Alfa Romeo 33 Stradale lascia il segno negli Usa: unione tra arte e velocità
- Postato il 24 agosto 2025
- Auto
- Di Virgilio.it
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Le luci erano soffuse, i vetri blindati isolavano ogni rumore e il silenzio, all’interno del Monterey Jet Center, aveva la densità di una sala d’attesa prima di un verdetto. Poi, nel cuore di quell’ambiente sospeso, è comparsa lei: rossa come il peccato, scolpita come una Venere d’acciaio, l’Alfa Romeo 33 Stradale ha fatto il suo ingresso negli Stati Uniti senza pronunciare una sola parola, ma con la forza scenica di un’apparizione divina capace di azzerare suoni e distrazioni.
Tra jet privati, calici di champagne e scarpe lucide, la folla ha smesso di parlare e per alcuni secondi persino il respiro di chi era presente sembrava trattenuto in un rispetto istintivo, quasi religioso. Non si aveva davanti un semplice veicolo, ma un monolite sensuale, un corpo metallico destinato a soli trentatré eletti e progettato per generare culto, per farsi icona ancor prima di scendere su strada.
La nuova 33 Stradale richiama la liturgia della Tipo 33 del 1967 e allo stesso tempo racchiude la ferocia tecnologica di questo tempo, ponte tra passato e futuro, e a Monterey ha imposto la propria autorità, con il potere di trasformare lo sguardo degli spettatori in venerazione pura.
Dalla Tipo 33 del 1967 a un’icona per il presente
Nel 1967 la prima Alfa Romeo 33 Stradale scardinò le regole, sotto forma di una bellezza capace di superare i confini delle piste da corsa e una radicalità tecnica che rendeva impossibile confinarla nella vita quotidiana. Ne vennero costruiti pochissimi esemplari, tutti diversi, firmati dal genio di Franco Scaglione, e quell’auto andò a unire l’ingegneria pura all’arte funzionale, trasformando un veicolo in una sorta di utopia a motore che nel panorama dell’epoca non aveva eguali.
Quasi sessant’anni dopo Alfa Romeo ha scelto di riportare in vita quella creazione e di spingerla in un’epoca completamente diversa, affidandosi affidata a Carrozzeria Touring Superleggera nello stile dei grandi santuari del design degli anni Sessanta, quando le carrozzerie portavano il segno riconoscibile dell’artigiano che le aveva forgiate con pazienza e precisione assoluta. Il progetto mirava a riprodurre il peso simbolico delle icone destinate a sopravvivere al tempo, un manufatto in grado di trasmettere alle generazioni del domani non solo potenza e tecnologia, ma anche quella carica emotiva che trasforma il metallo in un’esperienza, e l’ingegneria in un’eredità.
Lo ha sottolineato alla kermesse americana Cristiano Fiorio, responsabile dei progetti speciali di Alfa Romeo: “Volevamo riportare l’emozione al centro. Questa non è un’auto da vendere, è un’esperienza da tramandare”. Così la nuova 33 Stradale si erge ad anello di congiunzione tra periodi lontani, un oggetto che chiede di essere percepito con la stessa intensità con cui si guarda un’opera d’arte destinata a non tramontare mai.
Numeri da pista e artigianato da cattedrale
La nuova 33 Stradale, un corpo vivo scolpito attorno a una meccanica da culto, monta sotto il cofano un V6 biturbo da 3.0 litri, derivato dal cuore pulsante della Giulia GTAm, tuttavia portato a ben 630 cavalli per uno 0-100 km/h sotto i 3 secondi e una velocità massima di 333 km/h. La posizione del guidatore ricalca quella delle barchette da corsa anni Sessanta, il telaio è un monoscocca in carbonio, le sospensioni sono regolabili per l’uso stradale o circuito. Ogni esemplare è costruito a mano nella bottega contemporanea della Carrozzeria Touring Superleggera, dopo aver definito insieme al singolo cliente (tra cui Valtteri Bottas) materiali, finiture, cuciture e colori, a dimostrazione che, se vuoi costruire una leggenda, devi fondere tecnica e pelle, senza disperdere l’anima.
Quattro tappe per una rivelazione americana
Alla Monterey Car Week, la capitale temporanea del culto automobilistico mondiale, l’Alfa Romeo 33 Stradale ha attraversato un palcoscenico sacro in quattro stazioni, ed è stato subito colpo di fulmine. Nel cuore del Monterey Jet Center, tra aerei privati e supercar rare, la Stradale è apparsa il 13 agosto come il vertice del lusso artigianale accanto a Giulia, Stelvio e Tonale, dominando la scena con un design ispirato all’aeronautica.
Il 14 agosto, sulla costa di Pebble Beach, durante un evento privato ospitato alla Hagerty House, la 33 Stradale è stata presentata direttamente dai progettisti e dagli acquirenti: Cristiano Fiorio e Glynn Bloomquist hanno raccontato la filosofia alla base dei dettaglii, dalle cuciture eseguite a mano ai materiali selezionati uno a uno, fino al processo creativo condiviso tra tecnici e committenti, in un ritorno dichiarato alla tradizione delle antiche botteghe dell’arte meccanica.
Il 15 agosto, al The Quail, tra Ferrari d’epoca e Lamborghini Miura lucidate al massimo, la 33 Stradale è comparsa con una presenza che ha fatto tremare i polsi anche ai collezionisti abituati al meglio del meglio, piacevolmente colpiti dalle sue curve, tese come muscoli sotto sforzo, in grado di togliere il fiato agli spettatori, una forma di autorità silenziosa, e gli spettatori hanno risposto in termini entusiastici. Le loro espressioni di stupore resteranno a lungo nei ricordi dei costruttori.
Il giorno successivo, il 16 agosto, a Laguna Seca, mentre nel paddock ruggivano le storiche da corsa e l’aria era impregnata dell’odore di benzina e asfalto caldo, la 33 Stradale ha riportato alla memoria l’anima sportiva dell’Alfa Romeo, affondante le radici nella Formula 1, nella Can-Am e nel DTM: sembrava la figlia legittima di un sangue da corsa mai venuto a mancare.
La supercar che sfida il tempo
Alla fine della settimana californiana, quando le luci del Monterey Jet Center si sono spente, le carrozzerie splendenti hanno lasciato la scena e il rumore dei motori di una volta si è dissolto, la 33 Stradale ha mantenuto il suo posto nell’album dei migliori momenti perché certe emozioni continuano a vibrare anche dopo la caduta del sipario. Alfa Romeo ha portato a Monterey un atto di fede nella possibilità che l’automobile, nell’epoca dell’elettrico e delle piattaforme condivise, continui a incarnare un’anima capace di scuotere chi la osserva e chi la guida.
Con i suoi trentatré esemplari costruiti a mano, la 33 Stradale ha preso possesso della Monterey Car Week con la presenza di un oggetto destinato a unire due mondi: da un lato il passato delle corse e dell’artigianato, dall’altro un futuro che corre troppo veloce per fermarsi a contemplare la bellezza e, in quell’istante sospeso tra agosto e la costa del Pacifico, si è trasformata in culto.