Alla scoperta di Grímsey, l’isola con 20 abitanti e milioni di uccelli

A circa quaranta chilometri dalle coste settentrionali dell’Islanda, laddove l’oceano incontra il Circolo Polare Artico, appare Grímsey, un’isola di appena 6,5 chilometri quadrati che rappresenta l’avamposto abitato più settentrionale del Paese e conserva un fascino raro, quello delle terre che sembrano appartenere più al vento e al mare che all’uomo. Qui la natura non concede tregua: anche in una limpida giornata d’agosto, le raffiche possono spazzare via ogni illusione di calma e rendere ogni passo una piccola sfida.

È una dimensione sospesa, un’isola che obbliga chi la raggiunge a confrontarsi con gli elementi e a lasciarsi avvolgere dal suo isolamento estremo.

Il regno degli uccelli marini

Appena si mette piede sull’isola, si ha la sensazione di ritrovarsi in un mondo dominato dagli uccelli: le scogliere di basalto si trasformano in imponenti condomini naturali dove nidificano migliaia di specie. Le sterne artiche, famose per le acrobazie aggressive contro chi osa avvicinarsi troppo ai nidi, sono le vere custodi della costa, ma non sono le sole: pulcinelle di mare dal becco colorato, gabbiani tridattili, gazze marine e urie popolano in massa questo lembo di terra.

I numeri parlano da soli: si stima che gli uccelli superino gli abitanti con un rapporto impressionante di cinquantamila a uno. È un’esplosione di vita che riempie il cielo e che, stagione dopo stagione, trasforma Grímsey in un paradiso per ornitologi e viaggiatori in cerca di spettacolo naturale.

Un villaggio che resiste

Il piccolo villaggio si concentra nella zona sud-occidentale, in una manciata di case che sembrano resistere al vento come fari nella tempesta: Sandvík è un centro comunitario che tiene viva l’anima dell’isola con una scuola (usata anche come spazio culturale), una galleria di artigianato, un bar che propone maglieria e prodotti locali, oltre a una chiesa, una biblioteca e persino una piscina.

Non mancano un piccolo negozio di alimentari, aperto solo un’ora al giorno, e un ristorante che funge da punto d’incontro per gli isolani e i pochi visitatori. La pista di atterraggio, che collega Grímsey al resto dell’Islanda con brevi voli da Akureyri, diventa spesso anche il luogo preferito dagli uccelli per sostare, quasi a testimoniare come qui i confini tra spazi umani e naturali siano labili.

Storie di isolamento e leggenda

Scatto panoramico col drone dell'isola di Grímsey in Islanda
iStock
Veduta panoramica dal drone dell’isola di Grímsey

Secondo la tradizione, il nome deriverebbe da un colono norvegese, Grímur, proveniente dal distretto di Sogn, in Norvegia. La prima menzione documentata risale all’XI secolo, quando l’Heimskringla narra che il re norvegese Ólafur chiese in dono l’isola come segno di alleanza. I capi locali rifiutarono, consapevoli del valore di Grímsey, ricca di pesci e uccelli marini, troppo preziosa per essere ceduta.

La vita a Grímsey non è mai stata semplice. Fino al 1931, l’unico contatto con la terraferma avveniva due volte l’anno, grazie a piccole imbarcazioni che trasportavano la posta. L’assenza di un porto naturale, il clima ostile e le imbarcazioni a remi rendevano la pesca (principale fonte di sostentamento) un’impresa rischiosa, che nel XVIII secolo ridusse la popolazione a causa di malattie e incidenti in mare. Eppure, l’isola ha sempre trovato un modo per sopravvivere, accogliendo pescatori e commercianti che garantivano uno scambio vitale con la costa.

Grímsey oggi, tra passato e futuro

Oggi Grímsey è un microcosmo che attrae chi desidera “toccare con mano” il Circolo Polare Artico e vivere un’esperienza fuori dal comune. Non ci sono ospedali né stazioni di polizia; in caso di emergenza, gli stessi abitanti sono stati addestrati dalla Guardia Costiera a prestare i primi soccorsi: una tale autosufficienza, frutto di necessità, alimenta un senso di comunità che altrove si è ormai perso.

Visitare Grímsey è una lezione di resilienza, ma anche un viaggio al cospetto dell’Islanda più autentica e inaccessibile che mantiene intatto il legame tra uomo e natura.

Autore
SiViaggia.it

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