di aumentare il numero delle persone impiegate negli staff attivi e dettagliare maggiormente le linee guida – hanno dichiarato alla Bbc – ma tutto questo non ha evitato che i terribili abusi e le violazioni dei diritti umani si perpretrassero per anni anche dopo che African Parks era venuta a conoscenza di queste atrocità. Perché dovremmo crederci adesso?”. Harry, prima o poi, dovrà dire qualcosa, così come è stato costretto a fare dopo che un’altro scandalo, in marzo, ha coinvolto la sua associazione benefica fondata nel 2006 con il principe Seeiso del Lesotho, Sentebale, creata, e poi lasciata, per i dissidi nati con la presiedete Sophie Chandauka che aveva a sua volta denunciato un clima di abusi, bullismo e misoginia nel board che aveva presieduto. E, quella volta, diretti anche contro la macchina dei Pr dei Sussex.

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