Aloise: «Questo mondo si sta distruggendo»
- Postato il 17 maggio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Aloise: «Questo mondo si sta distruggendo»
Monsignor Maurizio Aloise, arcivescovo della diocesi di Rossano-Cariati, da poco tornato da un viaggio in Turchia, dove ha incontrato il patriarca Bartolomeo I ci parla del nuovo papa Leone XIV, di pace, disarmo, arte e fede
Ancora concentrati – e certamente sorpresi – dall’elezione del nuovo pontefice, il cardinale Robert Francis Prevost, che ha preso il nome di Leone XIV, siamo stati presenti a una importante giornata quando una parte del prezioso patrimonio artistico e culturale del complesso monastico di Santa Maria del Patire a Corigliano-Rossano viene riconsegnato alla comunità.
Abbiamo avuto la possibilità, in una giornata uggiosa e nebbiosa, di riflettere su temi centrali e di forte attualità.
La riconsegna degli affreschi del refettorio dell’abbazia fondata nell’XI secolo è avvenuta grazie al lavoro e alla proficua sinergia che ha visto coinvolti la Soprintendenza Abap (Archeologia, belle arti e paesaggio), nella persona di Paola Aurino, il capo della segreteria del sottosegretario di Stato del Ministero della Cultura, Vito Maria Rosario D’Adamo, l’associazione Rossano Purpurea, con la sua presidente, Alessandra Mazzei, i Carabinieri biodiversità con il colonnello Alberti, il comune di Corigliano Rossano attraverso il sindaco Flavio Stasi, e la diocesi di Rossano Cariati con l’arcivescovo monsignor Maurizio Aloise.
Una occasione perfetta per porre alcune domande alla sensibilità di una figura come il pastore dell’arcidiocesi di Rossano-Cariati, che si è dimostrato disponibile per parlare di argomenti importanti che andavano dalle parole del nuovo pontefice, al recente incontro in Turchia con il patriarca Bartolomeo I. Del rapporto fra arte fede e di come noi uomini dobbiamo custodire le opere e il mondo che abbiamo ereditato.
Monsignor Aloise, quali sono state le sue reazioni al primo discorso di Papa Leone XIV dopo la sua elezione al soglio pontificio?
«Credo che il Signore ci abbia donato un Papa per la chiesa, un nuovo vicario di Cristo che ci aiuterà e ci guiderà. Il messaggio iniziale del pontefice non poteva che essere quello che lui ha espresso. Innanzitutto, questo tema della pace che deve continuare ad abitare i nostri cuori. Non era un pensiero solo di papa Francesco, ma è il pensiero della chiesa. Questo mondo si sta distruggendo, quindi questo primo impatto con la prima parola, pace, una pace che si costruisce con i ponti, certamente non continuando a costruire armi, ma disarmando non solo gli eserciti, ma disarmando anche i linguaggi.
A volte diventiamo combattenti, offendiamo già con il linguaggio. Quindi la prima regola per la pace è disarmare il nostro linguaggio e costruire ponti. Poi certamente, nella continuità sempre papa Francesco, la misericordia e la sinodalità. A me piace anche il nome. In questi giorni si sta parlando tantissimo di questo nome, di quelli che sono stati i suoi predecessori con questo nome. Sinceramente a me piace pensare che Leone è l’amico di Francesco. Ci vuole sempre un amico a fianco che ti sostenga nelle fragilità, che ti esorti, che condivida la gioia e la sofferenza. Allora io in questo Leone voglio anche vedere, nella semplicità, l’amico di Francesco perché la chiesa possa continuare a camminare in questo stile che non è un’invenzione né di Francesco né di Leone, ma che è il Vangelo che si incarna ancora oggi lì».
Eccellenza lei recentemente ha fatto un viaggio importante in Turchia. Quali sono state le impressioni di quel paese e della sua situazione?
«Io sono stato a Istanbul per incontrare il patriarca Bartolomeo I, un viaggio che era programmato già da tempo, per un dono particolare riguardo il Codex che la nostra chiesa diocesana voleva regalare al patriarca.
È stato un momento molto bello, anche abbastanza mosso dal terremoto che c’è stato proprio in quei giorni e che, per ovvie ragioni, non mi ha dato la possibilità di visitare la regione.
C’è stato, però, un momento di contatto molto importante perché in quelle ore abbiamo avuto la notizia della Pasqua di Papa Francesco che era tornato alla casa del Padre. Ho visto il Patriarca molto commosso nei due giorni che sono stato con lui. Proprio lui, ripetutamente, in tutte le udienze che ha fatto, nelle celebrazioni che ha presieduto, ha fatto notare come questa comunione, anche se non di fatto, ma nel cuore, sia di papa Francesco che di Bartolomeo primo, fosse una realtà».
Aloise, questa è una giornata importante con la consegna dei restauri degli affreschi del refettorio del complesso monastico di Santa Maria del Patire, come la vive, soprattutto nel rapporto fra arte e fede?
«Oggi è una giornata particolare, forse proprio perché combina questi due aspetti: da una parte quello più scientifico, quindi tutta la scienza che nell’arte del restauro viene messa in atto, e dall’altro poi c’è un aspetto spirituale che coniuga il passato e il presente, l’ora storica. I visitatori che vengono qui tramite queste pietre hanno questo contatto con quello che è stata la vita dei monaci qui. Una vita, quella dei monaci che è stata proprio una donazione a Dio, con l’aver messo Dio al centro senza alcuna distrazione.
Oggi (venerdì 9 maggio) è una giornata di nebbia qui al Patire e questo già richiama la concentrazione di chi ha abitato questo luogo a Dio. Quando, invece, non c’è la nebbia, c’è la contemplazione della natura, del creato, la vista del mare, ci si apre alla grandezza di Dio, di quella che è la sua creazione e al dovere, come cristiani, ma prima ancora come cittadini, che abbiamo di custodire il creato che il Signore ci ha dato, compresa la bellezza che è conservata nelle opere.
Tutto questo c’è stato dato in custodia, non siamo noi i padroni e quindi non possiamo deturpare il creato distruggendolo come di fatto forse stiamo facendo».
Il Quotidiano del Sud.
Aloise: «Questo mondo si sta distruggendo»