Aldo Morace: «Celebriamo Corrado Alvaro
- Postato il 15 aprile 2025
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Aldo Morace: «Celebriamo Corrado Alvaro
Intervista al professor Aldo Morace, presidente del disciolto Cda della Fondazione Alvaro: ««L’anno prossimo scadranno i diritti editoriali e ci sarà l’assalto alla diligenza». Ricorre oggi, 15 aprile, il centotrentesimo anno dalla nascita dello scrittore calabrese
Professore Aldo Maria Morace, è il grande giorno.
«Oggi da Reggio e San Luca nessuna polemica, parla solo Alvaro, con le voci dei cittadini».
Lei come si sente?
«Mi sento bene, anzi parecchio bene. Sono di buonissimo umore. Chi ha quarant’anni di politica accademica sulle spalle ha la pelle dura».
Ancora scottato dal commissariamento della Fondazione?
«Non abbandoniamo certo la via giudiziaria, aspettiamo il verdetto del Tar. Ma nel frattempo viaggiamo secondo le strade che ci sono più congeniali, le pagine dei libri e non quelle della burocrazia».
E cioè?
«Oggi è il centotrentesimo dalla nascita, un giorno speciale. Al Palazzo della Regione leggeremo un intervento di Corrado Alvaro uscito nel ’54 sulla rivista “Confluence”, diretta da un certo Henry Kissinger (ride), a quei tempi professore ad Harvard. Il titolo potrebbe valere ancora oggi: “Letteratura ricca e vita povera”. Ne parlerà il suo collega Domenico Nunnari, racconterà il meridionalista che sta dentro quelle righe. Una vera e propria lezione americana».
Presentate anche delle pubblicazioni.
«C’è il romanzo di Giusy Staropoli Calafati “Più di una vita” edito da Castelvecchi, un lavoro molto interessante, che va a fondo, e racconta anche le figure che vissero intorno allo scrittore. E poi il quaderno numero 35 dell’Almanacco Alvariano, sempre a cura della Fondazione, anzi della ex Fondazione, e qui, mi scusi, mi viene di nuovo da ridere».
Lei è presidente dell’Edizione Nazionale dell’Opera Omnia di Luigi Pirandello. Leggo che farà un intervento sul tema.
«Alvaro fu un grande estimatore di Pirandello, ho ritrovato scritti che coprono un periodo di trentatré anni, da quando il nostro amato letterato di San Luca era un giornalista del “Mondo”. Per lunghi tratti di vita i due si frequentarono: Alvaro venne anche coinvolto nella progettualità del “Teatro d’Arte”. Ad intrigarlo , nella sua focalizzazione della genialità pirandelliana, il rapporto fra regionalismo e modernismo. Ma di certo non sorvolerò sul loro diverso atteggiamento nei confronti del potere e di una sottile tensione fra i due».
Che viene meno al momento del Premio Nobel.
«Alvaro fa un ritratto critico di Pirandello, con un attacco folgorante: “Ha sessantotto anni, da quindici anni gira il mondo: riprenderà ora il suo viaggio dietro ai suoi drammi e dietro la favola della sua vita”. Il nostro scrittore ebbe per tutta la vita una “lunga fedeltà” per il drammaturgo siciliano».
Mi scusi, ma sembra un convegno di accademici.
«Non si preoccupi, non ci annoieremo e non annoieremo i cittadini. Alla 16,30 l’appuntamento è a San Luca davanti alla casa dello scrittore, un edificio che noi abbiamo valorizzato in questi anni. Presumo che oggi terranno le porte chiuse, trasformando la memoria di Alvaro nel 130esimo della nascita in una questione di ordine pubblico e criminalità. Un peccato grave, un errore blu. Si rende conto? Invece noi chiamiamo la popolazione a una grande partecipazione, che vengano dagli altri paesi, che vengano da tutta la Locride».
Anche a Roma è previsto un momento di ricordo.
«Tutto quello che viene fatto nel nome di Alvaro è benvenuto, noi non siamo gelosi. Quella targa a Vicolo del Bottino l’abbiamo messa noi, e fu proprio Marco Minniti, all’epoca sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ad inaugurarla».
Da Vicolo del Bottino, due passi da Piazza di Spagna, partirono le esequie di Alvaro. Il Corriere della Sera scrisse: “Con le donne vestite di nero, era in tutto e per tutto un funerale meridionale”. Come ha fatto la Calabria a dimenticarlo per così tanto tempo?
«Mi perdoni, ma noi siamo l’esempio contrario. È vero che su Alvaro dopo la sua morte è sceso un periodo di ombra, se non di oblìo. Ma è recuperabile, anche a disposizione della Prefettura, l’intera bibliografia poi prodotta dalla Fondazione. Fino a quando abbiamo avuto i finanziamenti, l’attività è stata bella e varia. A proposito, devo segnalarle un piccolo capolavoro».
Vostro o dei commissarianti?
«Sono riusciti a buttar via uno stanziamento di 75 mila euro da parte della Regione. Se la situazione è questa, lei comprenderà: possiamo puntare solo sul volontariato e sulle scuole».
Non vi rimproverate nulla.
«I documenti, i libri parlano per noi. E non è certo finita. L’anno prossimo scadranno i diritti editoriali, quindi ci sarà l’assalto alla diligenza.
Proprio oggi andrà in Rete su YouTube una lunghissima intervista su Alvaro, a cura dell’Agenzia Letteraria Herzog. E al Ministero è in sospeso la nostra richiesta di edizione nazionale dell’Opera Omnia. Abbiamo già un accordo con La Nave di Teseo per la pubblicazione, e con il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania per l’edizione digitale. Se vi sembra poco».
Anche con il sindaco della Città Metropolitana Giuseppe Falcomatà, vi parlate solo attraverso i comunicati.
«A un certo punto la Città Metropolitana ha nominato un membro per il Cda, e cioè il consigliere alla Cultura Filippo Quartuccio. Non l’ho mai visto, nemmeno in remoto: e dire che oggi è così facile… Ho pure spedito un paio di Pec».
Ha avuto contatti con il dottor Luciano Gerardis, nominato dalla Prefetta Clara Vaccaro Commissario della Fondazione?
«Strano che non mi abbia chiamato, avrei potuto dargli aiuto, supporto. Eravamo anche amici.
Mi ero stupito della scelta intelligente che era stata fatta, oggi le dico: non può essere un magistrato a governare le iniziative culturali in un territorio che ha fame di pane, ma anche di poesia.
Ma mi fermo qui, inizia l’Anno Alvariano, oggi conta solo questo».
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