“Amsterdam è complice in genocidio a Gaza, ricorso alla Corte di Giustizia Ue”: dieci ong contro il governo olandese
- Postato il 5 giugno 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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“Mi sono svegliato col rumore delle forze israeliane che entravano in casa mia dopo aver fatto un buco nel muro. In pochi istanti, un cane con una telecamera sulla schiena mi ha attaccato, mordendomi alla spalla e affondando i denti fino all’osso. Mi ha trascinato fuori mentre urlavo di dolore. I soldati ridevano e non hanno fatto nulla per aiutarmi o curarmi”. Questa testimonianza viene da Dawlat al-Tanani, una donna di 60 anni sfollata nel campo di Jabalia, nel nord di Gaza. Il suo racconto è uno dei tanti casi raccolti da Euromed Monitor contro lo Stato olandese, responsabile – a loro dire – di non aver fatto nulla per fermare il continuo invio di cani militari dall’Olanda verso Gaza e le prigioni israeliane. “Animali usati come oggetto di tortura, di atti sessuali con i prigionieri, per terrorizzare la popolazione a Gaza”. Un rapporto ora utilizzato da una una coalizione di 10 Ong per accusare Amsterdam di non aver prevenuto il genocidio in corso a Gaza, autorizzando l’invio dei cani militari e di continuare a esportare delle componenti degli F35 americani, utilizzati poi a Gaza.
Lo scorso dicembre un primo ricorso davanti al Tribunale dell’Aia è stato rigettato. Ora siamo all’appello. Ieri la difesa ha depositato la sua requisitoria, a fine giugno ci dovrebbe essere la prima udienza. “Sono ottimista – dice Lydia De Leew di Somo, la Fondazione per la ricerca sulle multinazionali, una delle 10 Ong che ha avviato il processo – i Paesi Bassi hanno adottato una misura del tutto inadeguata, che non soddisfa in alcun modo gli obblighi previsti dalla Convenzione sul genocidio e dalle Convenzioni di Ginevra. Non si può continuare a inviare armi a uno Stato che è stato credibilmente accusato di genocidio e addurre come scusa l’indagine dell’Uu per assolversi dalle proprie responsabilità”. Una sentenza olandese del febbraio 2025 aveva già deliberato che ci fosse il rischio che le componenti degli F35 – poi esportati dagli Usa a Israele – fossero usate nei combattimenti a Gaza.
Intanto l’associazione di giuristi per il rispetto del diritto internazionale (Jurdi), lo scorso 12 maggio ha inviato una messa in mora di due mesi alla Commissione e al Consiglio Ue “per non azione nel genocidio dei palestinesi”. “Se non succederà niente entro il 15 luglio andremo alla Corte di Giustizia Ue, non ci fermiamo più”, dice Alfonso Dorado, avvocato penalista e consigliere alla Corte Penale Internazionale. “Le alte autorità europee, Ursula von der Leyen e Kaja Kallas, devono stare attente, un giorno potrebbero rispondere di complicità in genocidio davanti alla Corte penale Internazionale dell’Aia”. Secondo Jurdi, la Commissione dovrebbe interrompere subito ogni scambio commerciale con Israele e la partecipazione di Tel Aviv ai progetti europei; sospendere le transazioni finanziarie attraverso la società belga Swift, imporre pesanti sanzioni (come fatto per la Russia) al governo Netanyahu e ai coloni della Cisgiordania. “Una dichiarazione politica non ci basta più”, conclude l’avvocato Alfonso Dorado.
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