Agrigento, cittadini e comitati contro il centro di compostaggio vicino alle abitazioni e all’ospedale
- Postato il 22 luglio 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
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Sull’antico percorso della “Magna via Francigena”, che unisce Agrigento a Palermo, c’è un tratto in cui gli abitanti lamentano un odore nauseabondo e un’aria irrespirabile. Si trova a Joppolo Giancaxio, piccolo paese dell’Agrigentino, dove è stato costruito un centro di compostaggio in un terreno dove un tempo sorgeva un allevamento di conigli. Un impianto che, a differenza di quanto prevede la legge regionale che prescrive una distanza minima di 3 km dal centro abitato, si trova a meno di 900 metri dal primo gruppo di case di campagna e da un B&b che è meta dagli stessi pellegrini che percorrono la via Francigena.
L’autorizzazione era stata data dal Comune, tenendo conto della distanza di 3 km e 50 metri dell’impianto dal centro del paesino. Ma non è stato preso in considerazione il fatto che il centro di compostaggio è poco distante da alcune frazioni di Agrigento (San Michele-Fontanelle) e dal centro di Aragona, altro Comune della provincia agrigentina. Le prime denunce dei cittadini risalgono al 2017: dopo l’esposto del comitato “Aria Pulita”, un’indagine della Digos aveva portato al sequestro dell’impianto in quanto era stato riscontrato un inquinamento che arrivava fino al fiume nelle vicinanze, dovuto a un grosso tubo con il quale il percolato veniva sversato nelle acque, e un’aria irrespirabile causata dello spegnimento dei filtri dell’impianto.
Dopo un sequestro di tre anni e un processo, gli imputati sono stati assolti “perché il fatto non sussiste”. Alla riapertura dell’impianto, però, i problemi non sono cambiati: nei giorni più ventosi, infatti, gli odori nauseabondi arrivano ai tre paesi circostanti, raggiungendo anche l’ospedale di Agrigento, dove in alcuni reparti vengono tenute chiuse le finestre proprio a causa dell’aria irrespirabile. La vicinanza alle case è, infatti, inferiore ai 3 km e l’impianto sarebbe, di fatto, fuori norma sulla base della legge approvata dalla Regione Siciliana nel 2023 che considera illegale qualunque tipo di discarica di rifiuti che sia sotto questo limite.
Se la legge è stata applicata nel caso dell’ampliamento di un altro impianto di rifiuti – quello di Montallegro -, in questo caso invece il centro di compostaggio continua a operare. Le nuove denunce del comitato “Aria Pulita” e dei cittadini della frazione di Fontanelle, stanchi di dover tenere le finestre chiuse ad ogni folata di vento, hanno portato adesso a una segnalazione che è stata raccolta dal deputato regionale Ismaele La Vardera. Quest’ultimo ha così presentato un’interrogazione all’Assemblea regionale nella quale evidenzia tutte le criticità igienico-sanitarie dovute alla vicinanza della discarica alle case e all’ospedale, riprendendo i dati dell’Azienda sanitaria provinciale di Agrigento che ha effettuato dei controllori rilevando criticità ambientali e sanitarie.
Il deputato chiede all’assessore regionale all’Energia, come possa operare un impianto che non rispetta la distanza limite, “configurando quindi una non conformità urbanistica e ambientale”. La stessa interrogazione mette in luce poi un altro paradosso: se l’impianto sarebbe fuorilegge con la nuova normativa, questa non è ancora stata recepita perché l’autorizzazione alla ditta, rinnovata nel 2014, è scaduta nel novembre 2024. In questo aggrovigliato gioco di documenti, quindi, l’impianto opera con una autorizzazione scaduta e una nuova autorizzazione non potrebbe essere emessa con la nuova normativa sui rifiuti. “La Procura di Agrigento ripristini la legalità punendo con pene esemplari quei funzionari pubblici che hanno permesso, attraverso le loro false attestazioni, la trasformazione da zona agricola a zona industriale, e la conseguente apertura dell’impianto laddove puntualmente la normativa vigente all’epoca dell’apertura, così come oggi, non lo permetteva tassativamente”, ha scritto in una nota il comitato Aria Pulita: “Siamo favorevoli a certi impianti, ma nelle zone dove consentito, e con una gestione certamente diversa da quella adottata dalla Giglione servizi ecologici”.
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