Affidopoli, Arpab richiama gli esperti

  • Postato il 21 dicembre 2025
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Il Quotidiano del Sud
Affidopoli, Arpab richiama gli esperti

Affidopoli, Arpab richiama gli esperti, ma resta ancora in piedi la commessa per la gestione del portale. Per la sicurezza informatica torna il consorzio cacciato per far posto a un’associazione fantasma.


POTENZA – Sarà il Consorzio N&C srl di Veglie a occuparsi di potenziare «la gestione delle identità digitali e degli accessi logici», e di applicare le nuove politiche di accesso al sistema informatico e i «nuovi standard di user & role management» dell’Agenzia regionale per l’ambiente della Basilicata (Arpab). Lo hanno deciso nei giorni scorsi i vertici dell’Agenzia guidata dal direttore generale Donato Ramunno, sbloccando anche il secondo appalto sul potenziamento dei suoi sistemi di sicurezza informatica finito al centro dell’inchiesta del Quotidiano del Sud sulla cosiddetta “affidopoli lucana”.

 ARPAB RICHIAMA GLI ESPERTI DOPO L’INCHIESTA SULLE COMMESSE E LE ASSOCIAZIONI FANTASMA

Vale a dire le commesse da quasi mezzo milione di euro  affidate nel giro di sei mesi da Regione Basilicata, Acquedotto lucano e Parco nazionale dell’Appennino, oltre che dalla stessa Arpab, a due  associazioni fantasma appena costituite. Con sede in  uffici condivisi a Torino e Firenze,  e il medesimo comitato esecutivo, composto da una 46enne  argentina, più un misterioso turco e un fantomatico austriaco. Ma anche un unico conto all’estero, su una piattaforma di movimentazione globale di denaro, dove sarebbero stati già trasferito poco meno di 200mila euro.

 ARPAB RICHIAMA GLI ESPERTI E REVOCA A MEDIAMENTE E IL NUOVO AFFIDAMENTO AL CONSORZIO N&C

Al consorzio leccese N&C andranno 111.020 euro lordi, in luogo dei 106.327 che erano stati stanziati, in origine, per l’associazione Mediamente. Prima che le rivelazioni del Quotidiano facessero scattare  i controlli sul possesso dei requisiti richiesti per una commessa di questo tipo, e si arrivasse alla revoca. A fronte dell’ammissione della stessa associazione di non possedere i  «requisiti di capacità tecnica-professionale» richiesti «nella precipua materia di interesse». Ovvero  l’«esecuzione nell’ultimo triennio di contratti analoghi a quello in oggetto, anche in favore di soggetti privati, per un importo totale almeno pari al valore dell’appalto».

La stessa associazione Mediamente, ad ogni modo, risulta ancora impegnata in una distinta commessa da   da 136mila euro sottratta proprio al Consorzio N&C, che è quella per la gestione del portale internet dell’Arpab e l’animazione dei suoi profili social. In entrambe le determine di  ri-aggiudicazione delle commesse per il potenziamento della sicurezza informatica dell’Arpab si legge la firma del  referente del servizio sviluppo e gestione dei sistemi informatici e della transizione digitale dell’ente, Paolo Gerardi.

IL RUOLO DEI E LE VERIFICHE SULLA SICUREZZA INFORMATICA

Lo stesso Gerardi che era stato “scagionato” per gli affidamenti precedenti all’associazione “Mediamente” e alla gemella “Cooperare”, in occasione della loro revoca. Annotando nei relativi provvedimenti che, «sebbene  (…) abbia opportunamente e doverosamente coinvolto tutti gli operatori economici affidatari del Macro progetto Cyber, nelle attività preliminari, di pianificazione organica delle attività e dei servizi», le due misteriose organizzazioni di professionisti non si erano mai interfacciate «con nessuno», né avevano mai partecipato «ad alcuna attività».

 Una precisazione persino ridondante, che ha rilanciato la domanda su come sia stato possibile che tra tanti operatori esistenti   siano individuate proprio queste due associazioni neonate e senza alcuna esperienza in materia di sicurezza informativa. Peraltro da parte di un ente strategico per una Regione come la Basilicata, su cui insistono i principali programmi di estrazione di petrolio e gas italiani, e ogni giorno circolano dati sensibili e segreti industriali in quantità. Sulla regolarità delle commesse al centro dell’inchiesta del Quotidiano sono state avviate verifiche interne alle amministrazioni appaltanti che hanno portato complessivamente alla revoca, o alla sospensione, di 4 dei 5 contratti non ancora ultimati.  È stata anche aperta un’inchiesta della magistratura che ha acquisito gli atti negli uffici di tutti gli enti interessati.

LE INDAGINI SUI REALI BENEFICIARI E IL FURTO DI IDENTITÀ

Da capire, infatti, restano soprattutto l’identità del reale beneficiario delle commesse in questione, e i motivi per i quali ha deciso di non comparire. Mandando avanti delle associazioni di ignari cittadini, che – contattati dal Quotidiano – hanno disconosciuto le firme sugli atti costitutivi. Denunciando il furto della loro identità. Un comportamento ancor più difficile da spiegare se si considera che, almeno in parte, le prestazioni pattuite risultano comunque effettuate. Tracce non ne mancano, a ben vedere, e  puntano sempre agli amici e gli amici degli amici dei vertici degli enti coinvolti.

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