Arrestato da latitante a Lamezia: la Cassazione annulla l’ordine e Giampà torna in libertà
- Postato il 8 novembre 2025
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Arrestato da latitante a Lamezia: la Cassazione annulla l’ordine e Giampà torna in libertà

Arrestato da latitante a Lamezia, ma la Cassazione gli riconosce la pena più lieve e torna in libertà Vincenzo Giampà.
LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Era stato arrestato a ottobre scorso perché tradito dal pranzo domenicale in famiglia. Su di lui pendeva un ordine di carcerazione per pena definitiva ma si sarebbe reso irreperibile da luglio. Ma ora Vincenzo Giampà, 57 anni, è tornato in libertà dopo che la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza del Tribunale di Lamezia Terme che lo aveva condannato a otto anni e nove mesi di reclusione per associazione mafiosa, estorsione e usura. La pena era divenuta definitiva e per Giampà scattò l’ordine di carcerazione della Procura generale di Catanzaro.
FATALE IL PRANZO DOMENICALE CON I FAMILIARI
I carabinieri sorpresero Giampà a casa dopo aver raggiunto la sua abitazione per il pranzo domenicale con i propri familiari. Ma prima del pranzo arrivarono carabinieri e così Tino, Vincenzo Giampà, alias “camacho”, era stato trovato in un anfratto ricavato nell’angolo più angusto e buio del sottotetto dell’abitazione, un vano ancora allo stato grezzo e difficilmente accessibile, nel quale, con materiali vari, era stata realizzata una barriera, dietro alla quale era stato approntato un giaciglio sul quale il 57enne si era sdraiato nel per sottrarsi alle ricerche.
LAMEZIA, PER GIAMPÀ LA CASSAZIONE «ORDINE DI CARCERAZIONE NULLO»
A distanza di poche settimane, però, il quadro giudiziario si è completamente capovolto. Con una sentenza depositata il 31 ottobre scorso, la Prima sezione penale della Suprema Corte ha accolto il ricorso presentato dai legali Sabrina Mannarino e Carmine Curatolo (foro di Paola), definendo “abnorme” e quindi nullo il provvedimento con cui il Tribunale lametino, lo scorso giugno, aveva revocato una decisione ormai definitiva e favorevole all’imputato. Secondo i giudici di legittimità, quel provvedimento violava i principi fondamentali del diritto processuale, tra cui il divieto di giudicare due volte lo stesso fatto (ne bis in idem) e la preclusione a riaprire un giudizio ormai chiuso. Con l’annullamento senza rinvio, la Cassazione ha così ripristinato gli effetti della precedente ordinanza, che aveva riconosciuto il vincolo della continuazione tra più condanne e rideterminato la pena in maniera più lieve.
Dopo la decisione, la Procura Generale di Catanzaro ha proceduto a un nuovo calcolo della pena residua. A quel punto la difesa ha chiesto la scarcerazione, sostenendo che la detenzione fosse “sine titulo”, cioè priva di valido titolo giuridico. «Ogni giorno trascorso in carcere senza una base legale costituisce una violazione grave della libertà personale», ha dichiarato l’avvocato Curatolo, richiamando l’articolo 13 della Costituzione. Dopo le verifiche di rito, la Procura Generale ha accolto l’istanza e disposto l’immediata liberazione di Giampà, che ha lasciato il carcere di Catanzaro.
UN DECENNIO DI PROCEDIMENTI E RICORSI
La vicenda di Giampà attraversa oltre un decennio di procedimenti, ricorsi e incidenti di esecuzione, tutti legati al riconoscimento del vincolo della continuazione tra reati già giudicati — un istituto che consente di ricalcolare la pena in modo unitario.
I LEGALI: «RISTABILITA LA LEGALITÀ VIOLATA»
«È stata ristabilita la legalità violata – hanno commentato i difensori – e riconosciuta l’ingiustizia di una detenzione che non avrebbe dovuto verificarsi. Dopo mesi difficili, il nostro assistito può finalmente riacquistare la libertà e la dignità che gli spettano». Il caso si chiude così con un epilogo opposto. «Una vicenda che riporta al centro dell’attenzione il tema del rispetto delle garanzie costituzionali e dei limiti dell’azione giudiziaria, ma anche il ruolo — talvolta invasivo — della narrazione mediatica quando i processi sono ancora lontani da una sentenza definitiva».
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Arrestato da latitante a Lamezia: la Cassazione annulla l’ordine e Giampà torna in libertà